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Domenica 20 marzo, parco del Montagnone. Sono arrivati i primi camion smisurati, e già cominciano a montare giostre mostruose per dare altezza, brividi e nostalgia per la festa di San Giorgio. Come tutti gli anni, sarà il brucomela ad aprire per primo.
In questo 2022 l’equinozio è arrivato con 24 ore di anticipo, e il primo giorno di primavera si presenta in gran spolvero: sole tiepido, cielo azzurrissimo e un vento fatto apposta per far volare gli aquiloni.

Qui, nel parco che accompagna le Mura di Ferrara, invece degli aquiloni, appese con uno spago ai rami degli alberi, sventolano una cinquantina di poesie “contro ogni guerra”. Il vento gira i fogli, le poesie si alzano, si abbassano, scappano, ritornano. I passanti, i ciclisti, le famiglie con bambini al seguito, i ragazzini si avvicinano a quel piccolo spettacolo. Molti catturano con una mano i fogli ballerini per leggere le poesie. Anche i corridori e i camminatori seriali, impegnati nel giro domenicale sulle Mura, si fermano qualche minuto per leggere cosa c’è scritto.

La gente continua ad arrivare, l’iniziativa piace, interessa, diverte. Forse anche per la sua assoluta semplicità, il suo carattere spontaneo e improvviso.
Intanto, tra prato ed “alberi parlanti”, comincia il reading di poesia del Collettivo Poetico Ultimo Rosso. Sono una ventina, forse di più, le poete e i poeti che si alternano alla lettura, unico corredo scenografico: un nastrino rosso al polso, un leggio nero e un mini-aplificatore rosso portatile. Molti sono di Ferrara città e provincia, ma alcuni sono arrivati da Padova, da Imola, dal Modenese, dalla Brianza. Leggono le loro poesie per la pace e le poesie dei grandi poeti: Saffo, Prevert, Pasolini, Szymborska, Quasimodo, Brecht, Rodari, Lennon…

Gli alberi della poesia al Parco del Montagnone continueranno per alcune settimane a chiedere la pace: pregheranno al vento come bandierine tibetane di fermare tutte le guerre, in Ucraina e in tutto il mondo. Le 44 poesie appese a un filo resteranno a sventolare fino al 10 aprile.

Per info e per aderire al Collettivo Poetico Ultimo Rosso scrivere a: lultimorosso.ferrara@gmail.com
Visitate  la pagina Facebook [Qui]

Le foto, compresa quella di copertina, sono di Valerio Pazzi.

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Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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