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Da: Università degli Studi di Ferrara – Ufficio Stampa, Comunicazione Istituzionale e Digitale

Premio a laureata Unife per la tesi sulla violenza contro le donne. Raccolti i dati sulle violenze subite dalle donne ferraresi.E a Unife una sedia rossa per dire NO alla violenza di genere.

Camilla Paganelli, giovane laureata del Corso di Scienze Infermieristiche ed Ostetriche dell’Università di Ferrara, si è aggiudicata uno dei tre premi per la migliore tesi sul tema del contrasto alla violenza contro le donne, istituito dall’Associazione di Volontariato PerLeDonne. Il lavoro, dal titolo “La consapevolezza come strumento di formazione. Studio epidemiologico sulla violenza di genere negli anni 2014/2016” è stato eseguito sotto la guida delle Dottoresse Rosaria Cappadona e Roberta Capucci. La tesi ha realizzato una raccolta dati sistematica analizzando gli accessi per violenze e/o maltrattamenti effettuati presso uno dei Pronto Soccorsi dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria e dell’Azienda USL di Ferrara nel biennio 2014-2016, in continuità con uno studio svolto dal 2008 al 2013, analizzando perciò un arco temporale di 9 anni. Sono state 1359 le donne che tra il 2008 ed il 2013 si sono rivolte all’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara per violenze e maltrattamenti (226 all’anno), con una reiterazione del 19% delle violenze domestiche. Dal 2014 a 2016 gli accessi all’Ospedale sono stati 596, con una media di 199 casi l’anno. Nel complesso gli accessi del biennio 2014-2016 afferiti presso uno degli Ospedali della Provincia di Ferrara (Cona, Argenta, Cento, Lagosanto e Struttura Sanitaria Territoriale di Comacchio) sono stati 917 (306 all’anno) con una reiterazione del 23%”

“Nel corso di questi anni di studio abbiamo visto importanti miglioramenti, grazie all’introduzione del Protocollo interaziendale “Linee Guida – Accoglienza e trattamento delle donne vittime di violenza” del 2013, che ha portato un miglioramento dell’operato dei Sanitari, in termini di riconoscimento e gestione delle situazioni a rischio e nel rapporto con le Forze dell’Ordine e nella rete territoriale”.

“Secondo obiettivo della tesi – prosegue Camilla Paganelli – riguarda l’integrazione ed il coordinamento del lavoro dei Servizi Sanitari con quello delle Forze dell’Ordine. Il solo dato ospedaliero rappresenta una sottostima del fenomeno. Sono stati confrontati i dati numerici dei casi di violenza gestiti dagli operatori sanitari e dalle forze dell’ordine del secondo semestre del 2016. In questo periodo gli Operatori Sanitari hanno gestito 175 accessi di Pronto Soccorso per violenza e/o maltrattamenti, mentre le Forze dell’Ordine ci hanno comunicato nello stesso semestre, 540 interventi per liti domestiche (all’incirca 90 al mese), quindi ben più alto del numero di persone che si rivolgono al pronto soccorso.”.

La tesi di Camilla ha inoltre preso in esame i casi di violenza in gravidanza. “Spendo solo due parole, da ostetrica, sulla violenza in gravidanza. I maltrattamenti in gravidanza e lo stress cronico che ne deriva aumentano il rischio di aborto, parto prematuro, nascita di neonati di basso peso e depressione post partum. Gli ambulatori della gravidanza diventano quindi un luogo prezioso per far emergere le richieste d’aiuto con operatori qualificati in grado di cogliere segnali d’allarme. Dal 2008 al 2016, 51 donne vittime di violenza che si sono rivolte all’Ospedale di Ferrara aspettavano un bambino”.

“Mi auguro che i dati emersi, assolutamente reali, possano costituire un riferimento per quantificare le risorse necessarie a farvi fronte, sia in termini di supporto della vittima nell’immediato (prima accoglienza, supporto psicologico), sia per definire percorsi di accompagnamento ed uscita dalla violenza. Rendersi conto di come l’agire professionale possa avere un peso fondamentale nell’aiutare la donna ad intraprendere un percorso di uscita dalla violenza è fondamentale per motivare gli Operatori Sanitari e le Forze dell’Ordine a continuare ed aumentare l’impegno nella prevenzione e nel contrasto del fenomeno”.

A Unife sedie rosse vuote per dire NO alla violenza contro le donne

Violenza di genere e violenza contro le donne. L’Università di Ferrara dice NO: in questi giorni in tutte le strutture dell’Ateneo e in Rettorato, si trova una sedia rossa, vuota, collocata nell’atrio principale di ciascun edificio, a simboleggiare il vuoto lasciato da ogni vittima di violenza. Su queste sedie rosse sono state messe a disposizione carta e penna, che sono servite a ciascuno di esprimere un proprio NO alla violenza di genere.

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UNIVERSITA’ DI FERRARA


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di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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