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Da Camera di Commercio Ferrara

Govoni: “Senza imprese non c’è lavoro. E le imprese possono creare lavoro se riescono a crescere, a sviluppare nuovi prodotti e servizi, ad allargare il proprio mercato”

Pronto 1 milione di euro. I primi bandi a settembre

Fondi per 1 milione di euro a sostegno delle imprese ferraresi che nascono, producono, innovano, valorizzano il territorio e le sue vocazioni. Lo ha deciso – martedì scorso – il Consiglio della Camera di commercio che, su proposta della Giunta, ha approvato un Piano organico di interventi avente l’obiettivo di supportare, attraverso apposite misure contributive, aziende ed imprenditori, sviluppando un contesto favorevole a farli crescere e a esaltarne la capacità di trainare la ripresa economica. Il Piano varato dall’Ente di Largo Castello prevede, in particolare, 3 aree di intervento e 4 temi trasversali, individuati a seguito di un approfondito percorso di lavoro con le associazioni territoriali di categoria:
3 Aree di intervento
• Creazione e “start up” d’impresa: avere una grande idea non basta, perché l’idea è valida soltanto quando è realizzata, con esito positivo. Oggi, è sempre più rischioso improvvisare e non è più possibile entrare in un mercato confidando soltanto nella possibilità di imparare dagli errori e di correggere il tiro, strada facendo. Tuttavia, esistono sempre nuove opportunità, soprattutto per chi è disposto a pianificare e tenere sotto controllo il rischio che condiziona la possibilità di sopravvivere.
• Consolidamento e sviluppo aziendale: crescere è la condizione fisiologica dell’impresa. I costi della struttura organizzativa, gli investimenti necessari per competere, le tensioni sui margini di profitto…tutto ciò comporta che l’azienda cerchi costantemente i migliori equilibri economici e finanziari e difenda la propria posizione competitiva. Tuttavia, la crescita “costa”. A fronte di tale consapevolezza, è fondamentale interrogarsi su come fare a crescere – anche mettendosi in rete – continuando ad assicurare adeguata redditività all’azienda. Oggi, guardando anche ai mercati internazionali.
• Riorganizzazione e riposizionamento: il supporto al riposizionamento strategico persegue l’obiettivo di migliorare la posizione dell’azienda sul mercato e la redditività, attraverso in particolare l’esecuzione corretta dell’analisi di business. Operazioni che le esigenze di competitività e di cambiamenti in atto stanno imponendo.
4 Temi trasversali
• Trasmissione di impresa (l’imprenditore tende a rinviare il momento in cui esercitare la c.d. delega costruttiva)
• “Manager a tempo” per i momenti critici della vita dell’impresa, sia negativi, sia positivi, per gestire l’accelerazione del cambiamento e dell’innovazione necessari per competere
• Crisi aziendale e risanamento (mai fermarsi ai soli sintomi)
• Impresa 4.0.

“L’abitudine a leggere i “segnali” dell’economia reale – ha sottolineato il presidente dell’Ente di Largo Castello, Paolo Govoni – aiuta la Camera di commercio a non cedere ai facili ottimismi e a guardare sempre con realismo lo stato delle cose. I crescenti segnali di miglioramento del clima economico non toccano, infatti, allo stesso modo tutte le imprese. Per le aziende più piccole in particolare, isolate o poste più a monte nella catena del valore aggiunto, possono ancora esserci rischi di inasprimento della crisi se non riusciranno ad inserirsi nelle filiere di qualità. Per rilanciare l’occupazione – ha concluso Govoni – non c’è che un modo: ripartire dalle imprese. Senza imprese, non c’è lavoro. E le imprese possono creare lavoro se riescono a crescere, a sviluppare nuovi prodotti e servizi, ad allargare il proprio mercato”.

Tra gli interventi ammissibili (i bandi usciranno a settembre), la nascita e lo sviluppo di reti, cluster e filiere, progetti di ricerca, innovazione e diffusione di strumenti di marketing digitale, il sostegno per la partecipazione alle fiere internazionali in Italia e all’estero, il supporto alla nascita di nuove imprese e al ricambio generazionale. E ancora, Impresa 4.0 e il Bando “Just in time” avente per obiettivo quello di offrire agli imprenditori possibilità di supporto nel momento in cui serva, quando vivano una situazione straordinaria, non preventivabile, sulla quale siano chiamati a rispondere subito, o quasi.

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CAMERA DI COMMERCIO


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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