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Da: Librerie Coop Castello.

Con il libro La strage degli innocenti, Maurizio Dianese e Gianfranco Bettin tornano a esplorare l’ambiente neofascista veneto che dal dopoguerra ha fornito manovalanza e logistica alle “stragi di stato” in Italia. Venerdì 21 febbraio, alle 18, nello spazio di Librerie.coop dentro l’Ipercoop “Il Castello”, i due autori presenteranno La strage degli innocenti (Feltrinelli) con il giornalista Stefano Lolli. La strage del titolo è quella di Piazza Fontana (1969), di cui si conosce tutto, ma che non ha avuto risposte chiare e definitive dal lungo e contraddittorio percorso giudiziario.
Lo scenario che si spalanca da questa lettura trasforma improvvisamente sospetti, intuizioni e fatti scollegati in realtà storiche coerenti, in assenza delle quali si è brancolato per decenni nella confusione e nello sconforto.
Il lavoro di Danese e Bettin è necessario e prezioso perché altre inchieste recenti, giornalistiche e giudiziarie, stanno facendo emergere un ordito coerente, su cui poter disporre le singole trame e leggere infine il disegno generale che ha generato la “strategia della tensione” e le “stragi di stato”. Dal ’69 con la lunga serie di azioni terroristiche neofasciste, dall’assassinio di Aldo Moro rapito dalle Brigate Rosse infiltrate, fino alle stragi gestite dalla mafia di Totò Riina, alla uccisione dei magistrati Falcone e Borsellino e alle trame massoniche di Licio Gelli, ogni singolo evento generatore di morte, dolore, terrore e smarrimento pare rispondere solo a esigenze di controllo politico sul nostro paese da parte della Cia e della Nato. Vecchi atti, documenti recuperati da archivi sepolti e inchieste recenti proclamano che neofascisti, mafiosi, massoni, alti funzionari del ministero degli interni e ufficiali delle forze armate, magistrati e imprenditori sono stati gli esecutori consapevoli in una rete ben coordinata e segreta: si trattava, ieri, di vincere la Guerra Fredda contro il Comunismo, e oggi di coprire le nefandezze del passato e relativi esecutori e mandanti, in favore di un ordine mondiale nemico dell’uomo e della natura.
L’evento è stato possibile grazie al sostegno di Coop Alleanza 3.0 e di Librerie.coop, che continuano a credere le parole oneste siano alla base di ogni azione autentica.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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