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Silvia Zambonicapogruppo Europa Verde nell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna: “Con la risoluzione che abbiamo depositato oggi, chiediamo alla Giunta dell’Emilia-Romagna di intervenire in Conferenza Stato-Regioni per chiedere al governo italiano di dire “no” all’inserimento di nucleare e gas metano nella tassonomia verde della UE, una proposta che contrasta con i principi di tutela dell’ambiente alla base della tassonomia oggi in vigore e con il processo di decarbonizzazione. La Regione deve inoltre sollecitare il Governo sia a riformulare il Piano nazionale integrato energia clima adeguandolo agli obiettivi europei, sia a mettere in sicurezza l’ex centrale nucleare di Caorso definendo il sito per il deposito delle scorie altamente radioattive”.
Bologna, 21 gennaio 2022 – La proposta della Commissione UE di inserire nucleare e gas metano nella tassonomia verde, cioè di certificarli come fonti green aprendo così l’accesso ai fondi europei destinati a investimenti ambientalmente sostenibili, sta suscitando forte opposizione in tutta Europa. Si tratta di una scelta incompatibile con l’obiettivo di raggiungere zero emissioni nette al 2050 e di tutelare l’ambiente, la salute e la sicurezza dei cittadini. Una scelta che rischia di compromettere sui mercati finanziari internazionali la credibilità della attuale tassonomia istituita per creare un gold standard per gli investimenti sostenibili.
Sono queste le ragioni alla base della risoluzione depositata oggi dal Gruppo Europa Verde in Assemblea legislativa Emilia-Romagna, con la quale si chiede alla Giunta regionale di intervenire sul governo per opporsi alla proposta della Commissione UE. Nella risoluzione si evidenzia la diseconomicità dell’investimento sul nucleare il cui costo del kwh è incomparabilmente più alto di quello del solare fotovoltaico e dell’eolico. Inoltre, restano irrisolti il problema del confinamento in sicurezza delle scorie altamente radioattive e quello delle emissioni di radioattività anche in fase di esercizio di routine.
Come insegna Enel, che nel programma industriale prevede di azzerare le emissioni di gas serra al 2040 (anziché al 2050) la strada da battere oggi è quella delle rinnovabili: per accelerare il processo di decarbonizzazione e per contrastare la volatilità dei prezzi di petrolio e gas metano. Con un aumento del 470% del suo costo, il gas metano oggi è il principale responsabile dell’incremento delle bollette e dell’inflazione che sta colpendo il nostro Paese. Una situazione che comporta rilevanti profitti per imprese come Eni ma un inaccettabile aggravamento del carovita per imprese e cittadini, e che incoraggia i big delle fonti fossili a perseguire una rendita di posizione sugli idrocarburi. Tutto questo in contrasto col ruolo attivo che un’impresa a partecipazione pubblica come Eni dovrebbe svolgere per l’attuazione del PNRR e il raggiungimento degli obiettivi della Legge sul Clima europea e degli Accordi sul Clima di Parigi del 2015.
“Certificare nucleare e gas come fonti verdi equivale a negare i principi stessi alla base della tassonomia verde UE. Invitiamo pertanto la Regione Emilia-Romagna a farsi portavoce di una netta opposizione ad una manovra che guarda al passato. L’esatto opposto di quanto stabilito nel Patto per il Lavoro e il Clima. Invece di assecondare gli interessi della Francia nucleare e delle lobby dei fossili si dovrebbe seguire l’esempio della Germania: la locomotiva d’Europa chiuderà entro quest’anno le ultime centrali nucleari in funzione, puntando decisamente sulle rinnovabili con l’ambizioso obiettivo di installare entro il 2030 200 GW di nuova potenza solare e di tagliare del 65% le emissioni di gas serra  dichiara Silvia Zambonicapogruppo di Europa Verde e Vicepresidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna –.  Ma non bastano i “no” al nucleare e al gas: ci vogliono anche i “sì” ad una transizione energetica più veloce. Per non essere in balia delle fluttuazioni del costo del metano bisogna puntare sulle rinnovabili e sull’efficienza energetica. Per questo nella risoluzione chiediamo alla Regione di intervenire sul Governo perchè riveda gli obiettivi energia/clima al 2030 del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) adeguandoli a quelli UE; perché non impieghi risorse pubbliche destinate alle rinnovabili per fare fronte al “caro bollette”; e perché riduca gradualmente i Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD), che lo Stato versa ogni anno ai privati nella misura di circa 20 miliardi anche in relazione all’impiego di fonti fossili. Infine, chiediamo che sia affrontata la questione dell’ex centrale nucleare di Caorso, in provincia di Piacenza: il governo si deve impegnare per la messa in sicurezza dell’impianto e per la localizzazione di un deposito sicuro per le scorie altamente radioattive”.

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