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Un cane particolarmente espressivo, l’intricarsi di curiose vicende quotidiane e alcune riconoscibili macchiette cittadine completano l’intreccio di “Giallo di Zucca”, che è valso alla scrittrice e blogger Gaia Conventi il terzo posto 2009 a “Delitto d’autore” e la menzione speciale al premio “Adamantes”. Si tratta dell’ultima uscita per l’autrice nata a Goro ma da molti anni approdata in città. E’ un giallo verace e casalingo che riporta un ironico protagonista alle sue origini estensi per indagare su quattro bizzarri e, per definizione, inspiegabili delitti.

Una prima precisazione: il terzo posto a Delitto d’Autore è del 2009, ma Giallo di Zucca esce a settembre 2013…
«Giusto. Il romanzo è stato scritto qualche anno fa, solo in seguito è arrivata la casa editrice Betelgeuse che ha deciso di pubblicarlo».

Parliamo di genere, quello letterario: il quarto romanzo giallo dopo svariati racconti, sempre noir?
«Sempre. Un giallo all’inglese, un po’ alla Agatha Christie (se posso permettermi!). Vuole essere leggero e umoristico pur seguendo un filone ben definito, ormai una costante per me. Sono convinta che ogni autore scriva di quel che ama ed io ho una passione per i gialli».

Come ha iniziato a scrivere?
«Per gioco: ero davanti al computer ed ho immaginato il primo racconto. Da lì ha preso vita la serie i Delitti di LittleTown, che inizialmente ho pubblicato a puntate, online».

Non solo narratrice ma anche autrice del blog “Giramenti”.
«Un’occupazione che mi diverte moltissimo. Un blog di satira editoriale, in cui parlo di tutto quello che va storto in questo settore: credo che l’editoria sia un grande castello di carte, dalle fascette che declamano i successi dei libri ai concorsi letterari, dalle case editrici a pagamento fino al nuovo reality per aspiranti scrittori di Rai3, Masterpiece»

Veniamo al romanzo, sequel di “Una scomoda indagine” e “Un cane fetente”… Un attore co-protagonista a quattro zampe che compare anche in Giallo di Zucca?
«Esattamente. E’ Poirot, il pastore belga del nostro Luchino, fotografo della scientifica. Tra i personaggi forse è quello che preferisco: è il più furbo, dorme tutto il giorno e mangia pizza. Fa indubbiamente una gran bella vita».

Altra protagonista indiscussa è senz’altro Ferrara, come la descriverebbe?
«Ferrara è la vera prima donna del romanzo. Il bello di questa città è la sua capacità di racchiudere tutto in una piccola dimensione: da anni fotografo i suoi scorci, le sue volte e mi rendo conto che potrei non smettere mai. Ci saranno sempre nuovi spunti per fare la turista a casa mia, perché in fondo Ferrara è come una torta a sorpresa da cui non esce una ballerina, ma la storia».

A questo proposito il libro ha ricevuto il patrocinio della Provincia ed esibisce la prefazione della sua presidentessa, Marcella Zappaterra.
«Una vicenda che dipende dalla mia faccia tosta. Cogliendo il suggerimento di mio marito, mi sono buttata: ho cercato l’indirizzo e ho inviato una mail alla presidentessa Marcella Zappaterra. Da questo è seguito uno scambio di corrispondenza e l’invio del mio manoscritto. In pochi giorni tutto è stato fatto, un’opportunità bellissima di cui ancora la ringrazio»

Nel romanzo ci sono molti riferimenti al cibo, soprattutto a pietanze della tradizione ferrarese. Nascondono una passione per la cucina?
«Certamente, ma lungi da me dichiararmi una cuoca. Sorrido se penso che appena è uscito Giallo di Zucca mi hanno chiesto come si cucina la vera salama da sugo; io ho spiegato loro che al massimo sarei stata in grado di consigliare un buon ristorante in cui gustarsela»

La trama invece, pura invenzione o nasconde davvero qualche intrigo ferrarese?
«Innanzitutto riempio spesso i miei romanzi di persone realmente esistenti: amici e conoscenti. Senza contare che in questo caso i nomi di alcuni protagonisti sono stati scelti grazie a un piccolo concorso lanciato su Facebook. Poi ci sono i luoghi, c’è Ferrara: tutti i riferimenti sono riconoscibilissimi. Insomma il libro è colmo di cose e persone reali ed esistenti, ma c’è da stare tranquilli, sono ancora tutti vivi».

Progetti per il futuro?

«Continuare a promuovere il mio libro, scrivere e mantenere una vivace discussione sul mio blog. Inoltre, di recente mi hanno proposto di fare del romanzo un gioco di ruolo»

Prima di lasciarci, ci svela chi è l’assassino?
«Assolutamente no! Ma posso dirvi che, a conti fatti, aveva i suoi buoni motivi»

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Valentina Preti

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di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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