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Gli anziani e la solitudine”, un titolo davvero appropriato, soprattutto dopo questi due anni di pandemia, per il convegno organizzato da Anap Confartigianato Emilia Romagna nella mattinata di sabato 30 ottobre all’Hotel Centergross di Bologna, che ha visto la presenza di oltre 140 persone.
“Già avevamo pensato nel 2019 di fare un’importante iniziativa sulla solitudine con lo stesso professor Trabucchi, poi c’è stata la pandemia – ha affermato Giampaolo Palazzi, presidente Anap Confartigianato Emilia Romagna -. Questo convegno serve sia per affrontare un problema che con la pandemia si è acuito, nello stesso tempo, però, oggi è necessario risollevarci dopo due anni terribili. Abbiamo bisogno di ritrovarci, di riprendere il dialogo e di confrontarci. Il tema della solitudine è importantissimo, ricordiamo che in Italia ci sono 16 milioni di pensionati, tra questi tanti soffrono, non solo dal punto di vista sociale o sanitario, ma anche economico, molti vivono con pensioni bassissime e questo è un altro problema che intendiamo affrontare”.
“Mi piace sottolineare quanto faccia l’Anap, il nostro settore che dedica attenzione al mondo dei pensionati e a quello che hanno rappresentato – ha detto Davide Servadei, presidente Confartigianato Emilia Romagna -. I pensionati sono un po’ come gli ex combattenti, sono coloro che sono stati in trincea, che hanno rappresentato il nostro mondo sotto vari punti di vista. Per noi è molto importante tenere le luci accese su questo mondo e sulle attività che svolge”.
“Dopo due anni di chiusure, oggi è importante ritrovarci – ha aggiunto Guido Celaschi, presidente nazionale Anap -. Ben vengano queste iniziative per far sì che la gente esca, torni a socializzare, a discutere di temi importanti che richiedono l’impegno e il contributo di tutti. La solitudine è una brutta bestia che porta con sé tante altre problematiche, a cominciare da quelle che riguardano la salute. E’ importante l’impegno che la nostra associazione svolge giorno per giorno in ogni territorio”
“Il senso della vita è dato dal vivere con gli altri – ha affermato nel suo intervento il professore Marco Trabucchi -. Se non si verifica questo la solitudine non si batte. Come Anap dovete rendere palese alla comunità la sofferenza di chi è solo e diffondere la conoscenza della solitudine. La sofferenza talvolta è nascosta, per questo occorre impedire che si chiudano gli occhi di fronte a questo problema. Poi servono scelte strategiche. In alcuni piccoli Comuni sono stati fatti degli assessorati alla Solitudine, non è la soluzione del problema, ma un passo avanti, si richiama l’attenzione, forse ci possono essere un po’ di risorse per fare iniziative. Noi dobbiamo tutti impegnarci perché l’anziano esca di casa, occorre indurlo alla relazione, ecco quindi l’importanza di tante iniziative che si fanno nei territori: passeggiate, giochi, attività culturali. E’ fondamentale lo stile della vicinanza a una persona sola, non dobbiamo parlare, ma saper ascoltare con gentilezza e con amore, sentimenti che non sono mai sprecati”, ha concluso il professore Trabucchi.
“Un ringraziamento all’Emilia Romagna che dopo la pandemia ha affrontato un tema così importante con un convegno in presenza – ha concluso Fabio Menicacci, segretario nazionale Anap -. La presenza di oggi ci indica che il tema è molto sentito. La nostra associazione sono anni che presenta ai vari governi che si sono succeduti delle proposte sull’autosufficienza, al cui interno c’è chiaramente il tema della solitudine, cercando di trovare soluzione, compresi eventuali aiuti economici ai familiari, oltre ad altre formule che permettano alle persone di entrare in contatto tra di loro, anche con forme di mutuo aiuto. Confatigianato, Anap, assieme all’Ancos, l’associazione di promozione sociale che costituisce i circoli ricreativi, stanno svolgendo un ruolo importante per combattere questo fenomeno di grande importanza sociale”.
Didascalia persone al tavolo: Da sinistra, Emanuele Buti, coordinatore Anap Emilia Romagna; Guido Celaschi, presidente nazionale Anap; il professore Marco Trabucchi; Giampaolo Palazzi, presidente Anap Confartigianato Emilia Romagna; Fabio Menicacci, segretario nazionale Anap.
(Rizomedia, Valerio Zanotti, tel. 335375457)

 

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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