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La scorsa settimana mia madre mi ha telefonato per dirmi che in America stavano pensando di rimuovere varie statue raffuguranti Cristoforo Colombo.
Io non ne sapevo niente e lì per lì non ho saputo tirare fuori qualcosa di arguto ma è da quel giorno che continuo a pensarci.
Poi, il 31 agosto, mentre mangiavo dell’insalata, ecco che è arrivata l’illuminazione.
Improvvisamente mi sono ricordato di quando mi hanno regalato una bandiera americana.
Non ne avevo mai avuta una e niente, devo dire che ricevere quel regalo fu una forte emozione, una forte emozione che mi aprì altre porte verso altre forti emozioni.
A ma sembrava – e sembra tuttora – un bel manufatto, un oggetto di fattura assai pregevole.
Però non tutti la pensano così e forse hanno anche ragione.
In un certo senso, quello che in apparenza può sembrare un bel manufatto, un oggetto di fattura assai pregevole o insomma, anche un semplice straccetto; può risultare – per alcuni – anche un simbolo un po’ ambiguo.
Quindi la butto lì e dico che, per esperienza personale, quel coso, ad alcuni, può far girare bellamente i maroni.
Non so se più o meno di una statua di Cristoforo Colombo però forse siamo lì.
Non so se più o meno dei presidenti scolpiti sul Monte Rushmore però forse siamo lì.
Spesso, quando ce l’avevo appesa a mo’ di tenda davanti alla porta della mia camera, mi veniva detto di toglierla.
Io allora cercavo di indagare, di capire i vari perché dietro a tutti quei vari “togli quella cosa!” ma forse solo adesso, grazie a Colombo e a mia madre ho iniziato a capire un po’: forse tutte quelle strisce e tutte quelle stelline hanno qualcosa che non va ma dal primo giorno.
Mi sento un po’ Jovanotti a capirlo dopo tutto questo tempo e ammetto che questa cosa mi fa stare un po’ male.
Però è davvero difficile capire che forse quel Cristoforo Colombo fu un po’ stronzo con tutti quei simpatici pennuti che popolavano il continente americano.
Forse perché tutto sommato siamo tutti un po’ stronzi, chissà.
Forse furono molto stronzi anche quei “Padri Pellegrini” e quelli là che adesso hanno il loro bel faccione scolpito su una montagna.
A questo punto allora, per come la vedo io, non ha molto senso togliere un Colombo per cacciare al suo posto boh, un tenente.
Anche perché in realtà il vero nome di quel simpatico tenente non è “Colombo” bensì “Columbo”
Mi chiedo quindi se, dopo l’eventuale rimozione delle statue di Cristoforo Colombo, anche la città di Columbus, in Ohio, potrà cambiare nome.
Fila e fonde pure, facile facile.
E a questo punto allora, per come la vedo io, se questi americani – ultimamente così attenti a ogni tipo di urto verso la sensibilità altrui – vogliono fare le cose fatte bene dovrebbero fare tutto il lavoro completo.
Via tutto, come dal barbiere.
Colombo, i faccioni sulla montagna, via tutto ma soprattutto via loro, con tante belle barchette, via, verso l’ignoto, verso nuovi mondi da esplorare, facile facile.
L’ho capito persino io che abito qua e là non ci sono mai stato.
Penso che allora loro, che là ci abitano e che magari qualcuno di quegli ex pennuti là, sempre in riserva, capiranno meglio di me.
Gli americani sono da sempre un popolo molto pragmatico.
Attendiamo la loro reazione davanti a questa prova.
Io sono fiducioso, io credo negli americani.
E poi qualcosa si è già mosso, vedremo cosa succederà.
In bocca al lupo, amici!

Where Next Columbus? (Crass, 1981)

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Radio Strike


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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