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Ufficio Stampa MediaMente.

Forum Eventi, domenica incontro online con tre finalisti del Premio Strega: Andrea Bajani, Maria Grazia Calandrone e Daniele Petruccioli in diretta streaming

Gli autori finalisti dello Strega incontrano online i lettori grazie a un’iniziativa di BPER Banca, partner del premio letterario: domenica 16 maggio Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci, dialoga con Andrea Bajani, Maria Grazia Calandrone e Daniele Petruccioli in diretta sui canali social di “BPER Banca Forum Monzani” e BPER Banca

Forum Eventi porta gli autori finalisti del premio letterario più importante d’Italia direttamente a casa dei lettori, grazie alla collaborazione dello Strega con BPER Banca: per quattro domeniche consecutive Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Maria e Goffredo Bellonci, dialoga con tre scrittori di questa prestigiosa dozzina.

Il secondo appuntamento, dopo quello di domenica scorsa, è  domenica 16 maggio alle 18 con Andrea Bajani, Maria Grazia Calandrone e Daniele Petruccioli.

Le case sono delle relazioni. Tra una persona e un luogo. Sono degli scambi emotivi, si può amare o odiare un posto, ce ne si può innamorare: Il libro delle case (Feltrinelli) di Andrea Bajani apre le porte, letteralmente, a tutti gli appartamenti che lo stesso protagonista abiterà Lo scrittore usa la descrizione di case come pretesto e miglior modo per capire i suoi personaggi: bambini, uomini, anziani. Le case raccontano anche i suoi abitanti a seconda delle caratteristiche che presentano. Monolocali, villini, perfino case a ruote sono concentrati di tic e pensieri di persone che vivono sulla propria pelle ciò che accade nel privato; l’esterno insidia le proprie certezze fragili e apparentemente indici di sicurezza.

Accade che diventiamo quello che gli altri pensano che siamo: in Splendi come vita (Ponte alle Grazie) Maria Grazia Calandrone ricostruisce il suo rapporto con Ione, la donna che l’adotta insieme al marito quando lei ha otto mesi e che quando lei ha quattro anni le rivela di non essere la sua vera madre. Ione fa l’insegnante, è una donna colta, bella, ma non sta bene con sé stessa e riversa i suoi furori sulla ragazzina, colpevole di non essere sua figlia biologica. Mentre Maria Grazia si dibatte cercando sé stessa, Ione continua a starle troppo vicina e insieme troppo lontana, a dannarsi per questa figlia che ama ferocemente, non riuscendo a sentirla  sua.

Elia e Ernesto sono gemelli, il secondo è nato con una grave lesione cerebrale. Vivono con la madre, Sarabanda, nella grande casa che era del nonno notaio, dopo il divorzio tra i loro genitori. È proprio questa casa, insieme all’altra vicino al mare in cui i due andavano da bambini in vacanza, ad emergere in primo piano nel romanzo di Daniele Petruccioli, La casa delle madri (Terrarossa). L’autore descrive l’appartamento e la villetta nel momento in cui vengono smantellate e ristrutturate dai nuovi proprietari e spostandosi indietro nel tempo ricostruisce i momenti nodali della famiglia al centro della sua narrazione: un ucleo familiare minato dallo squilibrio tra i gemelli, dal disperato tentativo della madre di sanare la differenza tra i due.

In questo periodo i dodici libri finalisti del riconoscimento letterario – promosso da Fondazione Maria e Goffredo Bellonci e Liquore Strega, con il contributo di Camera di Commercio di Roma, in collaborazione con BPER Banca, sponsor tecnico Ibs.it – vengono letti e votati da una giuria composta da 660 aventi diritto. Ai voti degli Amici della domenica si aggiungono quelli espressi da studiosi, traduttori e appassionati della nostra lingua e letteratura selezionati dagli Istituti italiani di cultura all’estero, lettori forti scelti da librerie indipendenti distribuite in tutta Italia, voti collettivi espressi da scuole, università e gruppi di lettura. I cinque finalisti del Premio Strega saranno annunciati il 10 giugno, mentre il vincitore sarà premiato l’8 luglio.

 

E’ possibile seguire gli incontri in diretta sulla pagina Facebook e sul canale YouTube “BPER Banca Forum Monzani”, dalla pagina facebook di BPER Banca, dall’account twitter @GruppoBPER_PR.

 

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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