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La buona informazione è come l’ape: punge senza guardare in faccia a nessuno, agendo per istinto naturale. “Cane da guardia della democrazia”, come la definì John Stuart Mill, o “Quarto Potere” come la etichettò Orson Welles, a sottolinearne il ruolo di vigilanza sui tre massimi vertici istituzionali (Governo, Parlamento e Magistratura), la funzione della stampa è quella di tenere d’occhio il comportamento di coloro che la comunità designa come propri rappresentanti, delegati protempore all’esercizio delle funzioni politiche e amministrative; osservarne i comportamenti e le azioni e rendere conto di tutto alla pubblica opinione, del bene e specialmente delle nefandezze, poiché le cose positive sono logicamente promosse e sbandierate dai fautori, mentre i peccati tendono a essere negati e occultati sotto le pietre della vergogna.

La vicenda innescata in questi giorni a Ferrara dall’eccellente servizio pubblicato da Estense.com e firmato dal direttore Marco Zavagli (al quale va l’apprezzamento e la piena e affettuosa solidarietà dei colleghi di Ferraraitalia e mia personale) è in questo senso esemplare, e ha causato vivaci e scomposte reazioni.
L’articolo documenta le cinque condanne penali inflitte al candidato delle Lega, Nicola ‘Naomo’ Lodi, da lui sempre negate e sino ad ora non emerse semplicemente perché tutte hanno beneficiato della non menzione nel casellario giudiziale. Bravi i colleghi a scoprirlo e segnalarlo.

Il diretto interessato ha reagito scompostamente, definendo (secondo quanto pubblicato da Estense) “il collega ‘un verme’” e promettendogli “di aspettarlo sotto lo scalone del palazzo comunale dove davanti a migliaia di ferraresi sarà deriso”, per una sorta di pubblica gogna, dunque, di antica nefasta memoria. Lodi quindi assomma alla precedente menzogna (inaccettabile da un politico), l’aggravante dell’intimidazione.

Il candidato sindaco della Lega, Alan Fabbri, dal canto suo, rivolgendosi a Estense, replica che “agli inutili e insensati attacchi politici rivolti al segretario della Lega di Ferrara Nicola Lodi rispondiamo con un sorriso”. Ma non si tratta di “attacchi politici” quanto della segnalazione di fatti finora ignoti che il cittadino-elettore ha il diritto di conoscere soprattutto ora, al momento delle scelte, in cui va al voto per scegliere i propri delegati. E ben poco c’è da ridere, perché l’evenienza di essere rappresentati da un pluricondannato, a molti riteniamo appaia una fosca prospettiva. E Fabbri, che oggi aspira al ruolo di vertice dell’amministrazione comunale e quindi di rappresentanza della città tutta, di questa sensibilità dovrebbe tener conto. Qui non c’entra la politica, ma la moralità di chi è chiamato a rendere un pubblico servizio alla collettività.

Andrebbe inoltre considerato, con il dovuto rispetto, il ruolo della stampa e la sua insostituibile funzione: nel caso specifico le cose scritte dai colleghi sono fatti documentati e circostanziati. E non si tratta certo di faccende private, come Fabbri lascia intendere per sminuirne il rilievo, parlando di “mezzucci” e tirando in ballo la “privacy”: chi si dispone a far parte di una pubblica istituzione non può pretendere, sotto questo profilo, il rispetto normalmente dovuto a qualsiasi altro cittadino, ma deve disporsi a rendere trasparente l’attività svolta nell’ambito pubblico e nello spazio collettivo, e accettare di essere scandagliato dai riflettori, poiché liberamente si offre come pubblico rappresentante.

Triste è che ad alimentare la campagna di denigrazione web – attraverso una macchina del fango ingrassata da commenti infamanti postati sotto l’articolo di Zavagli secondo un preordinato piano – si sia prestato un giornalista, Michele Lecci, ora responsabile della comunicazione della Lega: un incarico che evidentemente gli ha fatto dimenticare i suoi primari doveri etici e professionali.

Roboante, al riguardo, è apparso anche il silenzio del presidente della locale associazione stampa, Riccardo Forni, e peggiori ancora sono risultate le sue tardive e farfugliate giustificazioni. Il fatto di essere capolista in corsa per un posto in Consiglio comunale a sostegno del candidato Alan Fabbri evidentemente condiziona la sua azione e conferma la necessità delle sue dimissioni, o quantomeno di una sua autosospensione dal ruolo di presidente che tuttora – inopportunamente – riveste. Si tratta di una elementare forma di rispetto nei confronti dei colleghi che già da tempo avrebbe dovuto attuare. Ma qui, in tanti, sembrano avere perso la testa e il senso della misura. Oltre che quello della decenza. E nulla più può esser dato per scontato.

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Sergio Gessi

Sergio Gessi (direttore responsabile), tentato dalla carriera in magistratura, ha optato per giornalismo e insegnamento (ora Etica della comunicazione a Unife): spara comunque giudizi, ma non sentenzia… A 7 anni già si industriava con la sua Olivetti, da allora non ha più smesso. Professionista dal ’93, ha scritto e diretto troppo: forse ha stancato, ma non è stanco! Ha fondato Ferraraitalia e Siti, quotidiano online dell’Associazione beni italiani patrimonio mondiale Unesco. Con incipiente senile nostalgia ricorda, fra gli altri, Ferrara & Ferrara, lo Spallino, Cambiare, l’Unità, il manifesto, Avvenimenti, la Nuova Venezia, la Cronaca di Verona, Portici, Econerre, Italia 7, Gambero Rosso, Luci della città e tutti i compagni di strada

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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