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Da: Coordinamento nazionale dei docenti della disciplina dei diritti umani

Il Coordinamento nazionale dei docenti della disciplina dei diritti umani, in occasione della Giornata internazionale per l’alfabetizzazione, istituita dall’UNESCO il 17 novembre del 1965, invita il MIUR a promuovere in ogni realtà scolastica progetti che affrontino e sviluppino tematiche atte a ridurre maggiormente il fenomeno con una particolare attenzione alla problematica dell’analfabetismo funzionale.
Secondo i dati OCSA sette italiani su dieci sono analfabeti funzionali. Che cosa significa? Dalla definizione riportata nell’articolo “Scopri se sei anche tu un analfabeta funzionale” di Maddalena Ferrari e Diletta Mazzotta, pubblicato su “Il Sole 24 Ore” del 13 agosto del 2018, “l’analfabeta funzionale consiste nell’incapacità di un individuo di usare in modo efficiente le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana: non sono in grado di comprendere le istruzioni di un frullatore, credono all’opinione di chiunque senza informarsi e ancora non sanno distinguere la figura del giornalaio da quella del giornalista.”
L’incapacità di leggere, interpretare i fatti, attingere alle fonti di informazione è determinata da un malsicuro possesso delle abilità di base (lettura, scrittura e calcolo). L’individuo svantaggiato culturalmente non solo costituisce facile preda per le associazioni criminali, ma diventa zavorra per il sistema Stato, in quanto scarsamente capace di autodeterminarsi e apportare il proprio contributo in termini di creatività ed esperienza nella società. Proprio in considerazione di tali implicazioni, Don Pino Puglisi, ucciso dalla Mafia il 15 settembre, aveva sempre lottato per l’affrancamento dalle pastoie dell’ignoranza e dell’emarginazione sociale, operando proprio in quartieri considerati serbatoi di “carne da cannone”, bassa manovalanza, per i clan malavitosi.
L’a.s. 2019/2020 segna l’inserimento nella scuola italiana dell’Educazione civica come disciplina a sé stante; motivo per il quale è ulteriormente necessario insistere sulla divulgazione dei temi di cittadinanza attiva per raccogliere l’eredità spirituale e civica di Don Pino Puglisi e ridimensionare il fenomeno dell’analfabetismo funzionale.
Il Coordinamento auspicherebbe l’istituzione da parte dell’ONU della Giornata Internazionale della Scuola, da associare alla Giornata Internazionale per l’Educazione (24 gennaio), in quanto, essa dopo la famiglia, è l’agenzia formatrice più determinante nella crescita di ciascun individuo.
“È importante parlare della mafia, soprattutto nelle scuole, per combattere contro la mentalità mafiosa. Non ci si fermi però ai cortei, alle denunce, alle proteste. Le proteste devono essere confermate dai fatti.” (Don Pino Puglisi).

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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