Skip to main content

Quando, anni fa, mi trasferii a Ferrara alcuni amici mi consigliarono di spiare attraverso i portoni delle vie del centro. La cosa mi stupì non poco ma loro, osservando la mia espressione dubbiosa, mi spiegarono che i veri gioielli nascosti della città erano le corti interne dei palazzi storici, dove si celano giardini degni di una favola, ma di proprietà privata e difficilmente visitabili. Col passare del tempo ho avuto la fortuna di scoprire anche io alcuni di questi splendidi cortili, che attraggono coloro che li scoprono,facendo sì che venga dimenticata la città, distante solo un portone. Così ho scoperto la bellezza del palazzo Scroffa, edificio rinascimentale in via Terranuova, e la magia del suo giardino, incantevole anche in pieno inverno.
All’interno di questa cornice senza tempo, una porta finestra spalancata ti invita a scoprire un altro genere di bellezza. Il palazzo, infatti, ospita la Galleria d’Artè Primaluce, associazione culturale nata a Milano e trasferitasi a Ferrara, che con esposizioni, corsi e visite guidate, desidera diffondere l’arte come elemento di crescita del territorio. Il sole sta calando, le ombre nel giardino si allungano e i punti più nascosti sono già avvolti dall’oscurità della sera: la luce proveniente dalla sala più ampia della galleria colpisce i colori sulle tele e illumina le istallazioni, richiamando i curiosi all’interno delle sale, perché le opere possano mostrarsi. Venerdì, infatti, è stata inaugurata la nuova esposizione, curata dal critico d’arte Nadia Celi, visitabile fino al 12 febbraio. Sarà possibile ammirare non solo la collettiva, che ospita artisti emergenti e altri di fama internazionale, ma anche la personale “Le mie donne” del pittore ferrarese Enrico Gherardi.
La curatrice Nadia Celi accompagna i visitatori all’interno delle sale, segna il percorso soffermandosi su ogni opera, per mostrarla al meglio, raccontandone l’essenza. Così le creazioni di Stefania Bertini Cavelti, artista di origini fiorentine trasferitasi in Svizzera, acquistano vita, evidenziando la potenza dell’unione dei quattro elementi, del sacro e del profano, le differenze tra i sessi, in un’unica opera. Ci vuole attenzione per scoprirne tutti i dettagli ma anche pazienza, come se l’artista volesse che ciò che ha creato si sveli lentamente, lasciando che colui che osserva si faccia trasportare dai sensi. L’artista fiorentina divide la sala con altre due donne che hanno trovato nel colore travolgente e nel simbolismo la base con cui esprimersi.
Le opere di Gabriella Teresi, pittrice napoletana di fama internazionale, hanno un impatto più diretto con chi guarda, sembrano volerlo avvolgere, trasmettendo, con l’esplosione di colori, una visione complessa e personale del mondo che ci circonda. Ultima artista raccontata dalla curatrice è Serena Martelli, bolognese, che, giocando con i materiali, crea riflessi di luce e giochi di colore.

Forza, spiritualità e contrasti sono anche i temi degli artisti scelti per la collettiva del mese, in cui gli aspetti più contrastanti dell’essere umano vengono esposti con fare di sfida. Di grande impatto l’opera di Simonetta Barini, che rappresenta due giovani, con corpi atletici, intenti a stringersi, cercando però, in questa spirale infinita, una via di fuga. Totalmente diverse, invece, le sculture di Donato Ungaro, ricavate da tronchi d’ulivo, blocchi da cui non è l’opera ad uscire ma è lo spazio ad entrare in essi.

L’ultima sala, dedicata all’artista Gherardi, ospita cinque delle sue opere, che rappresentano donne dai corpi minuti e dagli sguardi taglienti che pretendono la dovuta attenzione, invitano ad unirsi a loro nei momenti d’intimità, ma anche nelle sfide.

“L’artista obbedisce all’ispirazione- afferma Enrico Gherardi, presente all’inaugurazione- non può fare altro. Anche io a volte, dopo aver finito un’opera, la riguardo con attenzione, per capirla meglio. “Le mie donne” non sempre hanno successo, o si amano o si odiato. C’è chi vede in questi corpi troppo magri uno stereotipo culturale, altri non apprezzano l’intimità che c’è tra loro. Secondo me il mondo femminile è sacro,sempre, anche nel suo lato più oscuro. Questo perché le donne hanno una complessità a cui noi uomini possiamo solo aspirare. In tutto ciò che fanno c’è un insieme di sentimenti: dove c’è invidia c’è ammirazione, dove c’è attrazione non manca la paura, dov’è presente l’odio, c’è l’amore”.

La mostra sarà visitabile sino al 12 febbraio alla Galleria Artè Primaluce, in via Terranuova 25.

tag:

Chiara Ricchiuti


PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

Top Five del mese
I 5 articoli di Periscopio più letti negli ultimi 30 giorni

05.12.2023 – La manovra del governo Meloni toglie un altro pezzo a una Sanità Pubblica già in emergenza, ma lo sciopero di medici e infermieri non basterà a salvare il SSN

16.11.2023 – Lettera aperta: “L’invito a tacere del Sindaco di Ferrara al Vescovo sui Cpr è un atto grossolano e intollerabile”

04.12.2023 – Alla canna del gas: l’inganno mortale del “mercato libero”

14.11.2023 – Ferrara, la città dei fantasmi

07.12.2023 – Un altro miracolo italiano: San Giuliano ha salvato Venezia

La nostra Top five
I
 5 articoli degli ultimi 30 giorni consigliati dalla redazione

1
2
3
4
5

Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

1
2
3
4
5

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it