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di Giuseppe Leone

Ricordare è ripercorrere i propri passi nell’essenza dei momenti, un viaggio sentimentale ed emozionale, che ogni volta ripercorro con grande piacere e coinvolgimento. Ci sono eventi o persone che restano fermi nella memoria e che con la loro eterna presenza ci accompagnano per tutto il nostro percorso vitale.
Il mio ricordo di Sciascia resta indelebile nella mia memoria, per me è stato sempre un maestro di vita, di ispirazione, di crescita personale e culturale, il suo esempio e la sua presenza hanno trasformato la mia ricerca fotografica in un’osservazione sensibile, conoscitiva e in buona parte letteraria.

Fotografare per me è stato scrivere
. Da quel lontano 1977, quando in casa editrice Sellerio ebbi l’occasione di conoscerlo, il tempo ha edificato incontri relazioni e amicizie solide che conservo gelosamente nei labirinti della mia memoria. Collaborare con personaggi di alto livello culturale come Leonardo Sciascia ha generato una ricerca della verità e della bellezza tendente al rispetto dell’uomo e del suo ambiente.
Il consolidarsi della nostra amicizia è storia nota ai molti, ne ho parlato tanto e raccontato tramite fotografie che nel tempo sono diventate icone e pietre miliari del novecento letterario in Sicilia e non solo. La nostra amicizia, mia e di Leonardo Sciascia, rese possibile la realizzazione di due libri, per me di grande importanza, come La Contea di Modica (1983) e Invenzione di una prefettura (1986); libri che hanno cambiato totalmente la mia visione della narrazione fotografica. Ripercorrendo a ritroso i ricordi, alcuni click fotografici mi permettono di ricostruire un mosaico di eventi, situazioni e viaggi che hanno consolidato e impreziosito non solo la collaborazione lavorativa ma la nostra amicizia: il viaggio in Spagna, 1984, venti giorni in giro seguendo le orme del Don Chisciotte di Cervantes e di Hemingway, nel suo ristorante dove era solito andare; il suo piacere per la torta Savoia della pasticceria Di Pasquale a Ragusa, delizia e passione per le eccellenze del territorio; il piacere del conviviale e della buona tavola. Proprio su questo tema da tempo lavoro ad un progetto che fra un paio di mesi verrà condensato in un libro, la pubblicazione è sul tema del piacere del conviviale a tavola nella pausa pranzo, un excursus di fotografie che raccontano dal 1965 ad oggi la bellezza e l’importanza della relazione nata attorno ad un convivio).

Ritornando alle mie più care amicizie e al mio racconto nelle mie fotografie ho messo in luce l’uomo Sciascia e non solo il grande scrittore.
La collaborazione lavorativa con Sciascia e non solo con lui mi ha dato la spinta per ricercare e ampliare il mio archivio di immagini e di storia visiva, raccogliendo più di sessant’anni di un paese, il cambiamento epocale che abbiamo vissuto nell’ultimo fine secolo, le contraddizioni di una Sicilia gattopardiana in cui il bello convive con il turpe degrado dell’illegalità (tema caro a Sciascia nei suoi libri e quanto mai attuale).

Nell’autunno del 1984 alla galleria La tavolozza di Vivi Caruso, di Viale Libertà a Palermo, Leonardo Sciascia organizzò e curò una mostra sui Paesaggi Iblei visti e interpretati da Piero Guccione con i suoi pastelli e da me con le mie fotografie. Scrisse una nota suggestiva sul rapporto tra la fotografia e la pittura, la bellezza fascinosa di entrambe e di come possano insieme dialogare e compenetrarsi mantenendo intatte la loro natura evocativa (testo ripubblicato per il ventennale della morte di Sciascia nel libro Sciascia dalla Sicilia alla Spagna, Federico Motta editore, 2009).
Non solo scrittore, dunque, ma anche appassionato di arte; Sciascia era un ricercatore raffinato della bellezza nelle sue forme più varie, colori e segni grafici accendevano la sua fantasia e la sua scrittura, e come fuoco che divampa in ogni direzione coinvolgeva tutte le persone che lo affiancavano, compreso me. Nello scorrere del tempo inesorabile ogni ricordo che permane nella mia memoria sicuramente non si perderà nell’oblio e resterà nella memoria collettiva.

Giuseppe Leone, che vive e lavora a Ragusa dove è nato, ha esordito illustrando il volume di Antonino Uccello La civiltà del legno in Sicilia (Cavallotto, 1972). Da allora le sue fotografie hanno illustrato numerosi libri, cataloghi e riviste di editori italiani e stranieri. Tra le pubblicazioni più note: La Pietra vissuta. con testi di Rosario Assunto e Mario Giorgianni (Sellerio, 1978); La Contea di Modica, con testo di Leonardo Sciascia (Electa, 1973); L’Isola Nuda, con testo di Gesualdo Bufalino (Bompiani, 1988); Il Barocco in Sicilia  e Sicilia Teatro del Mondo, con testi di Vincenzo Consolo (Bompiani, 1991); L’Isola dei Siciliani, con testi di Diego Mormorio (Peliti Associati, 1995). Ha esposto le sue fotografie in numerose mostre personali in Italia e all’estero.

Sulla figura e l’opera di Leonardo Sciascia, leggi su Ferraraitalia:

Sergio Reyes
UN ILLUMINISTA IN SICILIA : Attualità di Leonardo Sciascia a 100 anni dalla nascita [Qui]
Giuseppe TrainaDENTRO IL GIALLO : I personaggi di Sciascia e Simenon davanti al potere [Qui]
Roberta Barbieri
, RICORDANDO SCIASCIA : Una storia semplice [Qui]
Rosalba Galvagno
IL MAESTRO E IL GIOVANE ESORDIENTE : La corrispondenza tra Leonardo Sciascia e Vincenzo Consolo [Qui]
Giuseppe Giglio,
 “Ce ne ricorderemo, di questo pianeta” [Qui]
Rosario Castelli, 
IO CREDO NEL MISTERO DELLE PAROLE” : Un ‘Uomo di Lettere’ e il destino di essere solo[Qui]
Antonio Di Grado,
QUEL SUO iNSEGNAMENTO: «Non si parla male dei libri» [Qui]

 

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Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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