Skip to main content

di Matilde Bigoni, Eleonora Cavallini, Gioia Frigo*

“Ogni conquista umana non è mai per sempre”, ha esordito così Mara Salvi, preside del liceo Ariosto di Ferrara, in occasione dell’appuntamento ‘Promemoria Auschwitz: l’esperienza del viaggio’, tenutosi nel pomeriggio del 26 gennaio scorso nella sede del’istituto cittadino.
L’incontro era finalizzato alla presentazione dell’esperienza, che ha visto coinvolti diciassette studenti delle classi quarte provenienti dall’Istituto tecnico Itis e dal liceo Ariosto, promossa dall’associazione Deina con la collaborazione dell’Istituto di Storia Contemporanea dell’Università di Ferrara.

Il progetto ‘Promemoria Auschwitz’, nato con lo scopo di formare i giovani alla cittadinanza e alla consapevolezza della complessità del reale, prevede la realizzazione di ‘viaggi di memoria’ in uno dei luoghi tristemente noti per l’Olocausto: Cracovia ed il campo di concentramento Auschwitz-Birkenau, a contatto con la realtà dei fatti accaduti nel periodo nazista. Con l’appoggio di tre tutor universitari, i ragazzi hanno trascorso i mesi precedenti alla partenza immersi nella ricerca e nello studio degli eventi che hanno segnato negativamente il ‘900.
Per la restituzione dell’esperienza, gli studenti hanno prodotto un video in cui ognuno di loro riferiva i momenti e le emozioni più significativi vissuti durante la preparazione, la realizzazione e a seguito del viaggio.
L’incontro svoltosi al Liceo è stato anche un’occasione per interrogare alcuni ragazzi, insegnati ed educatori presenti sul significato di questo viaggio.

Quali cambiamenti del vostro modo di essere o di pensare ha prodotto in voi la visita dell’ex-lager di Auschwitz e di Auschwitz II-Birkenau?
Ad Auschwitz abbiamo deciso di non fare foto per principio, e anche in altri musei, successivamente, non abbiamo usato i telefoni perché le foto non rendono ciò che rimane impresso nella memoria. Sofia

Adesso, quando sento battute riguardanti l’argomento del nazismo o ogni riferimento ai fatti accaduti mi sento colpita in prima persona. Marta

Ciò che mi sono portato a casa è un senso di sfiducia verso l’essere umano. Bisogna lavorare sulla solidarietà. Pietro

Non è la stessa cosa essere vittima e carnefice. Giulia

Dopo questo viaggio,quale esortazione vorreste fare ai ragazzi più giovani?
Vedo continuamente atteggiamenti ostili verso gli altri ragazzi, e già la vita è dura. Dovrebbero capirlo loro in prima persona. Giulia

Invito ad andare sul posto. È davvero un viaggio dell’esistenza. Giulia

Ci indigniamo per quello che è successo, però oggi questa conquista di libertà e umanità non deve essere persa. Irene

Com’è stato essere uno dei pochi testimoni di un’esperienza come questa, in classe?
L’abbiamo raccontato in tutte le lingue! I nostri compagni erano molto interessati, anche perché molti di loro avrebbero voluto vivere la nostra stessa esperienza. Marta

In ognuno di noi c’è una parte buona e una cattiva. Ne ‘Le sorgenti del male’ Zygmunt Bauman definisce “un confine poroso” quello tra l’essere malvagi e l’essere normali, e quindi si chiede chi sia veramente il colpevole di ciò che è successo. Lui la definisce la tattica della “diffusione di responsabilità”. Secondo voi?
Eichmann, ad esempio, ne ‘La banalità del male’ della Arendt si difende continuando a dire che ha solo eseguito degli ordini, quindi che la sua responsabilità era nulla. Ma la responsabilità è di tutti. Nel momento in cui tu ti rendi conto di ciò che stai facendo, una parte di responsabilità ce l’hai. Irene

Alcuni studiosi del post olocausto l’hanno chiamata colpa collettiva. Va distinta in gradi di responsabilità. Però noi siamo indifferenti. Certo, non siamo i colpevoli principali. Attorno a noi avvengono drammi che sono altrettanto gravi e drammatici e chi si gira dall’altra parte ne è altrettanto colpevole. Professoressa Mingozzi

Cosa provereste tra qualche anno a tornare negli stessi luoghi?
Da ragazzi si provano delle emozioni che ti arrivano direttamente, che tu non riesci bene a spiegarti. Magari, crescendo, la cosa può essere vista in maniera più razionale e matura. Anche se la razionalità, quando si parla di eventi del genere, non esiste. Giulia

Qual è lo scopo di questo progetto?
Serve a costruire un puzzle per avere una vista completa dei fatti accaduti. Un ulteriore sviluppo del progetto sarebbe proprio che i ragazzi che hanno vissuto l’esperienza facessero da tutor alle nuove generazioni. Margherita

Qual è stato un momento o un particolare che vi ha colpito di più durante la visita ad Auschwitz?
Alla vista di quei luoghi ho avuto una sensazione di solitudine e desolazione. Come se fossi sola, in un campo enorme. Sofia

A me hanno colpito i graffi che sono presenti sulle pareti delle camere a gas. Vogliono simboleggiare la ricerca di una via d’uscita anche quando tutto è perduto. Silvia

La stanza dei capelli mi ha colpito particolarmente. Rappresenta la femminilità rubata. Giulia

Gli oggetti ritrovati dei bambini rappresentano fino a dove la crudeltà dell’uomo può arrivare. Pietro

Attraversato il cancello mi sono immedesimato in queste persone ignare di ciò che le attendeva. Edoardo

*Alunni del Liceo L. Ariosto di Ferrara

tag:

Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it