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“Un momento importante per la cooperazione, per il territorio, per le famiglie”. Il presidente di Legacoop Estense Andrea Benini, intervenuto alle assemblee di Cidas e Camelot che si sono svolte il 27 luglio al Cinema Apollo di Ferrara, commenta la fusione delle due cooperative sociali del territorio aderenti a Legacoop.
“Da oggi anche Ferrara ha una impresa cooperativa di dimensioni paragonabili a quelle degli altri territori emiliano-romagnoli e del nord-est, capace di investire nella qualità dei servizi e nelle professionalità degli operatori”.
“I dati della Camera di Commercio – prosegue Benini – evidenziano che il settore dei servizi alla persona è uno dei pochi che è cresciuto anche durante la crisi e può essere strategico per aumentare l’occupazione nel nostro territorio. Non a caso entrambe le cooperative interessate dalla fusione operano con successo anche fuori Ferrara. Pertanto il consolidamento in questo settore di una realtà cooperativa strutturata, ben radicata nella comunità ferrarese ma capace di competere a livello regionale e nazionale, può dare un contributo determinante al rilancio di cui il nostro territorio ha tanto bisogno”.
“Nelle due cooperative lavorano oltre 1500 persone, in gran parte socie – sottolinea Benini – che durante le assemblee hanno partecipato a un processo democratico per costruire insieme il loro futuro imprenditoriale e lavorativo. Hanno deciso di mettersi insieme per dare vita a una realtà unica, capace di garantire lavoro regolare di qualità, servizi altamente professionali e distribuzione sul territorio del valore aggiunto prodotto. Come Legacoop siamo orgogliosi della maturità e della serietà dimostrata da questi soci. A Ferrara sono tante le persone che hanno bisogno quotidianamente della loro professionalità: anziani, bambini, migranti, disabili e malati, con le loro famiglie. Più la cooperativa è forte, migliore è la qualità dei servizi e del lavoro, e più efficace la collaborazione con le Istituzioni e la capacità di fornire nuovi servizi”.
In conclusione, Benini auspica “che la cooperativa sappia affrontare le sfide complesse che ha davanti, a partire dalla Riforma del Terzo Settore, che rischia di mettere in competizione chi fa volontariato e chi opera professionalmente. La giornata di oggi è un primo passo in questa direzione. Auguri di buon lavoro a tutte le socie e i soci, alle lavoratrici e ai lavoratori della cooperativa”.

Da: Ufficio stampa Coop. Camelot

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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