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Suona, canta, fa concerti e ha 89 anni. Esther Béjarano è una signora tedesca di origine ebraica, abita ad Amburgo e ha vissuto la deportazione. Una reduce che, attraverso la musica, ancora oggi racconta la sua storia di artista, quella di una famiglia e di un popolo. Esther Béjarano sarà ospite mercoledì 29 gennaio alle 21 al teatro Comunale per un incontro, La ragazza con la fisarmonica, che sarà anche concerto, dialogo, film, libro. Con la partecipazione del fisarmonicista jazz Gianni Coscia e del figlio Joram Béjarano al basso, Esther canterà canzoni della resistenza, della deportazione ebraica e canti nati nei campi di concentramento. Uno spazio verrà dedicato alla presentazione del libro La ragazza con la fisarmonica (edizioni Seb27, Torino 2013) curato dalla giornalista Antonella Romeo.
Il libro è tratto da un manoscritto autobiografico che la Béjarano compose alla fine degli anni settanta, volle raccogliere i ricordi di una vita a partire dall’infanzia a cui seguì l’inizio delle persecuzioni razziali. La musica la salvò, lei suonava il piano, ma con la fisarmonica riuscì a entrare nell’orchestra femminile del campo dove la musica aveva ben poco di ludico perché accompagnava i prigionieri diretti alle camere a gas.

Abbiamo chiesto ad Antonella Romeo, curatrice del volume, chi è Esther Béjarano.
“E’ una signora di straordinaria forza sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz, al lavoro coatto devastante di Ravensbrück e che è riuscita a rinascere. È emigrata in Palestina, ma ha trovato un’altra guerra e così, nel 1960, si è allontanata per tornare in Germania con marito e figli”.
La sua storia personale è diventata un libro, un documentario, ma è soprattutto musica con cui Esther riesce a comunicare anche ai più giovani.
“Esther è da sempre un’attivista molto impegnata a parlare di diritti e a sensibilizzare il pubblico per una cultura della pace e della libertà. La musica è stato il mezzo che l’ha aiutata a sopravvivere e l’ha accompagnata negli anni fino ad avvicinarsi alla musica rap con cui vuole raggiungere i più giovani e preservarli dalle derive razziste e xenofobe dell’estremismo di destra, diffuso non solo in Germania”.
La giornata della memoria diventa allora attualità e attualizzazione di una testimonianza che ha molto da dire anche sul presente.
“Dopo gli anni in Palestina, il ritorno in Germania fu traumatico, era la terra dei suoi persecutori e dei carnefici dei suoi genitori e di una delle sue sorelle. Fu un periodo di intenso lavoro e di isolamento dalla popolazione tedesca, abbandonò la musica per fare umili lavori da immigrata, solo negli anni ottanta tornò a cantare e iniziò il nuovo coinvolgimento di artista e testimone che Esther Béjarano non ha ancora smesso”
Il repertorio è stato, infatti, reinterpretato in una modernissima chiave rap, una contaminazione di stili che il pubblico sta apprezzando.
“Dal 2009, Esther canta soprattutto assieme al gruppo rap hip hop Microphone Mafia, composto da lei, dal figlio Joram e dai due rappers Kutlu Yurtseven e Rosario Pennino, figli di immigrati turchi e italiani. Con il suo canto, Esther parla di resistenza ebraica, lotta per la libertà dei giovani partigiani, amore per la pace dei disertori, nostalgia per la patria degli esiliati, desiderio di appartenenza degli immigrati. Ma conversando con lei, si riflette anche su religione, responsabilità delle nuove generazioni riguardo al passato, riunificazione tedesca, politica di Israele, affetti e di quel che conta davvero nella vita”.

L’incontro al Comunale del 29 gennaio, a ingresso gratuito, prevede una prima parte dedicata alla proiezione di scene tratte dal documentario Esther che suonava la fisarmonica nell’orchestra di Auschwitz della regista Elena Valsania sui concerti e le interviste di Esther, una conversazione tra l’artista e Antonella Romeo e, nel finale, un concerto con l’accompagnamento di Joram Béjarano e Gianni Coscia.
L’evento si svolge in collaborazione con Comune di Ferrara, Provincia, Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara, Goethe Institut, Feliz, edizioni Seb 27.

La ragazza con la fisarmonica (edizioni Seb27, Torino 2013) è un libro, a cura di Antonella Romeo, che nasce da un manoscritto autobiografico di Esther Béjarano e che, nella seconda parte, propone un testo scritto da Antonella Romeo intrecciato alle riflessioni di Esther Béjarano. Il libro è arricchito da un’introduzione dello storico Bruno Maida, dell’università degli studi di Torino e ha in allegato il documentario della regista Elena Valsania Esther che suonava la fisarmonica nell’orchestra di Auschwitz.

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Riccarda Dalbuoni

È addetto stampa del Comune di Occhiobello, laureata in Lettere classiche e in scienze della comunicazione all’Università di Ferrara, mamma di Elena.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

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