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da: organizzatori

La vile aggressione perpetrata a Ferrara ai danni di un giovane attivista gay, ripropone ancora una volta il problema del vuoto legislativo sul tema dell’omofobia: l’Anddos, la più grande associazione italiana Lgbti con oltre 140.000 iscritti in tutta Italia, stigmatizza questo grave episodio di violenza, sottolineando l’importanza di combattere ogni forma di discriminazione.

“Rivolgiamo un appello al Sindaco Tiziano Tagliani – afferma il presidente nazionale Mario Marco Canale – affinché vengano rapidamente individuati i responsabili di un’aggressione dalla chiara matrice omofoba che non può avere alcuna giustificazione. Siamo convinti tuttavia che questi pericolosi focolai di omofobia non rispecchino assolutamente la cultura di una città come Ferrara e che, quindi, i responsabili vadano isolati e perseguiti con provvedimenti seri. La discriminazione è un nemico subdolo. E così la violenza che ne genera. E, dietro questa violenza, c’è una parola triste e carica di odio: omofobia. Che si inventa un pregiudizio e un nemico da accusare, umiliare, prendere a pugni. E spesso si sottovaluta il fatto che questa violenza può scagliarsi contro chiunque. Anche contro tuo fratello al lavoro o tuo figlio all’uscita di scuola. Dobbiamo allora affermare ogni giorno la cultura del rispetto, insegnando l’integrazione e l’accettazione dell’altro, giudicando una persona solo per il bene o il male che fa agli altri e non perché lo credi diverso. Nella vita certe differenze non devono generare paura o pregiudizi. Ma, anzi, possono solo che migliorarci. Una delle condizioni necessarie per contrastare l’omofobia nella società è promuovere condizioni di civiltà. Estendiamo pertanto il nostro appello al Vice Sindaco Massimo Maisto, con Delega alla Cultura e ai Giovani, affinché si faccia promotore di iniziative di sensibilizzazione contro le discriminazioni, per contrastare le forme di bullismo e violenza, educando i ragazzi alle differenze, favorendo un rapporto diretto di conoscenza, confronto, integrazione fra gli individui”.
“Urge una legge contro l’omofobia – aggiunge l’avvocato Antonio Bubici – per contrastare coloro che si scagliano ogni giorno in maniera aggressiva contro le persone Lgbti. Questo episodio inaccettabile ci chiama a reagire istituzionalmente e ad inchiodare ciascuno alle proprie responsabilità di fronte ad una mano violenta, accecata dal pregiudizio e dalla discriminazione”.
Nelle discriminazioni si può generare dunque un circolo vizioso: ignoranza-diffidenza-paura-ostilità-odio. Manca, dunque, la convinzione che le differenze siano una ricchezza, come sostiene l’Anddos. Occorre educare alle diversità, nella consapevolezza che ogni maggioranza altro non è che un insieme di minoranze. Da valorizzare insieme.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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