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Da ufficio stampa

Il bando aperto fino al 31 marzo. Domani mercoledì 8 febbraio giornata informativa a Bologna

Bologna – Oltre 67 milioni di euro per progetti di cooperazione transnazionale nello spazio del Mediterraneo. Sono i fondi messi a disposizione dal 2° bando del Programma  Interreg MED, pubblicato nei giorni scorsi e con scadenza il 31 marzo prossimo. Il programma ha l’obiettivo di migliorare la competitività dello spazio mediterraneo e garantirne la crescita in una logica di sviluppo sostenibile ed innovativo. La Regione, in qualità di punto di contatto nazionale del Programma MED, ha organizzato a Bologna domani, mercoledì 8 febbraio (ore 9 -Terza Torre, viale della Fiera 8), una giornata di informazione e gruppi di lavoro tematici sulla progettazione integrata. Questo per condividere le linee di lavoro del bando con i potenziali beneficiari, e per introdurli ad una più efficace progettazione integrata.
“L’obiettivo della Regione- spiega l’assessore regionale al Coordinamento alle politiche europee allo sviluppo, Patrizio Bianchi– è quello di rafforzare la coesione e supportare i Paesi del Mediterraneo e quindi dell’area adriatico-ionica nel fronteggiare gli effetti della globalizzazione e della crisi economico-finanziaria”.
“Questo- aggiunge l’assesssore- grazie ad un approccio territoriale integrato,  promuovendo il Mediterraneo con le sue priorità e problematiche quale fulcro del futuro sviluppo europeo Intendiamo continuare a consolidare le relazioni, le esperienze ed i risultati sviluppati anche nell’ambito dei programmi di cooperazione territoriale”.
“L’Emilia-Romagna- conclude  Bianchi- sta assumendo un ruolo sempre più rilevante in ambito europeo: dopo la presidenza di Vanguard e l’autorità di gestione del programma Adriatico-Ionico, con il punto di contatto nazionale del Programma MED la nostra Regione si qualifica come punto di incrocio essenziale delle regioni operanti in Europa”.

Il Programma Interreg MED
Ha l’obiettivo di migliorare la competitività dello spazio mediterraneo e garantirne la crescita in una logica di sviluppo sostenibile ed innovativo. Approvato dalla Commissione europea il 2 giugno 2015, interessa regioni di dieci Stati Membri dell’Unione, Cipro, Croazia, Francia, Grecia, Italia, Malta Portogallo, Regno Unito (Gibilterra), Slovenia, Spagna, e di tre Stati non UE in pre-adesione, Albania, Bosnia-Erzegovina e Montenegro.
L’autorità di gestione del programma ha sede a Marsiglia, mentre a livello italiano co-presidente del comitato nazionale, insieme all’Agenzia nazionale di Coesione territoriale è la Regione Emilia-Romagna che per il periodo 2016-2023 è anche punto di contatto nazionale del Programma.

Gli obiettivi
Sono quattro gli obiettivi tematici selezionati: promuovere le capacità di innovazione dell’area per sviluppare una crescita intelligente e sostenibile, sostenere strategie a basse emissioni carbonio ed efficienza energetica in specifici territori dell’area programma (città, isole, aree remote), proteggere le risorse naturali e culturali e rafforzare la governance dell’area Mediterranea.
Questi obiettivi sono attuati attraverso progetti che coinvolgono Regioni di almeno tre Stati membri. Ai bandi possono partecipare autorità pubbliche e soggetti privati, che non possono però avere il ruolo di capofila ma partecipano solo come partner di progetto e nel rispetto delle norme di concorrenza.
MED è cofinanziato dall’Unione europea con il Fondo europeo di sviluppo regionale-FESR ed ha una disponibilità finanziaria complessiva di oltre 224 milioni di euro, oltre a quasi 10 milioni di euro di fondi IPA (strumento finanziario per i Paesi in Pre-Adesione) per i Paesi non UE.
Sono sessantanove i progetti approvati: di questi, trentadue vedono l’Italia capofila e quindici sono i progetti in cui partecipa l’amministrazione regionale o soggetti del territorio emiliano-romagnolo.

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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