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Da: Fiab-Ferrara, Amici della Bicicletta

Come Fiab Ferrara interveniamo sull’argomento ‘Linea ferroviaria Codigoro-Ferrara’, dopo averlo fatto la scorsa estate con una lettera ai sindaci di Ferrara e Codigoro e agli assessori regionali ai Trasporti e al Turismo (lettera che non ha avuto risposta, eccezion fatta per un cenno avuto dalla segreteria del sindaco di Ferrara). Per questo chiediamo ospitalità alla stampa, incoraggiati dal fatto che anche la politica sembra muoversi e prendere posizione su questo tema.

La tratta ferroviaria che unisce Ferrara a Codigoro e quindi anche alla costa, rimane secondo Fiab Ferrara un patrimonio da rivalutare. Il tema degli spostamenti Casa-lavoro e Casa-scuola continua a essere per noi un punto basilare per attuare una fin troppo sbandierata mobilità sostenibile, ma che di sostenibile fino ad ora ha ben poco.
Siamo consapevoli che occorre fare investimenti, anche perché, contrariamente a altre tratte ‘minori’, in questi anni riammodernate, la Codigoro-Ferrara è rimasta trascurata da troppo tempo, basti vedere i treni che girano su quei binari. Ribadiamo, serve volontà politica e investimenti concreti per incentivare l’uso di mezzi alternativi all’auto, con treni moderni, linee sicure e la possibilità di effettuare (come in ogni territorio degno di questo nome) un trasporto biciclette, che permetterebbe a chi raggiunge Ferrara o altre località del percorso di spostarsi con la propria bici.

Altro argomento di primaria importanza rimane per noi di Fiab il valore turistico di questa tratta ferroviaria, unico collegamento tra la città e il mare per un turismo lento che in un territorio pianeggiante e ricco di natura come il nostro avrebbe molte potenzialità, ancora inespresse.
La realtà odierna è quella di una linea ferroviaria obsoleta, percorsa da treni che si muovono a gasolio, vecchi e fatiscenti, privi di sistemi di sicurezza moderni e che per questo motivo sono costretti a viaggiare a 70 chilometri orari.
In una parola, si stanno buttando via soldi.
Chiediamo ai Comuni e Regione Emilia-Romagna (azionisti di Tper) maggior capacità decisionale e a Tper maggior capacità d’impresa, perché almeno in parte, i costi si trasformino in investimenti.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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