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Partecipazione e beni comuni, ancora tanta strada da percorrere insieme a cura di “Laerte – La Rete, cittadini uniti per Ferrara”.

Vorremmo rispondere alla notizia pubblicata sui giornali riguardante Krasnopark (parco pubblico che si trova in viale Krasnodar), sulla decisione assunta dal vicesindaco di affidare ad una agenzia di security privata la gestione della sicurezza del parco, che ha subito nell’ultimo anno diversi atti di vandalismo.

Ci presentiamo, il gruppo Krasnopark aderisce a “Laerte – La Rete, cittadini uniti per Ferrara”, un movimento civico apartitico per il mutuo aiuto tra le comunità civiche locali e lo sviluppo della democrazia partecipativa, nato nel 2018 per proseguire il percorso sulla partecipazione e i beni comuni avviato dall’ex Urban Center, dare sostanza al Manifesto sui principi della cittadinanza attiva ideato e sottoscritto da molti di noi e che ha portato alla definizione di nuove procedure e regolamenti comunali, tra cui un Regolamento sui Beni Comuni.

A Ferrara non sono in molti a conoscere dell’esistenza di questo Regolamento, approvato dal Consiglio Comunale nel 2017, e più in generale di tutte le azioni che negli anni sono state intraprese per favorire la partecipazione dei cittadini ai processi decisionali locali. Sono invece più conosciute alcune tra le esperienze che portiamo avanti, come ad esempio: Parco Libro a San Bartolomeo in Bosco, Krasnopark nel quartiere Krasnodar, Via Zemola, il Bosco didattico di Barco, ecc., cittadini e cittadine che si condividono la responsabilità della progettazione e gestione di spazi pubblici con il Comune attraverso la sottoscrizione di “Patti”. Prima del lockdown si contavano 12 Patti nel territorio ferrarese e il raggiungimento complessivo di circa 30 esperienze civiche, ciascuna di queste rappresentative della attività di volontariato di decine di cittadini, decisi a mettere in pratica quei principi, peraltro ribaditi con forza dalla stessa Comunità europea, di “democrazia dal basso” per una partecipazione civica in grado di incidere nei processi decisionali pubblici.

Le azioni pratiche messe in atto rendono gli stessi volontari che le animano più consapevoli della necessità di ridefinire il concetto di “governo della comunità”, nel quale i rappresentanti politici eletti non si limitano ad esercitare le legittime funzioni decisionali, ma tengono in considerazione le proposte e le necessità dei cittadini che possono emergere da percorsi di partecipazione civica alternativi a quelli tradizionali della rappresentanza politica, a maggior ragione per quelle decisioni che hanno un impatto diretto sulla qualità della propria vita.

Cosa è accaduto a Krasnopark? Nonostante ci sia una comunità di cittadini impegnata quotidianamente nella cura e vitalità di un Parco che ha nella sostanza ideato, progettato e realizzato riconvertendo un’area a rischio abbandono, una comunità legittimata da un “Patto di collaborazione” con il Comune, si è venuti a conoscenza della decisione presa dal vicesindaco dai giornali, non si è ritenuto necessario anticiparla nemmeno alle cittadine referenti del Patto, ne si è pensato di coinvolgere la stessa comunità sull’azione da intraprendere, che poteva prevedere un intervento di “sicurezza urbana” più articolato, in grado di integrare azioni di dissuasione, prevenzione, accoglienza e formazione a quelle di monitoraggio, divieto e controllo dello spazio.

Quanto avvenuto si associa alla Petizione presentata da Laerte al Comune di Ferrara prima di Natale, sottoscritta da circa 200 persone e accompagnata da un Appello firmato da altre 400 persone, per chiedere chiarimenti sull’attuazione della Carta e del Regolamento dei beni comuni e su che tipo di modalità si stessero immaginando per garantire ai cittadini un confronto con la pubblica amministrazione, in grado di riconoscerli non soltanto come portatori di segnalazioni e richieste, ma anche come persone consapevoli e parte attiva nei processi decisionali che li riguardano. La risposta ufficiale è stata pubblicata sul sito del Comune ai primi di aprile. Il Regolamento sarà cambiato, le modalità indicate per la sua revisione ci lasciano perplessi e amareggiati, il timore è di trovarsi di fronte ad una visione acerba di “partecipazione” che per considerarsi tale deve essere necessariamente incanalata in processi ideati e disciplinati dall’amministrazione. Speriamo che questa risposta sia l’esito della mancanza di un confronto effettivo sull’importante percorso svolto in tutti questi anni, e che l’Assessore Balboni, che ha da poco ricevuto la delega alla partecipazione e si è già dimostrato sensibile al tema e nei nostri confronti, concretizzi una reale volontà di confrontarsi con i cittadini che aderiscono a Laerte e a tutta la cittadinanza in generale.

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PROVINCIA DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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