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Da: Associazione culturale Ferrara Off

Se il Giro d’Italia viene rimandato, la creatività risponde e lo fa partire a scopo benefico.
Due realtà ferraresi a sostegno del Giro d’Italia
Maggio è il mese del Giro d’Italia, uno degli eventi sportivi più longevi della storia italiana, storicamente la seconda corsa ciclistica più prestigiosa dopo l’altrettanto famoso Tour de France. Una competizione che è stata sospesa solo durante le due guerre mondiali e che quest’anno, per via dell’emergenza Coronavirus, è stata rimandata a ottobre. Ma gli appassionati della Corsa Rosa non si sono arresi ed è nato così “SenzaGiro – il Giro d’Italia che non c’è”. Un gruppo di giornalisti, scrittori, ex corridori e appassionati ha dato vita al racconto immaginario dell’edizione 2020 del Giro. Una narrazione per ognuna delle 21 tappe, pubblicata giorno per giorno, con tanto di classifica immaginaria, in tre differenti forme: la parola scritta, l’illustrazione e la versione audio. Dal semplice racconto, infatti, il progetto si è allargato coinvolgendo illustratori e attori che daranno forma e suono alle parole delle cronache.

La realizzazione dei podcast è affidata a due associazioni ferraresi – Ferrara Off e Web Radio Giardino – che hanno creato un team di attori e fonici per raccontare, in radio, le tappe di “SenzaGiro”. Un modo, per le due realtà cittadine, di dare continuità alle attività sospese per via del lockdown, coinvolgendo nel racconto attori che sono stati ospitati e che si spera di ospitare nelle stagioni teatrali di Ferrara Off; fra questi: Davide Ferrari, Diana Höbel, Enrico Messina, Gaetano Colella, Daria Paoletta, Dario De Luca, Antonio Anzilotti De Nitto, Alessandro Blasioli, Elsa Bossi, Gloria Giacopini, Matilde Vigna, Massimo Poggio e tanti altri, oltre alle voci degli attori di Ferrara Off Giulio Costa, Marco Sgarbi, Matilde Buzzoni e Roberta Pazi. Il tutto con il supporto dei ragazzi e delle ragazze di Web Radio Giardino che, con i racconti di “SenzaGiro”, vanno ad ampliare il loro già ricco palinsesto.

L’iniziativa ha uno scopo benefico: dal sito www.senzagiro.com è possibile infatti fare una donazione a favore della Cooperativa Namastè di Bergamo, uno dei centri più colpiti dal Coronavirus. Namasté è cooperativa sociale storica che, da 20 anni sul territorio della Bergamasca, incontra e assiste 3000 persone fragili al giorno (disabili, anziani, malati, bambini e adolescenti in difficoltà).

“SenzaGiro” è supportato da diversi partner come il Touring Club Italiano, che offre itinerari legati alle tappe, Ediciclo Editore che proporrà un quiz a premi per sostenere l’iniziativa, Biciclette d’epoca che fornirà contenuti di repertorio legati ai luoghi della corsa, Biblioteca delle Biciclette Lucos Cozza di Roma che ogni giorno ci parlerà di un libro tra le cui pagine si veda passare una bici, Santini Maglificio Sportivo che fornirà alla Cooperativa Namasté un consistente numero di mascherine.
“SenzaGiro” parte sabato 9 maggio, quando intorno alle 17, verrà pubblicata la prima tappa, la cronometro individuale di Budapest. Il narratore d’esordio sarà Marco Pastonesi, il suo compagno di fuga illustrata sarà Federico Tramonte, e l’interprete della versione audio sarà Diana Höbel. Il primo appuntamento online è previsto per venerdì 8 maggio con una grande ouverture firmata da un’altra punta di diamante, Claudio Gregori, con un pezzo dedicato al “Giro della fantasia”, interpretato da Davide Ferrari.
I contenuti di “SenzaGiro” sono pubblicati in tre lingue: oltre all’italiano, grazie a una squadra di indomiti traduttori, ci saranno anche le versioni in inglese e spagnolo. Per leggere e ascoltare le tappe: www.senzagiro.com, www.ferraraoff.it, www.webradiogiardino.com e le relative pagine social.
Già fin da ora è possibile contribuire liberamente al sostegno di Namasté utilizzando l’IBAN che compare cliccando sul tasto DONA SUBITO del sito di www.senzagiro.com

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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