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Il presente mandato delle dirigenze delle due aziende sanitarie ferraresi, ovvero l’Azienda Ospedaliero-Universitaria e l’Azienda Usl di Ferrara, è iniziato sotto l’auspicio di una prossima fusione delle rispettive realtà. Un processo finalizzato ad un risparmio economico, ad una semplificazione in termini di competenze e ad una migliore rispondenza rispetto alle esigenze di salute dei cittadini.
L’emergenza sanitaria tuttora in atto ha provocato alcune variazioni significative nelle modalità di intervento, con l’impiego di personale sanitario – solitamente collocato in altre unità – all’interno dei reparti Covid. La valutazione del personale è un processo annuale che dovrebbe essere garantito attraverso procedure standardizzate e trasparenti, finalizzate al riconoscimento delle competenze, al riconoscimento della qualità delle performance da parte dei professionisti quali, ad esempio, Infermieri e Oss. La delibera n. 227 del 27 settembre 2018 dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria definisce in maniera dettagliata, in tal senso, tutte le fasi obbligatorie del processo valutativo. Secondo il vigente regolamento dell’Azienda Ospedaliera Universitaria, i documenti riguardanti la valutazione non possono essere resi pubblici, mentre le informazioni in essi contenute possono essere utilizzate, previo consenso del professionista, da parte di Regione o Azienda, in forma anonima ed aggregata, nei sistemi di monitoraggio e controllo della qualità, e nei processi di valutazione attivati nelle diverse realtà coinvolte.
In previsione di una prossima convergenza delle due realtà aziendali, è auspicabile una uniformità nei processi di valutazione che non crei disparità tra professionisti qualificati, che operano in realtà diverse, ma per un medesimo obiettivo: la salute e la qualità della vita dei cittadini. Da alcune indiscrezioni, pare che le graduatorie sulla valutazione annuale delle competenze, da parte dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria, siano andate incontro ad alcuni vizi di forma.
Tra le criticità, vi sarebbe una valutazione eterogenea tra diverse posizioni. Una valutazione, insomma, che sarebbe stata caratterizzata da una certa “arbitrarietà”, senza reali forme di condivisione. Elementi tali da rendere nulli o impugnabili i risultati del lavoro stesso di valutazione.

Interroga la Giunta Regionale per sapere

Se quanto esposto corrisponde al vero. Quali sono state le ragioni che avrebbero portato ad utilizzi impropri delle graduatorie di valutazione.
Se è a conoscenza delle modalità con le quali si sarebbe arrivati a stilare le suddette graduatorie e se sono stati soddisfatti i criteri per una valutazione oggettiva e trasparente dei professionisti.
Se non si ritenga il caso di richiedere all’Azienda Ospedaliero-Universitaria la sospensione della suddetta graduatoria per i possibili “vizi” sulle procedure adottate. Se non venga ritenuto utile, ai fini del ripristino di una situazione di equità nel trattamento del personale, di sollecitare l’Azienda in questione a dare vita ad un tavolo tecnico nell’ottica della definizione di nuove regole.
Se non si ritenga necessario, altresì, stabilire criteri omogenei tra le diverse aziende, in modo da sgomberare il campo da qualsiasi dubbio sull’oggettività del processo valutativo
Fabio Bergamini

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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