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di Grazia Baroni

Il progetto politico di costruire una Europa come uno stato democratico unico, con un’unica Costituzione, è la cosa più sensata per dare continuità storica ai popoli che in essa vivono e che hanno fatto la storia di questo continente. Il progetto di costruzione dell’Europa è il passaggio naturale per far sì che le storie e la cultura del popolo europeo siano contemporanee al tempo storico attuale, come nel passato hanno determinato il processo di sviluppo della civiltà fino ai giorni nostri.

La storia dell’Europa comincia con il mito che ci viene tramandato fin dalla civiltà Cretese e Micenea; il mito di Europa e Zeus.
‘Europa’ nasce da un mito pre-storico, dal quale prende origine e che dà profondità e senso alla sua storia. Nel mito di Europa, sono sintetizzate tutte le caratteristiche dei popoli europei.
Figlia di Agenore, nasce da nobile stirpe fenicia, quindi di fatto ha origini nel medio-oriente, e vive di agricoltura e di allevamento. Giove se ne innamora e, sotto forma di toro, la rapisce con l’aiuto di Ermes e la porta a Creta. Il mito raffigura quindi lo spostamento del popolo dalla terra di Oriente alla terra di Occidente, che prende così il nome dalla fanciulla rapita.

Ancora oggi alcuni simboli sono presenti nelle tradizioni di alcuni popoli, come la Corrida in Spagna e la Corsa Camarghese in Francia. La rappresentazione paleolitica del toro di Altamira, quindi, accomuna nel mito i popoli europei che in questa rappresentazione del sacro si riconoscono.
Con la civiltà mediterranea abbiamo dato origine alla cultura umanistica, che è quella che pone l’uomo al centro di qualsiasi progetto di sviluppo e convivenza, inventando anche la forma di governo democratico. Questo rende possibile la pace come condizione necessaria alle civiltà per svilupparsi e guardare al futuro, incontrando altre realtà senza entrare in conflitto.

Come mai non riusciamo a costruire questo progetto unitario, pur avendo le stesse radici tra lingua, usanze e storia?
La più grande forza dell’Europa è sempre stata quella di creare legami tra popoli entro un progetto comune di giustizia e convivenza pacifica.
Le diversità non sono radicali: la nostra cultura, oltre che nel mito, ha radici nella continua ricerca della qualità umana e della sua realizzazione storica testimoniata in maniera evidente nelle cattedrali gotiche, originali delle terre nordiche francesi, si sono irradiate in tutto il continente e sono testimonianza fortissima della cultura europea come concezione comune. Infatti, esse rappresentano non solo un’alta professionalità architettonica e creativa, ma soprattutto descrivono l’ideale a cui i popoli europei aspirano.

La centralità dell’essere umano nasce in Grecia, si rafforza con il cristianesimo, diventa attraente per tutti i popoli nel XVI secolo con l’Umanesimo. Con l’Illuminismo diventa non solo quel linguaggio e cultura del continente europeo, fino agli Urali, ma si apre a tutta la civiltà umana influenzando il nuovo mondo, America del nord e sud e Canada. Inoltre, l’uso della ragione come qualità umana diventa strumento di sviluppo per altre civiltà come quella indiana e cinese.
La storia insegna che finché i potenti non rinunciano alla loro posizione di privilegio e potere, rifiutando di evolversi verso una civiltà più giusta, perderanno tali poteri per violenza. La storia stessa li travolgerà: l’umanità si evolve necessariamente, il processo storico di umanizzazione non si può fermare e prevede la democrazia, come ricerca del bene comune e quindi della giustizia sociale.

Ne consegue che quanto prima costruiremo l‘Europa democratica tanto prima i conflitti e le tensioni diminuiranno e si riuscirà a intervenire con un rapporto armonico con il nostro pianeta. Il non istituire l’Europa è un comportamento irrazionale e anti-scientifico rispetto a tutte le criticità della realtà attuale, a partire dal cambiamento climatico che sta stravolgendo il globo.

E’ da 3.000 anni che l’Europa attende di essere formata, unificata, di diventare una realtà politica. La spinta storica più recente è stata la seconda guerra mondiale con i suoi 60 milioni di morti, frutto della peggiore manifestazione del subumano, negando ciò che la libertà e il valore del singolo rappresentano. D’altronde il potere di per sé, pretendendo il controllo, nega necessariamente la libertà poiché si serve della paura e della menzogna anziché della comunicazione e la trasparenza di fini e di mezzi.

L’Europa sarebbe il primo progetto politico a mettere al centro del suo programma la giustizia sociale e la libertà personale e comune per dare a tutti la possibilità di vivere ciò che ogni essere nato ha il diritto di vivere.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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