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Da: Conservatorio Ferrara Press
Venerdì 12 aprile alle ore 11 il Conservatorio Frescobaldi di Ferrara ospiterà il musicologo Massimo Acanfora Torrefranca, che terrà un incontro dal titolo ‘Salomone Rossi: un musico ebreo alla corte dei Gonzaga’, diviso in due parti (aula 12, largo Antonioni 1). La prima, che inizia alle 11, analizzerà l’opera di Salomone Rossi, detto l’Ebreo, compositore e musicista vissuto nel tardo rinascimento e nel primo barocco e il contesto ebraico italiano, in particolare quello mantovano e ferrarese, mentre la seconda parte, che inizia alle 14, svilupperà le caratteristiche prosodiche del canto ebraico. L’appuntamento, gratuito, è rivolto agli allievi del Conservatorio e alla cittadinanza interessata.

L’evento, nato da una collaborazione tra il Conservatorio e il Meis di Ferrara, precede il concerto del 6 giugno al Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah, che vedrà coinvolto l’ensemble di musica antica del Conservatorio Frescobaldi di Ferrara in omaggio alla mostra ‘Il Rinascimento parla ebraico’, che verrà inaugurata proprio al museo di via Piangipane l’11 aprile.

Il musicologo Massimo Acanfora Torrefranca ha studiato a Roma e a Gerusalemme, insegna in molteplici prestigiose istituzioni in Italia e all’estero. Ha lavorato come consulente artistico per case discografiche internazionali ed è responsabile di programmi musicali e culturali per la RAI. Ha conseguito studi privati di pianoforte, armonia, contrappunto e composizione e la laurea in Storia della Musica con Pierluigi Petrobelli, con una tesi proprio su Salomone Rossi. Ha proseguito gli studi di perfezionamento a Gerusalemme con Israel Adler e Don Harrán. È stato docente all’Università Ebraica per molti anni e direttore per un anno della Sezione Musica e Fonoteca Nazionale alla Biblioteca Nazionale di Gerusalemme. È inoltre redattore capo alla Deutsche Grammophon di Amburgo, responsabile editoriale di produzioni operistiche e di musica contemporanea, conduttore e redattore di molti programmi di Radio3, e redattore capo della sezione musica classica della IDC Radio in Israele. È stato docente per molti anni all’IDC di Herzliya, in Israele, in materie musicali, e docente al Collegio rabbinico di Roma, per il corso di laurea in Studi ebraici. È anche redattore del Progetto Talmud.

La frequenza al seminario sarà riconosciuta agli studenti interni con 2 CFA nel piano di studi.

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Riceviamo e pubblichiamo


PAESE REALE

di Piermaria Romani

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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