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da: ufficio stampa A.N.B.I.

Giornata mondiale dell’acqua 2016: Salvatore Giacchetti (Presidente aggiunto onorario Consiglio Stato): “Salvare le risorse idriche italiane dall’inquinamento. Contro i criminali necessitano nuovi reati ambientali”.

L’84% del “made in Italy” agroalimentare (37 miliardi il valore dell’export) dipende dall’irrigazione, che interessa circa 2.400.000 ettari, che pongono l’Italia al secondo posto in Europa, dopo la Spagna, come superficie irrigata. L’uso dell’acqua irrigua (in termini di volumi) avviene soprattutto nelle regioni del Nord Ovest (59%), seguite da quelle del Nord Est (14%), Sud (13,5%), Isole (9%), Centro (4.5%). Negli anni recenti si è assistito ad una tendenza verso sistemi di irrigazione più efficienti e che ha interessato il 42% delle aziende agricole ed il 40% delle superfici irrigate. Le principali colture irrigue sono, oltre al riso, il mais da granella, le foraggere, il mais verde, gli agrumi, la frutta e le orticole. Più della metà delle aziende agricole irrigue (circa 700.000) si approvvigiona tramite i Consorzi di bonifica e di irrigazione, mentre il 18% affianca l’autoapprovvigionamento a tale prassi.
E’ evidente, commenta l’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e della Acque Irrigue (ANBI), che la qualità delle produzioni agricole è strettamente legata anche a quella delle risorse idriche.
“Per questo, ma non solo – afferma Salvatore Giacchetti, Presidente Aggiunto Onorario del Consiglio di Stato – un primo obbiettivo deve essere quello di salvare le acque fluenti dal progressivo inquinamento, cui sono sottoposte. Se si tratta di sola maleducazione, occorre avviare, fin dalle elementari, un serio programma scolastico di educazione ecologica.
Ma se si tratta di incoscienza o peggio di criminalità va preso atto che l’attuale sistema sanzionatorio ha scarsa efficacia dissuasiva e che quindi va rafforzata l’attuale tutela penale e amministrativa delle acque. Occorrerebbe perciò da un lato introdurre i reati di attentato all’ambiente e di omicidio ambientale e dall’altro istituire una black list, in cui iscrivere le imprese rinviate a giudizio o sanzionate in via amministrativa per inquinamento della falda o delle acque pubbliche; da tale iscrizione – insiste il Presidente Aggiunto Onorario del Consiglio di Stato – dovrebbe derivare una serie di conseguenze negative per l’inquinatore quali la sospensione della legittimazione a contrarre rapporti con la Pubblica Amministrazione e soggetti equiparati; la sospensione di qualunque beneficio pubblico di ordine industriale, commerciale e fiscale; il vincolo dei rimborsi IVA e di eventuali sgravi o benefici fiscali a garanzia del risarcimento dei danni provocati alle persone e all’ambiente; l’assoggettamento a class action agevolate; la sottoposizione automatica a monitoraggio ambientale e fiscale. Certo – conclude Giacchetti – queste iniziative non colmerebbero la carenza culturale ed etica che c’è a monte degli attuali comportamenti incoscienti o criminali; ma quanto meno creerebbero un effettivo timore della pena, che potrebbe contribuire a far sì che l’attuale apertura all’economia verde, di cui l’acqua è la linfa vitale, non si riduca ad una malinconica speranza verde”.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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