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Da: Ufficio Stampa Lega Nord Emilia Romagna

“E’ veramente gravissimo che nel 2018 in una zona della nostra costa, in uno dei punti più turistici della nostra provincia, non si riesca a garantire un servizio fondamentale come quello del medico di base perchè… non c’è un impianto di riscaldamento negli ambulatori. Se non si trattasse di una situazione drammatica sembrerebbe quasi uno scherzo. Di questa gravissima mancanza che comporta disagi continui per i residenti, tutte le autorità sanitarie sono chiamate a rispondere. Dal sindaco che non sembra in grado di affrontare fino in fondo la situazione, all’Ausl di Ferrara colpevole di non aver risolto il problema e di non aver assegnato al medico locali adeguati, fino alla Regione che resta a guardare senza intervenire. Nella zona dei Lidi risiedono soprattutto anziani e da due anni si protrae questa grave mancanza. E’ questo il rispetto e la cura che le amministrazioni di sinistra hanno nei confronti delle fasce più deboli? Una vicenda così scandalosa deve essere la goccia che fa traboccare il vaso: è necessario cambiare subito direzione, risolvendo il problema degli ambulatori senza riscaldamento e più in generale quello che si trascina da troppo tempo, della presenza di un medico garantito quotidianamente per chi vive nei Lidi ferraresi”.

Alan Fabbri, capogruppo in Regione Emilia Romagna e Maura Tomasi, deputata Lega, intervengono dopo le notizie di stampa che annuncianola chiusura, a fine gennaio, di un altro ambulatorio medico, a Lido degli Estensi a causa del fatto che “le stufe non bastano e non è stata trovata un’alternativa”.

“I gravi disagi per i pazienti dirottati presso altri ambulatori dove si accumulano attese di ore per una visita sono solo gli effetti di una politica cieca e sorda alle necessità dei cittadini e dei territori più disagiati”, continuano Fabbri e Tomasi. “Da tempo in tutta la regione si sta assistendo ad un impoverimento dei servizi sanitari dedicati ai territori periferici rispetto ai grandi centri e anche quello dei Lidi è un esempio di queste scelte sbagliate”. Se in altri casi si tratta di ridurre i reparti ospedalieri “qui addirittura si va a toccare un servizio che garantisce non solo la salute fisica degli utenti ma anche, per estensione, quella psicologica: potete immaginare cosa può significare essere anziano senza mezzi propri per gli spostamenti e sapere di non poter contare nemmeno su un medico raggiungibile a piedi?”, continuano Fabbri e Tomasi. “La situazione non è più tollerabile: invitiamo politicamente tutti i soggetti interessati ad un confronto diretto sul tema per trovare una definitiva soluzione”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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