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da: ufficio Stampa FEST – Festival delle Scuole di Teatro

Volete partecipare al Festival delle Scuole di Teatro ma non vi siete ancora iscritti? Niente paura, siete ancora in tempo… ma fate presto! Il festival si svolgerà tra fine maggio e inizio giugno toccando tre diverse location: Tresigallo, Comacchio, Porotto e Ferrara

Giunto alla sua seconda edizione il festival vuole essere innanzitutto un momento di festa, di incontro e scambio tra pubblico e attori; oltre che fra coloro che fanno teatro in prima persona. Quest’anno tra i partner che collaboreranno alla rassegna ci sarà anche il celeberrimo Giffoni Film Festival. “Si tratta – spiega l’ideatore e direttore artistico, Massimo Malucelli –  di un Festival delle scuole di teatro che si confronteranno in un concorso che eleggerà il miglior spettacolo, frutto del percorso pedagogico tenuto da ciascuna scuola”. Il Festival delle Scuole di Teatro vanta alcune caratteristiche che lo rendono unico nel suo genere. “Intanto – prosegue Malucelli – gli spettatori saranno coinvolti in prima persona perché saranno loro a fungere da giuria e in secondo luogo, il concorso sarà itinerante: il festival si svolgerà a tappe in diverse parti della provincia e la serata finale sarà nella meravigliosa cornice del Teatro Comunale Abbado di Ferrara”. Per partecipare le scuole dovranno presentare un estratto di uno spettacolo comico che, nelle fasi eliminatorie, non dovrà superare i 20 minuti di durata, mentre potrà raggiungere i 30 minuti in occasione della semifinale e della finale. La scuola vincitrice riceverà un premio in denaro e una targa commemorativa. Una commissione di professionisti assegnerà invece i premi allo spettacolo, all’attore e all’attrice più meritevoli. Per partecipare è necessario compilare il bando, scaricabile dal sito www.foneteatro.it e inviare la domanda entro e non oltre il 20 aprile a massimo.malucelli@gmail.com. Entro il 27 verrà comunicata l’accettazione o meno della richiesta. Per ulteriori info 3475997889 e su Facebook “Fest – Festa delle Scuole di Teatro”.

 

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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