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Da: Ascom Ferrara

Partecipazione convinta tra gli esercizi di vicinato, aderenti ad Ascom Confcommercio, alla XX Giornata Nazionale della Colletta Alimentare in programma sabato 26 novembre anche sul territorio comunale di Cento.
La raccolta, promossa dalla Fondazione Banco Alimentare Onlus, per l’edizione 2016 nella zona della zona del Centese vedrà raccogliere derrate alimentari da devolvere a sostegno di enti benefici e caritatevoli locali.
“Si tratta di un azione meritoria – sottolineano dalla Confcommercio – e quindi siamo ben lieti di poter supportare la Fondazione Banco Alimentare e ringraziamo tutti gli associati che hanno aderito con entusiasmo a dimostrazione che il commercio di vicinato riveste un ruolo sociale, solidale oltre che economico”.
I negozi partecipanti sono già stati riforniti di apposito materiale sia a livello informativo che per facilitare la raccolta della spesa donata da parte dei clienti.

Ecco l’elenco delle attività alimentari Ascom che hanno aderito alla giornata del 26/11 nel Centese:

Antolini Mario di Buonacompra Via Bondenese, 206 (7,.00-13,00)

Ferranti Alda di Renazzo Via Renazzo, 117 (7,00-13,00 / 14,00-19)

Albertini Enrica di Cento Via Penzale, 25 (7,00-13,00 / 16,30-19,00)

Marchesini Gabriele di Cento Via Matteotti, 32 ( 7,00-13,00 / 17,00-19,00)

Papi Mauro di XII Morelli Via Maestrola, 15/b ( 7,00-12,45 / 16,30-19,00)

Baldini Gianni di Cento Via Donati, 11 (7,00-13,00)

Ceresi Augusto di Cento Via Ugo Bassi, 29 ( 7,00-13,00 / 16,30-19,00)

Toselli Stefano di Renazzo Via IV Novembre, 5 ( 7,00-13,00 / 16,00-19,00)

Govoni Alberto di Cento, Via Ugo Bassi, 21 (7,00-13,00 / 16,30-19,00)

Roncarati Katia di Cento Via Risorgimento, 17/B (7,00-13,00)

Forno Palladino di Cento nei due punti vendita di Via Provenzali n. 1 e di Via Donati n. 7

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ASCOM FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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