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Da: Ufficio Stampa Jazz Club Ferrara

Lunedì 4 novembre parte dal Jazz Club il tour di Sexuality, nuovo progetto discografico di Frontal, quintetto del pianista e compositore Simone Graziano che si avvale, oltre a Dan Kinzelman al sax tenore, Gabriele Evangelista al contrabbasso e Stefano Tamborrino alla batteria, dell’apprezzato chitarrista olandese Reinier Baas. Anticipa il concerto l’aperitivo a buffet al wine bar del Torrione, lo segue l’imprevedibile jam session.

Frontal è il quintetto guidato da Simone Graziano, considerato uno dei migliori pianisti e compositori emersi recentemente nel panorama italiano. Il gruppo, completato da altrettanti talenti quali Dan Kinzelman al sax tenore, Gabriele Evangelista al contrabbasso e Stefano Tamborrino alla batteria, torna al Torrione – lunedì 4 novembre (a partire dalle ore 20.00) – con un plus one: il chitarrista olandese Reinier Baas, tra i più rappresentativi musicisti della nuova generazione del jazz europeo, per presentare Sexuality, nuovo progetto discografico edito da Auand Records. Anticipa la performance l’aperitivo a buffet accompagnato dalla selezione musicale di Gil dj, lo segue l’imprevedibile jam session.
Il lavoro per la realizzazione di Sexuality è iniziato due anni fa ed è il frutto di una ricerca interamente ispirata al libro di Simha Arom ‘African Polyphony and Polyrhythm’ (che un gigante come György Ligeti considerava un’opera di enorme importanza). «Simha – racconta Graziano – era un cornista che avrebbe dovuto fermarsi quattro giorni nella Repubblica Centrafricana per alcuni concerti in orchestra. Poi si è imbattuto nella musica delle bande pigmee dell’Africa Centrale, e ha finito per restarci quattro anni, trascrivendo tutto il repertorio e tutti le linee strumentali dei vari gruppi pigmei». Graziano ha passato un lungo periodo ad approfondire il concetto di poliritmia nella teoria e nella pratica, nel tentativo di capire a fondo la differenza di approccio al ritmo fra la cultura africana e quella europea. «L’idea di base – aggiunge – è creare livelli ritmici diversi che convivono nello stesso momento. Del resto è quello che avviene costantemente nella vita reale: mentre scrivo sento il suono della moto che passa, dell’ascensore che sale, le voci di passanti per la strada, cui si aggiunge il ticchettio delle dita sulla tastiera del computer. Siamo abituati a selezionare ed eliminare ciò che consideriamo “superfluo”, ma in realtà la natura è intrisa di poliritmia e polifonia. La musica di questo disco cerca di rappresentare la complessità della natura».
Se la parte sulla forma è chiara, la scelta del titolo va invece ricercata nella sostanza dell’album, e nei temi che la sua musica affronta. «Il titolo – aggiunge il pianista – è ispirato al libro di Stephen Mitchell, “L’amore può durare”. L’assunto iniziale è semplice: degli elementi costitutivi del sesso noi conosciamo solo i fattori ambientali, genetici, biologico-ormonali, generazionali. La scienza non riesce a spiegare fino in fondo da cosa nasca questa forza che lega, nei più svariati modi, tutti gli esseri viventi. È proprio su questo cono d’ombra che da sempre hanno agito i poteri forti: religioni e governanti hanno sempre cercato di esercitare un controllo sulla sessualità, consci di poter così controllare una grande fetta dell’umanità. Oggi si assiste ad un’altra forma di controllo del sesso: le innumerevoli chat sulle diverse piattaforme social. A ciò si aggiunge la pornografia sul web, alla portata di chiunque con una manciata di click». Il tutto al carissimo prezzo dei propri dati sensibili, tracciati e rivenduti come merce di scambio. «’Sexuality’ – conclude Simone Graziano – vuole essere una spinta a recuperare il valore del contatto reale e dell’unione tra gli esseri umani. Sia ben chiaro, non per un senso etico, ma come forma di ribellione a un sistema che lucra sul nostro piacere».

Informazioni:
www.jazzclubferrara.com
jazzclub@jazzclubferrara.com
Per informazioni 331 4323840 tutti i giorni dalle ore 12:00 alle ore 22:00.
Il Jazz Club Ferrara è affiliato Endas, l’ingresso è riservato ai soci.

Dove:
Torrione San Giovanni via Rampari di Belfiore, 167 – 44121 Ferrara. Se si riscontrano difficoltà con dispositivi GPS impostare l’indirizzo Corso Porta Mare, 112 Ferrara.

Costi e orari:
Intero € 10, ridotto € 5
Apertura biglietteria 19.30
Aperitivo con dj set a partire dalle ore 20.00
Concerto dalle ore 21.30
Jam session dalle ore 23.00

NB: non si accettano pagamenti POS.

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JAZZ CLUB FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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Francesco Monini
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