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Il giornalismo esiste ancora. Non è morto, sopravvive coraggioso al dilagante piattume disinformativo dei media tradizionali, monco di appoggi e visibilità, ma forte di un’etica comunicativa che non può essere tradita. I suoi luoghi non sono le televisioni o i grandi megastore. Sono piuttosto il web e le piccole librerie, dove non si è sopita l’abitudine di fare pensiero: divergente, se necessario.

Un momento dell’incontro

E’ accaduto così che martedì pomeriggio mi sono trovato, presso la libreria Sognalibro di Ferrara, a partecipare a un dialogo pubblico tra due grandi giornalisti emiliani, Gian Pietro Testa e Gianni Flamini, autore di inchieste sul terrorismo e la politica: ultima in ordine di tempo ‘Maschere e tresche. Il terrorismo da Obama a Trump. Strutture, dinamiche e retroscena globali’ edito da Castelvecchi quest’anno.
Due gentiluomini d’altri tempi, leggende viventi del giornalismo italiano, che nonostante il trascorrere del tempo continuano imperterriti a svolgere il proprio lavoro: informare.
E’ molto chiaro Flamini: “tutti i nostri media sono controllati, per sapere cosa succede nel mondo bisogna guardare altrove”. Quell’‘altrove’ è oggi internet, l’unico mezzo ancora impossibile da manipolare. Ci provano, attraverso il controllo delle cosiddette ‘fake news’, ma senza successo. “Grazie alla rete – continua Flamini – è possibile infatti consultare ogni giorno le agenzie di tutto il mondo”, mettendo insieme i dati e verificando quali sono più o meno attendibili, e soprattutto “evitando di rimanere vittime della grande narrazione occidentalista imperante”. La Storia, si sa, la scrivono i vincitori e la Storia ufficiale degli ultimi cento anni non è ancora stata cambiata. Peggio ancora, l’esistenza di dibattiti storici è persino sottaciuta o risibilmente derisa. “La Storia del passato”, ammonisce Gian Pietro Testa, “è in realtà la Storia del futuro”. Facile dimostrarlo: basta guardare la situazione internazionale di oggi: “Siamo in guerra permanente ormai da decine e decine di anni, con l’Italia sempre in prima fila”, a causa della sua – la nostra! – appartenza alla Nato. “E’ almeno da Pearl Harbour che gli Stati Uniti si impegnano a provocare tensioni, focolai e vere e proprie guerre in giro per il mondo. Noi italiane e italiani lo sappiamo bene, visto il terribile periodo del terrorismo che abbiamo dovuto affrontare nel nostro Paese – ha continuato Testa – Eppure, quante volte viene ricordato il ruolo direttivo rivestito dalla Cia, sin dalle prime elezioni politiche?”
“Non sono bastati”, tuttavia, “neppure la Jugoslavia, l’Afghanistan, l’Iraq, la Libia, l’Ucraina o la Siria per far prendere coscienza al nostro popolo dei terribili crimini di complicità di cui ci stiamo macchiando”. E’ forse un nostro vanto l’utilizzo di aerei italiani da parte della – democraticissima – Arabia Saudita per bombardare donne, uomini, bambine e bambini yemeniti?

E mentre l’Isis sta diventando un ricordo del passato, grazie alla efficace – ma ‘russofobicamente’ biasimata – azione dell’esercito russo insieme con quello del legittimo governo siriano, nuovi obiettivi spuntano all’orizzonte nel vero e proprio puzzle del Medioriente, Libano in primis. Su chi contare? La risposta non può che essere una: su chi è davvero in grado di informarsi e di comprendere la pericolosità di un’alleanza guerrafondaia. Il popolo del web ha gli strumenti per poter sapere, decidere e agire. Il mondo non aspetta. Ma una speranza c’è.

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Ivan Fiorillo

“Lo Scettico”: un divulgatore non convenzionale alla ricerca della verità.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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