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Da CGIL Ferrara

Sono finiti i tempi degli sfregi “per goliardia”, se così alcuni atti potevano essere stati interpretati; ci troviamo di fronte ad un’ondata di rigurgiti neofascisti che sta colpendo in modo trasversale e con sempre più violenza e determinazione, il cuore pulsante di un Paese democratico e civile. Il solo pensiero, di sfregiare l’indicazione in marmo di una delle nostre bellissime vie del centro storico, con il nome di una delle figure storiche più sanguinarie della storia dell’umanità, ci mette di fronte alla pochezza culturale e valoriale che sta attanagliando la nostra società, intrisa di problematiche che vanno ben oltre il semplice gesto. Stiamo assistendo da tempo nella nostra realtà, nella nostra regione, partecipe e protagonista della nascita della Repubblica dopo una sofferta e lunga lotta al nazifascismo, al ritorno della simbologia, agli atti, alle intimidazioni, alla propaganda di stampo fascista, troppo spesso sottovalutata a scapito della democrazia e della nostra Costituzione. Servono provvedimenti non solo estemporanei, sanzionatori, a tampone, ma di sostanza e progettuali a partire dall’educazione civica dei nostri ragazzi e ragazze, dagli studenti, chiedendo ancor più attenzione nelle scuole allo studio della storia contemporanea, privilegiando la cultura della solidarietà, dell’integrazione, della crescita sociale e della trasmissione di quella memoria che ha fatto sì che nel nostro Paese, nella nostra città, potessimo essere tutti donne e uomini, liberi dalle tirannie e dai crudi soprusi del fascismo. Una cultura valoriale perduta ai danni di quella che è oggi la tirannia del selvaggio neoliberismo economico, che piega ancor di più le persone in difficoltà, quella che vuole costruire i muri tra i popoli, quella che alimenta l’ingiustizia sociale e gli egoismi. Proprio da queste politiche economiche sbagliate, politiche di austerità, di assenza di risposte alle disuguaglianze sociali stanno trovando terreno fertile le idee xenofobe, intolleranti e violente di movimenti neofascisti e nazionalisti nelle nostre realtà così come in tutta Europa, con alte responsabilità di parte del mondo politico. Politica alla quale chiediamo di farsi carico contrastando fermamente questo ritorno ideologico, di impedire a queste formazioni neofasciste di occupare gli spazi pubblici e di aggregazione delle nostre città, di non autorizzare manifestazioni, cortei e presidi che inneggino alla cultura dell’odio e della violenza per tutte quelle associazioni che non si riconoscono formalmente nell’antifascismo costituzionalmente previsto. Basta confondere il mancato rispetto dei valori costituzionali con la libertà di espressione. Tutte le forze antifasciste stanno reagendo all’ondata in corso, recenti sono le manifestazioni di Como e Forlì. Il presidio dei valori fondanti di questa nostra democrazia va tutelato ed esteso a quante più forze democratiche, istituzionali, associative nel comune denominatore dell’antifascismo possano permearsi nella società civile, dell’opinione pubblica, della partecipazione e della condivisione negli spazi pubblici, per tornare ad una comunità valoriale, libera ed antifascista. Noi della Cgil ci siamo. E che l’insegna di Via Voltapaletto torni ad essere tale.

Cristiano Zagatti
Segretario generale Cgil Ferrara

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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