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Da: Ufficio Stampa Riaperture

Riaprire con la forza delle immagini gli spazi chiusi di una città: Ferrara è pronta a ospitare la terza edizione di ‘Riaperture’, il festival di fotografia in programma dal 29 al 31 marzo e dal 5 al 7 aprile 2019. Autori da tutto il mondo, incontri e presentazioni, eventi e workshop, per una formula confermata dopo il successo nel 2018 con 3200 presenze, e che presenta diverse novità, tra i luoghi riaperti e gli autori in mostra a Ferrara.

«Riaperture è in costante crescita – spiega Giacomo Brini, direttore del festival – sia in termini di pubblico che di riscontri dall’esterno, con la nascita di nuove collaborazioni». La terza edizione conferma una formula «che coniuga contenuti mirati, la scelta di un tema, ‘Futuro’, che si apre in molteplici direzioni, con una ricerca continua di nuovi luoghi da proporre a cittadini e turisti, e la definizione di un programma collaterale di eventi sempre più corposo». Un festival che vuole radicarsi nella propria città, con la scelta di lanciare l’anteprima con ‘Displacement’: una mostra dedicata a L’Aquila, dieci anni dopo il sisma del 2009, installata a cielo aperto, fruibile gratuitamente, lungo l’intera via Mazzini. Riaperture 2019 apre poi per la prima volta la Caserma ‘Pozzuolo del Friuli’, insieme alla Cavallerizza, edificio militare chiuso dal 1997.

La proposta fotografica si conferma di alto livello, con la presenza del maestro della fotografia italiana, Gianni Berengo Gardin, che porta a Riaperture il suo progetto su Venezia e le Grandi Navi e che sarà ospite a Ferrara sabato 30 marzo, e di Francesco Cito, uno dei più importanti fotoreporter italiani. Saranno esposti anche i lavori di autori internazionali come l’affermata Elinor Carucci e per la prima volta in Italia i giovani Simon Lehner, fotografo austriaco premiato a Paris Photo 2018, e Tania Franco Klein, autrice messicana che ha lavorato per il New York Times. Il racconto dei futuri della società sarà sviluppato poi da una serie di autori italiani che spazieranno su versanti diversi, non scontati, trasversali.

Sempre attento a coinvolgere il pubblico in un dialogo diretto con gli autori ospiti, Riaperture lancia la novità dei ‘Caffè con gli autori’ in alcuni hotel di Ferrara: un’ulteriore sinergia con le attività commerciali della città, che offre un’occasione di confronto tra pubblico e fotografi. Un festival «inclusivo come approccio e proposta», che garantisce l’accessibilità a tutte le sedi espositive e che «continua la sua crescita – aggiunge Brini – grazie ai volontari, il lavoro di ideazione e organizzazione dello staff dell’associazione, il sostegno di istituzioni pubbliche e il rapporto più intenso con il tessuto commerciale locale e non».

Il tema della terza edizione è il ‘Futuro’, che sarà sviscerato in molteplici direzioni grazie alle storie di autori nazionali e internazionali. Saranno presenti in mostra al festival: Gianni Berengo Gardin, Francesco Cito, Elinor Carucci, Simon Lehner, Claudia Gori, Mattia Balsamini, Fabio Sgroi, Eugenio Grosso, Tania Franco Klein, Ettore Moni, Claudio Majorana, Zoe Paterniani, Marika Puicher e Giovanni Cocco. Annichilito da prospettive curve su sé stesse, riposto in un asintoto irraggiungibile, ignorato da una realtà concentrata solo su ciò che è, atrofizzato da una narrazione contemporanea dove “il peggio” deve ancora venire, Riaperture ha scelto di (ri)portare al centro della scena il tempo che deve ancora arrivare. Il futuro è la promessa che la fotografia non può mantenere per definizione: per limiti congeniti, perché le immagini colgono l’istante, lo congelano, fissano il tempo per renderlo infinito. Un nodo paradossale che la terza edizione di Riaperture vuole sciogliere: per liberare la fotografia dai suoi confini spazio-temporali, per farla diventare liquida, in divenire. Elettrica. Futura.

Dal 29 al 31 marzo e dal 5 al 7 aprile 2019, il programma espositivo propone importanti autori italiani e stranieri. Gianni Berengo Gardin, uno dei più noti e importanti maestri della fotografia italiana, sarà a Ferrara con ‘Venezia e le Grandi Navi’, il suo lavoro sull’impatto del passaggio delle navi di crociera, e sabato 30 marzo alle ore 16.30 sarà protagonista di un incontro dove racconterà il suo lavoro e la sua vita. Francesco Cito, fotoreporter già vincitore World Press Photo, porta ‘Il Muro d’Israele’, che documenta la costruzione in continua progressione di un muro tra Israele e i territori palestinesi. Tra gli autori internazionali, torna in Italia l’affermata Elinor Carucci, con il progetto ‘Getting Closer, Becoming Mother: About Intimacy and Family. 1993 – 2012’, incentrato sulla sua figura di madre e il rapporto che delinea il futuro dei suoi figli. Reduce dal successo dell’ultima edizione di Paris Photo, arriva per la prima volta in Italia Simon Lehner, giovane autore austriaco premiato a Parigi per ‘How far is a lightyear?’, la ricostruzione del rapporto con il padre assente che torna nella vita di un bambino di nove anni che attraversa questo passaggio plasma la sua identità futura. È invece incentrato su non troppo implausibili scenari di inedite forme di interazione sessuale il progetto ‘Sex Robots’, della messicana Tania Franco Klein: un lavoro commissionato dal New York Times che mette in scena l’amore tra due androidi. La sfida di Riaperture 2019 è il racconto del futuro in più direzioni possibili e linguaggi possibili: indagini, reportage, ricerche e storie su temi diversi come salute, Europa, generazioni, tecnologie, politica e ambiente. Claudia Gori con ‘Le sentinelle’, vincitrice Premio Voglino 2018 come ‘Miglior Portfolio’, indaga gli effetti dell’elettrosmog come innesco di malattie che potrebbero diventare più frequenti in un futuro non troppo lontano. Mattia Balsamini destruttura le nuove tecnologie in ambienti lavorativi con ‘Risorse disponibili’. Eugenio Grosso racconta con ‘Kurdistan Memories’ le dinamiche di un territorio significativo in una zona calda del pianeta, mentre Zoe Paterniani con ‘Discovery’ ci svela possibili parallelismi visivi tra la cultura occidentale e quella islamica. Fabio Sgroi ci mostra con ‘Past-Euphoria. Post-Europa’ incertezze e disillusioni di un futuro di integrazione europea che doveva essere e che non è ancora compiuto, in un dialogo con le generazioni più giovane ripreso da Claudio Majorana in ‘The Lost Generation’, inchiesta già pubblicata su Repubblica che racconta le dinamiche della generazione NEET (non impegnata nello studio e nel lavoro). L’impatto dell’uomo sull’ambiente, tra i temi più importanti del nostro futuro, è al centro di ‘Alps’, l’indagine di Ettore Moni su come le Alpi sono state trasformate dalla presenza umana, fotografia di un futuro già in essere. I diritti lgbt sono invece protagonisti di ‘Solo’, il progetto di Marika Puicher che racconta la storia di Imane, giovane musulmana lesbica in Marocco.

Il programma delle rassegne propone ancora i selezionati del concorso fotografico nazionale, scelti dalla giuria composta da Francesco Zizola (World Press Photo) e Giacomo Brini, presidente Ass. Riaperture. In palio premi offerti da Foto Pandini, e la possibilità di esporre durante i giorni del festival. CIDAS insieme a Riaperture ha invece promosso un laboratorio fotografico con la partecipazione di giovani adulti migranti e cittadini italiani residenti a Ferrara: una spinta al dialogo transculturale in cui di confrontano molteplici visioni di futuri possibili. Il Liceo Artistico D. Dossi di Ferrara infine propone ‘Parola Chiave > Futuri’, cinque scatti realizzati da tredici alunni che nelle settimane precedenti al festival hanno cercato di rispondere alle domande sul futuro di Ferrara e delle loro aspettative.

La mostra a cielo aperto in via Mazzini è stata invece l’anteprima del festival: a dieci anni dal terremoto a L’Aquila, Riaperture ha prodotto ‘Displacement’, foto e poesie di Giovanni Cocco e Caterina Serra che danno voce allo spaesamento degli abitanti di una città sconvolta dal sisma. Realizzata con il sostegno del Comune di Ferrara, Commercianti di via Mazzini, Coop Alleanza 3.0 e IBS+Libraccio, è stata inaugurata sabato 16 marzo e sarà visibile gratuitamente fino al 28 aprile. La mostra in via Mazzini simboleggia per Riaperture la volontà di restituire all’intera città la forza delle immagini, per coinvolgerla sempre più nel rapporto con la fotografia.

L’obiettivo di Riaperture Photofestival Ferrara è di riaccendere l’attenzione su luoghi pubblici o privati attualmente non in uso, per portare loro nuova energia: per questo le mostre saranno ospitate in sedi aperte proprio per l’occasione. La manifestazione sarà dunque dislocata a Factory Grisù, ex caserma dei Vigili del Fuoco ora consorzio di imprese innovative e oggetto di un percorso di rigenerazione, e a Palazzo Prosperi Sacrati, uno degli edifici storici più belli della Ferrara estense, situato al centro dell’Addizione Erculea e chiuso da anni. Sarà riaperto ancora Palazzo Massari, per la seconda volta da Riaperture dopo il terremoto del 2012, per poterlo vedere senza le impalcature del restauro, restituito alla sua bellezza. E ancora, la salumaia dell’Hotel Duchessa Isabella, una stanza segreta dell’albergo solitamente non aperta al pubblico, e il negozio in via Garibaldi 3, spazio commerciale al momento non in uso, situato nel centro storico di Ferrara. La grande novità dei luoghi di Riaperture è la Caserma ‘Pozzuolo del Friuli’, una vera prima volta per i cittadini di Ferrara e non solo. L’enorme edificio militare, insieme alla Cavallerizza in via Scandiana, sarà sede di numerose mostre del festival, per un’edizione di Riaperture che si conferma ‘polverosa’, ma che darà la possibilità di scoprire autentici spazi inediti per tutti. Ogni luogo del festival è accessibile anche alle persone con disabilità.
Riaperture unisce l’indagine fotografica alla rigenerazione urbana, portando le immagini di artisti dalla portata internazionale e giovani ma già significativi autori in luoghi della città attualmente non in uso. Riaprire gli spazi della città e gli occhi di chi osserva la realtà, attraverso la fotografia, è l’obiettivo della rassegna fotografica. Due weekend che trasformeranno ancora una volta Ferrara in un collettivo laboratorio fotografico, grazie al ricco programma che comprende, oltre alle mostre, concorso, workshop, letture portfolio, visite guidate, talk, presentazioni, proiezioni e laboratori per bambini.

Venerdì 29 marzo, alle ore 21.00 a Factory Grisù, in programma ‘Il futuro ha un cuore antico: Luzzara, Un Paese e l’eredità culturale di Cesare Zavattini’. Simone Terzi, Fondazione Un Paese, racconterà come un piccolo paese della provincia di Reggio Emilia’ sia diventato, grazie alla passione di Cesare Zavattini, un centro culturale all’avanguardia. Il dialogo sarà intrecciato al reading di Giulio Costa, Ferrara Off, che interpreterà brani dello scrittore emiliano. Sabato 30 marzo saranno ospiti a Factory Grisù con talk e presentazioni Francesco Zizola, TerraProject, collettivo emergente autore di reportage da tutto il mondo, Gianni Berengo Gardin e Marta Viola, autrice che ha affrontato con la fotografia la sua lotta vinta contro la leucemia. Domenica 31 marzo Francesco Cito racconterà le storie della sua carriera di fotoreporter tra i più significativi in Italia e non solo.

Sabato 6 aprile, alle ore 18 al Cinema Boldini, ci sarà in programma la proiezione di ‘The New Wild – Vita nelle terre abbandonate’, un film di Christopher Thomson, girato in una frazione sulle montagne in provincia di Udine. L’evento è in collaborazione con Arci Ferrara. Nel secondo weekend del festival proseguiranno poi gli incontri, tra i quali la lezione di Michele Smargiassi, giornalista di Repubblica, sulla contemporaneità della fotografia. Edicola 518, ‘caso’ editoriale degli ultimi anni, racconterà la rigenerazione nel centro di Perugia di un’edicola dismessa, ora spazio dedicato alla cultura con riviste, libri, oggetti d’arte e performance. Spazio anche al web con il talk di Simone Sbarbati, direttore di Frizzfrizzi, tra i più popolari magazine online di cultura e linguaggi.

Riaperture è il festival della fotografia che vuole mettere al centro di tutto i fotografi: saranno quindi proposti due workshop diversi, tutti ospitati a Factory Grisù. ‘Un’idea dietro la foto è il workshop con Francesco Cito, che porterà la sua esperienza per spiegare come nasce un reportage. Luca Panaro invece insegnerà i segreti del libro fotografico realizzato a mano, oggetto unico tra portfolio e prodotto editoriale, con ‘Dummy Photobook’.

Il programma, che si apre venerdì 29 marzo alle ore 10.00 con le mostre e sabato 30 marzo alle ore 10.30 con l’inaugurazione ufficiale nel cuore della manifestazione, a Factory Grisù, prevede anche letture portfolio: fotografi professionisti, curatori di mostre e progetti editoriali, photoeditor, saranno ospiti a Factory Grisù. Le letture saranno svolte da Francesco Zizola (World Press Photo), Claudia Gori (Premio Voglino 2018), Silvia Taletti (Art Director gruppo editoriale Sprea), Giada Storelli (redattrice Il Fotografo), Rocco Rorandelli (TerraProject) e Teodora Malavenda – Yourpictureditor (photo consultant e curatrice).

Tra le novità del programma collaterale i ‘Caffè con gli autori’. Grazie alla collaborazione delle strutture ricettive della città, nel programma della terza edizione si aggiunge un ulteriore momento di confronto con alcuni degli ospiti di Riaperture. Ogni sabato e domenica, durante il festival, alle ore 10.00 appuntamento davanti a una tazza di caffè per dialogare con i fotografi proprio come essere insieme a colazione. Ecco il calendario degli incontri in hotel, tutti in programma sempre alle ore 10.00: sabato 30 marzo Fabio Sgroi all’Hotel de Prati e Zoe Paterniani al Dolcemela Bed&Breakfast. Domenica 31 marzo Marta Viola all’Hotel Ferrara, Francesco Zizola all’Hotel Duchessa Isabella, TerraProject all’Hotel Europa ed Eugenio Grosso all’Hotel Annunziata. Domenica 7 aprile Edicola 518 all’Hotel Astra.

Saranno previste inoltre visite guidate di alcuni fotografi che racconteranno direttamente al pubblico le fasi del progetto esposto. Spazio anche per i più piccoli, con i laboratori didattici per bambini curati da Rossella Ibba.

Infine, sabato 30 marzo dalle 21.30 alle 24.00 si balla a Factory Grisù con il dj set di Alessio Falavena, conduttore di Propaganda, la trasmissione in onda su Web Radio Giardino. Sarà l’occasione per festeggiare l’apertura di Hangar Birrerie, nuovo locale situato proprio all’interno di Factory Grisù.

È possibile acquistare il biglietto che dà diritto alla visione di tutte le mostre durante tutti i sei giorni del festival già online, sul sito ufficiale www.riaperture.com, o durante i giorni del festival presso le due biglietterie ufficiali, a Factory Grisù (via Poledrelli 21) e alla Caserma ‘Pozzuolo del Friuli’, ingresso via Cisterna del Follo. Tra le agevolazioni previste, sconto per i possessori della MyFe Card. Tutto il programma aggiornato è consultabile su www.riaperture.com/festival/programma.

Riaperture è organizzato dall’associazione culturale omonima, fondata nel maggio 2016 da un gruppo di fotografi, professionisti e non, che si sono riuniti per cercare di portare a Ferrara qualcosa che prima non c’era: un festival di fotografia, innanzitutto, ma anche la spinta a riaprire attività commerciali abbandonate o spazi pubblici chiusi. «”Riaperture” – spiega il presidente dell’associazione Giacomo Brini – è un nome che sottolinea la volontà di riaprire una città e riaprire anche i nostri occhi sulla realtà circostante, attraverso la fotografia di qualità, con un festival organizzato grazie soprattutto alla passione volontaria degli associati».

Dal 29 al 31 marzo e dal 5 al 7 aprile 2019 la fotografia riaccende la luce su quella Ferrara che non si vede in cartolina o sui libri di storia: la Ferrara dell’ex caserme dei pompieri, dei palazzi rinascimentali o di antiche dimore, dei negozi chiusi, di spazi in ristrutturazione, di caserme militari. Quella Ferrara brulicante vita (passata o futura) che, fosse anche solo per sei giorni, tornerà a illuminarsi proprio grazie alla fotografia. Il festival Riaperture è fatto per chi «non vuole lasciarsi stare, dietro o davanti alla macchina fotografica» dice il direttore Giacomo Brini, «e risponde alla necessità di guardare alla realtà che ci circonda, sia locale che globale, con occhi nuovi». Sei giorni di storie da tutto il mondo e da tutti i tempi, con diciassette mostre, otto luoghi e un programma parallelo di incontri e presentazioni, proiezioni e laboratori didattici, e altro ancora: «Per non avere più paura del futuro, ed entrarci dentro con mani, piedi, occhi, cuore».

Contatti

Giacomo Brini 3200152974
Fabio Zecchi 3489211531
email stampa@riaperture.com
web www.riaperture.com
facebook facebook.com/riaperture

Segue scheda tecnica del festival

Riaperture Photofestival Ferrara 2019
3a edizione

Organizzazione, sponsor e partner del progetto

Riaperture Photofestival Ferrara è organizzato dall’APS Riaperture. Ha il patrocinio e il sostegno del Comune di Ferrara. Il festival si svolge in collaborazione con Consorzio Factory Grisù. Il concorso fotografico è sponsorizzato da Foto Pandini.

Partner
KIA Reali Auto, Krifi Caffè, Assicoop, Coop Alleanza 3.0, IBS+Libraccio, Commercianti di via Mazzini, Fujifilm, CIDAS, Zazie Ferrara.

In collaborazione con
Ferrara Arte, Arci Ferrara, FICE, Ferrara Off, Malimpensa, Hangar Birrerie, Web Radio Giardino, Astra Hotel, Hotel Annunziata, Hotel Europa, Hotel Duchessa Isabella, Hotel Ferrara, Hotel de Prati, Dolcemela, B&B Principessa Pio, Fotofabbrica, Viaindustriae, Pizzeria Slurp, CopyArt, Cose Comunicanti.

Media partner
Il Fotografo, The Mammoth Reflex, Filo Magazine

Orari e programma del festival

Apertura mostre venerdì 29, sabato 30, domenica 31 marzo, venerdì 5, sabato 6 e domenica 7 aprile 2019, ore 10.00-19.00
Programma completo: www.riaperture.com/festival/programma

Ingresso del festival

Intero 15€ / Ridotto 13€*
* online, soci Riaperture, IBS+Libraccio, Arci, ACIS, Ferrara Off, YoungerCard, MyFe Card, studenti, over 65, disabili e accompagnatori. Ingresso gratuito per i bambini fino a 13 anni. In biglietteria verrà consegnato un braccialetto che darà l’accesso a tutte le mostre per i tre giorni del festival. Coloro che torneranno nel 2° weekend sprovvisti di braccialetto, possono riaccreditarsi in biglietteria presentando documento d’identità.
Tutti gli eventi a pagamento non inclusi nel biglietto sono segnalati nel programma.

Biglietteria e infopoint
Factory Grisù (via Poledrelli 21) – Caserma ‘Pozzuolo del Friuli’ (via Cisterna del Follo 10)
Programma mostre

Gianni Berengo Gardin – Venezia e le Grandi Navi (Factory Grisù)
Francesco Cito – Il Muro d’Israele (Caserma ‘Pozzuolo del Friuli’)
Elinor Carucci – Getting Closer, Becoming Mother: About Intimacy and Family. 1993 – 2012 (Caserma ‘Pozzuolo del Friuli’)
Simon Lehner – How far is a lightyear? (Palazzo Prosperi-Sacrati)
Claudia Gori – Le sentinelle (Cavallerizza della Caserma ‘Pozzuolo del Friuli’)
Mattia Balsamini – Risorse disponibili (Palazzo Massari)
Fabio Sgroi – Past Euphoria. Post-Europa (Caserma ‘Pozzuolo del Friuli’)
Eugenio Grosso – Kurdistan Memories (Caserma ‘Pozzuolo del Friuli’)
Tania Franco Klein – Sex Robots (Salumaia Hotel Duchessa Isabella)
Ettore Moni – Alps (Palazzo Massari)
Claudio Majorana – The Lost Generation (Caserma ‘Pozzuolo del Friuli’)
Zoe Paterniani – Discovery (Caserma ‘Pozzuolo del Friuli’)
Marika Puicher – Solo (Factory Grisù)

Giovanni Cocco, Caterina Serra – Displacement (via Mazzini)
Concorso fotografico nazionale (Factory Grisù)
Laboratorio CIDAS-Riaperture (Factory Grisù)
Liceo Artistico ‘Dosso Dossi’ – Parola chiave > Futuri (Caserma ‘Pozzuolo del Friuli’)

Bio e abstract delle mostre: www.riaperture.com/festival/mostre
Foto in alta risoluzione di alcune delle opere degli artisti sono scaricabili all’indirizzo:
www.riaperture.com/file/riaperture2019-autori.zip

Luoghi del festival

Via Mazzini
Installazione lungo l’intera via di ‘Displacement’, mostra di Giovanni Cocco e Caterina Serra, a 10 anni dal terremoto de L’Aquila, dal 16 marzo al 28 aprile 2019.

Factory Grisù
via Poledrelli 21, Ferrara
La Caserma dei civici pompieri venne costruita su progetto dell’ing. Luigi Barbantini ed inserita in una ridisegnata trama viaria e degli spazi edificabili. Inaugurato il 28 ottobre 1930 ed abbandonato definitivamente nel 2004,l’ edificio di via Poledrelli è uno degli elementi architettonici che, nella prima metà del XX secolo, ridisegnarono il “Rione Giardino”. La progettazione di questo quartiere rappresentò un esempio moderno di programmazione e di sviluppo di un’area all’interno delle mura a misura d’uomo ed immersa nel verde.
Nell’agosto 2012 l’immobile è stato concesso dalla Provincia di Ferrara in comodato d’uso gratuito all’Associazione no profit “Grisù” che l’ha gestito fino al febbraio 2016, dando avvio al recupero degli spazi e alla selezione delle prime imprese che si sono insediate al suo interno. Il Consorzio Factory Grisù si è costituito a Ferrara nel febbraio 2016 con lo scopo di partecipare alla gara indetta dal Comune di Ferrara per la nuova gestione della factory creativa, ed è oggi il gestore dell’immobile fino al 2023.
In pieno centro storico Grisù, con i suoi 4000 mq di creatività, è un catalizzatore di progetti d’impresa caratterizzati da talento ed innovazione, solo “per chi ha fuoco dentro”.

Caserma ‘Pozzuolo del Friuli’
via Cisterna del Follo 10, Ferrara
La caserma “Pozzuolo del Friuli”, chiamata dai ferraresi semplicemente “la caserma”, venne costruita durante il secondo decennio del Novecento dall’ingegnere Carlo Luppis e dal costruttore Alessio Lanosi ed inaugurata ufficialmente il 1930. In origine, l’area era occupata dal Duecentesco convento agostiniano di San Vito che venne progressivamente demolito per adibirla ad uso militare, poi fu un giardino dove la famiglia degli Este usava trascorrere i pomeriggi in tranquillità per sottrarsi al turbinio del centro e successivamente, dopo la Devoluzione del 1598, un orto.
La Caserma chiuse definitivamente i battenti nel 1997, in seguito alla disposizione ministeriale che prevedeva la riorganizzazione dell’Esercito italiano comportando un progressivo abbandono e degrado degli immobili. L’ex caserma “pozzuolo del Friuli” venne dedicata al 4° gruppo del 121° reggimento d’artiglieria contraerea in onore dei valorosi militari caduti in Russia durante la Seconda Guerra Mondiale. Il complesso si estende a sud est della città per un’area di circa 3 ettari e mezzo e si compone principalmente di tre edifici: un corpo centrale e due laterali af iancati più piccoli af iancati da una piazza d’armi, una Cavallerizza e altri edifici minori. Visitando il corpo centrale, che si trova su via Cisterna del Follo, è possibile notare la scritta Fide iter ad astra, motto del reggimento, traducibile in “Con la fede si arriva alla stelle”. In più, all’interno di una piccola nicchia è presente a l’immagine di Santa Barbara con in mano la palma del martirio, protettrice degli artiglieri. I due corpi laterali invece ospitavano i dormitori, uno per i militari appartenenti al 4°/121° artiglieria contraerea leggera e l’altra alla 7° Batteria Missili, un reparto speciale della NATO operativo in Veneto. Attualmente, le stanze che ospitavano i militari sono completamente spoglie e ciò che è rimasto è solo poco dell’arredamento della zona di svago come il bancone del bar e il tavolo di biliardo. La Cavallerizza è un immenso capannone costruito in stile liberty utilizzato come parcheggio a veicoli, salmerie e gruppi elettrogeni.
Nel 1999, la proprietà della totalità dell’area della Caserma passa nelle mani dell’Agenzia del Demanio e dopo il sisma che, nel 2012, ha colpito la Regione Emilia Romagna, la gestione del recupero dell’intera struttura è gestita dalla Cassa Depositi e Prestiti, società per azioni, controllata dal Ministero dell’economia e delle finanze e, in minor parte, da diverse fondazioni bancarie. Il compendio è sottoposto a vincolo da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

Palazzo Prosperi-Sacrati
corso Ercole d’Este 23, Ferrara
Celebre edificio di Ferrara, posto di fronte al Palazzo Diamanti, al centro dell’Addizione Erculea disegnata dagli Estensi. Costruito nel 1493 da Francesco da Castello, archiatra di Ercole I d’Este, ha subito nel corso dei secoli modifiche significative: sono state demolite le due ali laterali e il cortile, su cui apre il loggiato rossettiano, è ridotto a una piccola striscia di terreno. L’interno ad oggi è in condizioni precarie in attesa di restauro.

Palazzo Massari
Corso Porta Mare 7-9, Ferrara
Eretto alla fine del Cinquecento e chiamato anticamente Palazzo Bevilacqua o Palazzo Rosso, venne commissionato dal conte Onofrio Bevilacqua nel 1591 tra il quadrivio degli Angeli, fulcro dell’ambizioso progetto urbanistico di Biagio Rossetti, e l’antica piazza Nova, oggi Ariostea.
Negli ultimi decenni del Settecento, in concomitanza con l’ampliamento dell’edificio, l’architetto Luigi Cosimo Bertelli trasformò gli orti retrostanti in un parco con giardini all’italiana e costruì l’attuale Palazzina dei Cavalieri di Malta, come dépendance in stile neoclassico.
Dopo alcuni decenni di incuria e spoliazioni seguiti alle conquiste napoleoniche e al tramonto delle fortune dei Bevilacqua, all’indomani dell’Unità d’Italia il palazzo divenne proprietà della famiglia Massari che dispose la trasformazione del parco in un giardino all’inglese.
Nel 1936 il complesso venne venduto dagli eredi dei Massari al Comune di Ferrara che, a partire dagli anni Settanta, vi allestì una collezione d’arte contemporanea ospitando tre importanti istituzioni museali civiche ferraresi: il Museo Giovanni Boldini, il Museo dell’Ottocento ed il Museo d’arte moderna e contemporanea Filippo de Pisis. In un edificio esterno è stato ricavato il Padiglione d’arte contemporanea, adibito a sede di esibizioni temporanee.
A causa del terremoto del maggio 2012 Palazzo Massari venne dichiarato inagibile e conseguentemente svuotato di tutte le opere all’interno, da allora è chiuso per lavori di restauro. Una parte delle opere del Museo Giovanni Boldini e del Museo d’arte moderna e contemporanea Filippo de Pisis sono al momento visibili presso il Castello Estense.
Nel luglio 2018 è stata terminata la prima parte dei lavori (iniziati ad ottobre 2016) che hanno permesso di scoprire la facciata su corso Porta Mare e i colori cinquecenteschi che la decorano. Tra giugno e settembre 2019 è previsto l’avvio della seconda parte dei lavori di riqualificazione del complesso museale che riaprirà probabilmente nel 2022.
Nel 2018 riapre per la prima volta grazie a Riaperture Photofestival, che realizza un allestimento speciale, integrato con le impalcature del restauro. Nel 2019 torna come sede espositiva, per mostrare l’avanzamento dei lavori: oggi la facciata è tornata a splendere, liberata dai ponteggi, così come l’atrio centrale.

Salumaia Hotel Duchessa Isabella
Via Palestro 70, Ferrara
Il lussuoso Hotel Duchessa Isabella, nome che omaggia Isabella D’Este, già membro del Relais & Chateaux, si trova nel centro storico di Ferrara ed è ospitato all’interno di un antico Palazzo del Cinquecento. Al suo interno sono ancora visibili splendidi soffitti a cassettoni con fregi in oro zecchino, porte laccate del XVI secolo, camini dai colonnati antichi, affreschi realizzati dalla scuola ferrarese e pezzi d’antiquariato come la splendida collezione di orologi d’epoca.
L’edificio apparteneva alla famiglia Bonfiglioli che erano di origine ebraica e la Salumaia era il rifugio usato per proteggersi dai bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel 1985 la casa viene acquistata in due atti dall’imprenditrice signora Evelina Bonzagni e da suo marito Claudio Cambia perché il piano nobile apparteneva ai Bonfiglioli e la parte alta era di proprietà della Montedison, successivi proprietari.
La signora Banzagni, dopo cinque anni di ristrutturazione, cambia la destinazione d’uso del Palazzo che, da casa privata diventò un albergo e il rifugio una salumaia come luogo per degustare di vini e prodotti tipici ferraresi. L’Hotel Duchessa Isabella venne ufficialmente inaugurato il 4 aprile 1990.
Riaperture riapre eccezionalmente un luogo solitamente non visitabile ai fruitori dell’hotel, l’antica salumaia: una stanza nel cortile con un’atmosfera intima e conviviale, che ospiterà una delle mostre del festival. Per accedere alla salumaia, i visitatori potranno attraversare gli splendidi saloni dell’Hotel Duchessa Isabella.
È rimasto dell’epoca il pavimento a triangolo in cotto ferrarese, le pareti che ospitano mensole di vini, grande passione di Claudio Cambia, piacentino, il tavolo frattino con sedie Thonet che potevano ospitare circa 20 persone. Qui era possibile infatti degustare piatti tipici ferraresi e, in speciali occasioni, pietanze della cucina kosher. Al di sopra si trova il giardino che donava all’ambiente la giusta temperatura fresca utile ad una buona conservazione dei salumi all’interno.

Negozio via Garibaldi
via Garibaldi 3, Ferrara
Bottega, ex sede di attività commerciale, inserita nel contesto urbano del centro storico, appena fuori dalla centralissima piazza Municipale, da cui si accede al Duomo. Le mura cittadine distano soltanto 2 km.
Nonostante l’ottima collocazione sia urbanistica che commerciale, negli ultimi anni risente della crisi delle peculiarità commerciali delle botteghe tradizionali, cambiando spesso gestione e restando inutilizzato per lunghi periodi.

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it


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