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Da: Conservatorio Ferrara Press
“O voi uomini che mi credete ostile, scontroso, misantropo o che mi fate passare per tale, come siete ingiusti con me! Non sapete la causa segreta di ciò che è soltanto un’apparenza […]. Pensate solo che da sei anni sono colpito da un male inguaribile, che medici incompetenti hanno peggiorato. Di anno in anno, deluso dalla speranza di un miglioramento […] ho dovuto isolarmi presto e vivere solitario, lontano dal mondo […] se leggete questo un giorno, allora pensate che non siete stati giusti con me, e che l’infelice si consola trovando qualcuno che gli somiglia e che, nonostante tutti gli ostacoli della natura, ha fatto di tutto per essere ammesso nel novero degli artisti e degli uomini di valore”.

Così scrive Beethoven, a Heiligenstadt, un sobborgo di Vienna dove a quel tempo aveva residenza, il 6 ottobre 1802 in una lettera manoscritta, trovata postuma, indirizzata ai suoi fratelli Kaspar e Nikolaus Johann. Nonostante la sordità contro cui ha lottato strenuamente, capisce che non vi è più nulla da fare: per sua stessa ammissione, pensa anche a soluzioni estreme, purtuttavia riuscirà a superare la crisi, assai risoluto a vincere sul proprio destino. Di qui avrà inizio un periodo che gli storici definiranno “eroico” e che durerà fino al 1808 e alla Quinta Sinfonia, “Il destino che bussa alla porta”.

La Sonata n. 7, Op. 30 n. 2, per violino e pianoforte, che Alessandro Perpich e Francesca Giovannelli, docenti del Conservatorio Frescobaldi di Ferrara eseguiranno mercoledì 27 marzo alle ore 18 a Palazzo Bonacossi di Ferrara (via Cisterna del Follo 5), fu composta proprio nell’estate del 1802 e dedicata all’imperatore di Russia Alessandro I. “La tonalità, Do minore, la ‘tragica’ per eccellenza e il tono lirico, appassionato, anche tempestoso e inquieto, parlano inevitabilmente del dolore esistenziale del compositore – spiega la curatrice della rassegna, la docente del Conservatorio Annamaria Maggese –, ma soprattutto dell’estrema volontà di non farsi sopraffare e di mai abbandonare l’agone della vita, trovando sublimazione nell’arte della musica”.

Organizzata dal Conservatorio Frescobaldi di Ferrara in collaborazione con i Musei civici di arte antica al museo di via Cisterna del Follo 5 a Ferrara, la data della rassegna è a ingresso gratuito fino a esaurimento posti. In programma musiche di Ludwig van Beethoven (Sonata n. 7 in Do minore Op. 30 n. 2) per violino e pianoforte, e Johann Nepomuk Hummel (Quintetto in Mi bemolle minore Op. 87) per archi e pianoforte. Ad eseguirle Alessandro Perpich, violino, Jacopo Ferri, viola, Luca Bellentani, violoncello, Alfredo Trebbi, contrabbasso, e Francesca Giovannelli al pianoforte.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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