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da: organizzatori

Si svolge giovedì 11 dicembre a Ferrara l’incontro pubblico di presentazione della “Fondazione emiliano romagnola per le vittime dei reati come strumento di giustizia riparativa. Il caso della violenza contro le donne e i minori”, accreditato per avvocati e assistenti sociali ma aperto a tutti gli interessati.
L’evento ha luogo presso la Sala della Musica (Via Boccaleone 19) dalle 18,30, con una conversazione tra il Sindaco di Ferrara, Tiziano Tagliani, il Presidente della Fondazione Sergio Zavoli, la direttrice Elena Buccoliero e l’avvocato Eleonora Molinari, della Fondazione Forense Ferrarese, collaboratrice del Centro Donna Giustizia che a Ferrara accoglie e dà supporto alle donne vittime di violenza. Scopo degli interventi sarà far conoscere l’azione della Fondazione e calarla particolarmente sia nella realtà ferrarese, sia nei casi di vittimizzazione in ambito familiare.
L’incontro prosegue alle 21 con la lettura teatrale “I bambini non hanno sentito niente”, un testo che ci porta nel cuore della violenza domestica presentando due storie, una molto plausibile, la seconda realmente avvenuta e oggetto di intervento da parte della Fondazione.
Nella prima parte della lettura conosciamo una famiglia come tante. I due genitori sono convocati in tribunale dopo una lite violenta che ha comportato l’intervento delle forze dell’ordine e, ascoltati singolarmente, cercano di spiegare ad un giudice invisibile ciò che sta accadendo tra le mura domestiche. Verranno richiamati a distanza di cinque anni – e in questo caso verranno ascoltati anche i due figli, nel frattempo cresciuti – per un bilancio sulla loro situazione.
La seconda parte del testo racconta invece una storia estrema. Uno dei tanti femminicidi che la cronaca ci riporta costantemente, sviscerato però attraverso le voci delle forze dell’ordine, dei familiari e del padre stesso, nel momento in cui spetta all’autorità giudiziaria stabilire l’affidamento dei bambini orfani della mamma per mano del papà. Anche in questo caso, davanti ad un giudice invisibile che è poi uno stratagemma per entrare più in profondità, i personaggi raccontano a se stessi e al pubblico la loro esperienza umana.
La lettura è l’occasione per entrare nell’argomento della violenza nelle relazioni intime tenendo conto del punto di vista dei bambini, troppe volte messo da parte, e per ascoltare anche la voce degli uomini maltrattanti divisi tra barlumi di consapevolezza e desiderio di negazione. Apre inoltre un piccolo squarcio sui meccanismi spesso oscuri seguiti dalla giustizia minorile nel trattare situazioni familiari complesse.
Le vicende raccontate sono vere o verosimili e sono state ricostruite da Elena Buccoliero basandosi su udienze realmente avvenute presso il Tribunale per i Minorenni di Bologna. Le voci sono quelle di Fabio Mangolini, che cura anche la regia insieme ad Andrea Paolucci, e di Micaela Casalboni, Paolo Fronticelli, Paola Roscioli e Ida Strizzi. Si realizza così una collaborazione tra l’attore ferrarese, di valore riconosciuto a livello internazionale, e il Teatro dell’Argine, una realtà che da vent’anni a San Lazzaro di Savena avvicina le generazioni alla scena e produce spettacoli intorno ai temi più scottanti del nostro tempo.
L’evento rientra nel progetto “Violenza di genere e rete locale – II fase”, coordinato dal Comune di Ferrara e partecipato da Movimento Nonviolento, Centro Donna Giustizia, Centro d’ascolto per uomini maltrattanti. È realizzato in collaborazione con Camera Minorile e Fondazione Forense Ferrarese, e gode del patrocinio dell’Unione Nazionale Camere Minorili.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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