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Da: Ufficio Stampa Jazz Club Ferrara

Lo spettacolo di sabato 19 ottobre al Jazz Club Ferrara ruota attorno al pianista Massimo Faraò e alla sua competenza in materia di jazz standards, swing e blues feeling. Faraò è tra i musicisti italiani più apprezzati in America dove da anni dà vita a proficue collaborazioni. Ne è testimonianza questo nuovo sodalizio stretto con la giovane trombonista catalana Rita Payés e la statunitense Joy F. Brown, un’interprete vocale capace di regalare emozioni come solo le grandi cantanti della tradizione afro-americana riuscivano a trasmettere.

Lo spettacolo di sabato 19 ottobre al Jazz Club Ferrara (inizio ore 21.30), ruota attorno al pianista Massimo Faraò e alla sua competenza in materia di jazz standards, swing e blues feeling. Non è un caso che Faraò sia tra i musicisti italiani più apprezzati in America e che lì allacci proficue collaborazioni. Ne è testimonianza questo nuovo sodalizio stretto con la giovane trombonista catalana Rita Payés e la statunitense Joy F. Brown, un’interprete vocale capace di regalare emozioni come solo le grandi cantanti della tradizione afro-americana riuscivano a trasmettere. Completano la formazione Nicola Barbon al contrabbasso e Byron Landham alla batteria.
Nato a Genova nel maggio del 1965, Massimo Faraò comincia a collaborare con musicisti locali, specialmente con il bassista Piero Leveratto. Nel 1993 è invitato per la prima volta negli Stati Uniti a suonare con Red Holloway e Albert Tootie Heath, con cui tiene numerosi concerti sulla costa occidentale. L’anno seguente firma un contratto discografico con la Monad Records di New York e torna negli Usa in qualità di direttore musicale del gruppo della cantante Shawnn Monteiro. Ha fatto parte, in occasione di diversi tour europei, del quintetto di Nat Adderley, completato da Antonio Hart, Walter Booker e Jimmy Cobb. Dal 2001 è mebro del quartetto di Archie Shepp – ‘Just in Time Quartet’ – insieme a Wayne Dockery e Bobby Durham.
La cantante e trombonista diciannovenne Rita Payés ha conquistato il cuore della gente con milioni di visualizzazioni su YouTube e concerti sold out. Dice di lei il bassista Joan Chamorro, mentore e fondatore della Sant Andreu Jazz Band di Barcellona, orchestra dell’omonima Escola Municipal de Música di Sant Andreu: “Rita è entrata nella Sant Andreu Jazz Band quando aveva tredici anni. Non dimenticherò mai l’emozione che provai quando la sentii cantare per la prima volta Stars Fell On Alabama. Questa ragazza possiede un senso del ritmo incredibile e una bellissima voce, molto personale, a volte tagliente a volte dolce e piena di sfumature, sempre comunque perfettamente intonata». Non sono da meno le sue qualità di trombonista dal suono chiaro, rotondo e diretto.

Informazioni:
www.jazzclubferrara.com
jazzclub@jazzclubferrara.com
Per informazioni e prenotazione cena 331 4323840 tutti i giorni dalle ore 12:00 alle ore 22:00.

Il Jazz Club Ferrara è affiliato Endas, l’ingresso è riservato ai soci.

Dove:
Torrione San Giovanni via Rampari di Belfiore, 167 – 44121 Ferrara. Se si riscontrano difficoltà con dispositivi GPS impostare l’indirizzo Corso Porta Mare, 112 Ferrara.

Costi e orari:
Intero € 20
Ridotto € 15

Apertura biglietteria 19.30
Cena a partire dalle ore 20.00
Primo set ore 21.30
Secondo set ore 23.00

NB: non si accettano pagamenti POS.

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JAZZ CLUB FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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