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da BookTribu

Un ragazzino di undici anni che, tra normalità e magia, affronta scelte e nuove strade. Ewen e la via delle seconde possibilità di Irene Galeotti, edizioni BookTribu, è un romanzo fantasy in libreria da sabato 22 maggio.
Ewen è rimasto solo. La sua vita è esplosa insieme alla villa in cui è cresciuto e alle verità raccolte. Relegato in una casafamiglia con una direttrice dispotica e ragazzi che lo tormentano, Ewen ricomincerà, un’altra volta, un’altra vita. Dovrà comprendere che non sempre persone e situazioni sono come sembrano, e riuscire a fare tesoro della sua seconda possibilità.
Un fantasy che colpisce per la sua delicatezza. L’universo immaginario che delinea l’autrice è fiabesco, eppure radicato nella realtà che vivono oggi i coetanei di Ewen e i suoi amici. Il lettore si trova dunque a entrare in dinamiche relazionali usuali per i giovanissimi, così come il cambio di scena dal reale al fantastico avviene senza strappi e ciò permette di rimanere saldamente ancorati ai protagonisti. In Ewen e la via delle seconde possibilità, il lettore può partecipare all’avventura perché è un romanzo che muove la curiosità in ogni vicenda che Ewen si trova per suo volere, e suo malgrado, ad affrontare.
“Il ragazzino che avevamo iniziato a conoscere nel mio romanzo precedente Ewen e il lago dei destini incrociati, ha visto la sua vita di prima saltare per aria – spiega l’autrice Irene Galeotti -, in questo secondo volume dovrà adattarsi a una situazione inaspettata, avrà l’occasione di andare a scuola e di frequentare coetanei, come tanto desiderava, e questo non si rivelerà sempre facile. Ma Ewen non sarà il solo a dover sfruttare una seconda possibilità, voi ci riuscireste?”
L’autrice, allora, è come se fornisse al suo protagonista una bussola che ha come punti cardinali gli amici: Ewen senza amici non è Ewen. Ewen con gli amici è più di se stesso: è un ragazzo intrepido, pronto ad affrontare la inevitabile scelta che contrappone il bene al male.
Irene Galeotti, bolognese, concilia il lavoro d’ufficio con la creatività. Ama viaggiare, dipingere, cucinare, fotografare, fare volontariato. Nel 2019 vince il premio di narrativa Young Adult al quarto concorso letterario nazionale di BookTribu con il romanzo Ewen e il lago dei destini incrociati, primo volume della trilogia.

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Riceviamo e pubblichiamo


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di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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