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Con Trump sono a rischio i fondamenti della civiltà occidentale.
Questa forse la frase che mi ha colpito di più questa mattina. Perché mi ha fatto pensare a Platone, Aristotele, la civiltà greca, le Termopili, all’Impero Romano che disegnava il limes e piantava le radici comuni dell’Europa, a Carlo Martello che fermava gli arabi e a Carlo Magno, al Mediterraneo mare nostrum, al cattolicesimo, all’illuminismo, alla rivoluzione francese, alle bandiere tricolore che colorarono l’Europa dopo Napoleone.

Bandiere e rivoluzioni molto diverse da quelle arancioni dei giorni moderni.
Ma forse questa frase non era rivolta a questi valori, a questa parte di storia. Forse si riferiva a una storia molto più recente. A quella che ha insegnato la globalizzazione, la deregolamentazione dei mercati e dei capitali, al liberismo più sfrenato, alla perdita dei valori non solo occidentali, alle contrapposizioni tra nord e sud, tra est e ovest, tra poveri e ricchi, tra interessi di chi vive di grano, di pomodori freschi, di patate e di vita reale e quelli che invece giocano in borsa, fanno affari, creano soldi dai soldi e sono in pericolo quando qualcosa cambia.
E queste persone, che in fondo sono poche, hanno disegnato la nuova cultura occidentale, ne hanno gettato le nuove basi e hanno poi convinto tutti gli altri che questa grande illusione fosse vera. La crisi del 2007 – 2008 che tante pene ha dato all’intera umanità è stata figlia anche delle scelte di Bill Clinton che ha definitivamente abbattuto l’ultimo margine tra la finanza e la gente con l’abolizione del Glass-Stegall Act, in piena sintonia con il nuovo modello propinato di cultura occidentale. Trump vuole ripristinare quella barriera ma noi pensavamo che la moglie di Bill fosse più presentabile solo perché magari è donna o perché gli scandali dei Clinton fanno meno paura alla grande finanza.

Come per la Brexit protestano i grandi interessi, i gestori di fondi fanno ricorsi perché difendono le borse, i capitali e la gente è confusa lì nel mezzo, senza gli strumenti per capire realmente se il suo interesse reale sia la sua vita quotidiana o i titoli gestiti in quei palazzoni della city.

Trump è stato schietto, chiaro in quello che voleva fare. Forse troppo, e ha spaventato e di certo non è il meglio che il mondo si sarebbe aspettato da un Paese con 300 milioni di abitanti. Il mondo si è dovuto schierare tra due personaggi dubbi, ma di sicuro antagonisti, che avrebbero dato un futuro diverso e ha scelto. Per il cambiamento, perché il presente non piace più, ora è più chiaro a tutti.
La Clinton avrebbe lasciato il mondo com’è adesso. Ma a chi piace questo mondo? Un mondo dove contro ogni interesse logico, commerciale e di interesse nazionale siamo costretti a d inviare soldati ai confini con la Russia, a erogare sanzioni economiche contro gli interessi dei nostri imprenditori, accettare invasione del nostro mare e bombardare paesi in aperto contrasto con i nostri interessi commerciali e di buon vicinato.

Calano le borse, hanno paura e si spera in tutta sincerità che possa essere un inizio del ribaltamento dei valori reali, che si possa tornare a ridisegnare i fondamenti della cultura occidentale. E non credo che questo voglia farlo Trump, forse non ne è capace, forse nemmeno lo capisce. Lui ci sta’ dicendo solo che è possibile cambiare, il resto tocca a noi farlo, adesso potrebbe essere più facile.

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Claudio Pisapia

Dipendente del Ministero Difesa e appassionato di macroeconomia e geopolitica, ha scritto due libri: “Pensieri Sparsi. L’economia dell’essere umano” e “L’altra faccia della moneta. Il debito che non fa paura”. Storico collaboratore del Gruppo Economia di Ferrara (www.gecofe.it) con il quale ha contribuito ad organizzare numerosi incontri con i cittadini sotto forma di conversazioni civili, spettacoli e mostre, si impegna nello studio e nella divulgazione di un’informazione libera dai vincoli del pregiudizio. Cura il blog personale www.claudiopisapia.info

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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