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Da Info Nuovecarte

Giovedì 11 gennaio 2018 – ore 17.00
Ferrara – Biblioteca Comunale Ariostea – Sala Agnelli (via delle Scienze, 17)

Presentazione libraria
Lina Amicucci
L’Afghanistan in Millecento

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Giovedì 11 gennaio 2018 alle ore 17.00 a Ferrara presso la Biblioteca Comunale Ariostea (via delle Scienze, 17 – Sala Agnelli) Roberto Roda (Centro Etnografico Ferrarese) incontrerà Lina Amicucci, autrice del volume L’Afghanistan in Millecento. Viaggio in un mondo ormai perduto. L’incontro sarà introdotto dall’editrice, Silvia Casotti (Nuovecarte).

Negli anni Sessanta e poi nel decennio successivo, sulla scorta delle riflessioni e delle esperienze della cosiddetta beat generation, si sviluppa sempre più, soprattutto nella popolazione giovanile, l’idea – e il mito – del viaggio verso l’Oriente, alla ricerca di un misticismo che la civiltà occidentale ha ormai perduto.
“Prima da Stati Uniti e Australia, poi via via anche da tutto il mondo, un flusso di giovani inizia a percorrere la strada che attraverso l’Asia portava in India e a Khatmandu, in cerca non soltanto di misticismo, ma talvolta anche solo di droga, che dall’Afghanistan all’India e al Nepal si trovava a basso costo ed era legale. Si partiva con tutti i mezzi, con pochi soldi e molto tempo a disposizione: alcuni si sono persi, altri sono tornati delusi, altri arricchiti dall’esperienza. Comunque l’Oriente con il suo mistero il suo misticismo e gli sconfinati spazi, faceva sognare tutti.”
Naturalmente il fascino si estende anche a chi è semplicemente spinto da un accresciuto desiderio di conoscenza, alle “persone comuni” che vedono on quelle mete la possibilità di scoprire la cultura di quei paesi lontani, visti anche come parte della nostra stessa storia ed evoluzione.
È in questo contesto che, nel 1975, tre giovani amici, affascinati dai discorsi che circolano attorno a loro su viaggi in India o in generale in Oriente, decidono di partire e mettersi in cammino verso una meta per i tempi inconsueta, un paese il cui nome molti non sapevano neppure pronunciare e chiamavano “Agfanistan”.
Per non mettere a repentaglio su strade certamente non di prim’ordine la loro automobile di tutti i giorni decidono di acquistare una vecchia Millecento, che sarà protagonista di non poche (dis)avventure.
Gli incontri, ancor più dei paesaggi e delle magnifiche città, si fisseranno nella loro memoria e nel loro cuore, oltre che nel diario di Lina, che oggi ce lo propone con aggiustamenti e nuove annotazioni che ne lasciano tuttavia intatto il senso di testimonianza di un mondo ormai quasi perduto.

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Nata a Ortona, in Abruzzo, Lina Amicucci da ragazza è andata ad abitare con la famiglia a Novara. Laureata in Lettere all’Università di Pavia, all’inizio degli anni Settanta si è trasferita con il marito a Ferrara, dove ha insegnato Materie letterarie nella scuola media. Lasciato l’insegnamento si è dedicata al volontariato presso un’associazione a favore dei diritti delle donne e a tutela delle vittime di violenza. Quando un caro amico medico crea una ONLUS per costruire un ospedale in Kenia, non esita a collaborare alla realizzazione del progetto. Ha condiviso la passione dei viaggi con il marito Franco, con il quale ha organizzato itinerari personali in molti Paesi del mondo, privilegiando la conoscenza delle popolazioni alla fitta agenda turistica dei tour organizzati.

Per informazioni: info@nuovecarte.net – http://facebook.com/nuovecarte

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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