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AMMINISTRAZIONE DEGLI ESTENSI A FERRARA/2

Nel XV secolo, grazie soprattutto ai grandi artisti che diedero vita alla celebre “officina ferrarese”, Ferrara si connotò come uno dei più importanti centri rinascimentali italiani. All’ombra della casa d’Este operarono, sin dalla prima metà del Quattrocento, artisti come il Pisanello e Iacopo Bellini. L’illuminato Leonello creò infatti le condizioni per lo sviluppo del grande rinascimento estense, ospitando ad esempio l’umanista Flavio Biondo, Guarino Guarini, Leon Battista Alberti, Andrea Mantegna, Piero della Francesca e altri artisti, letterati e filosofi. Ma fu con Borso che si affermò la scuola pittorica ferrarese, per merito di Cosmè Tura (1430-1495), Francesco del Cossa (1436-1478) ed Ercole de Roberti (1450-1496). E in campo letterario si alternarono, tra la fine del Quattrocento e la fine del Cinquecento, i grandi poeti Matteo Maria Boiardo (1441-1494), Ludovico Ariosto (1474-1533) e Torquato Tasso (1544-1595).
Leonello d’Este, durante il suo poco meno che decennale principato, tenne Ferrara lontana dalle guerre, migliorando così le condizioni economiche dei cittadini, esentati dalle spese militari. Egli fu il primo della dinastia Estense a perseguire con coerenza il consenso della popolazione, in specie tramite gli sgravi fiscali, l’investimento di capitali per dare impulso all’economia, la realizzazione delle bonifiche, la promozione di provvedimenti finalizzati ad alleviare gli stenti dei poveri e degli ammalati. Borso fu di certo più pragmatico di Leonello, preferì le arti “minori” (si pensi alla famosa Bibbia) e si dedicò prevalentemente all’attività edilizia e urbanistica.
In seguito, con la reggenza di Ercole I d’Este, i ferraresi assistettero al raddoppiamento della città generato dal grande piano dell’Addizione Erculea (peraltro intrapreso anche per rispondere, con massicce domande di manovalanza, all’indigenza che ancora regnava nei ceti più bassi), videro sorgere le chiese e i palazzi, mettere in scena le commedie dei classici latini, allestire i tornei, il Palio, le cerimonie. I costi di tali opere, frutto in larga parte del genio di Biagio Rossetti, finirono per pesare anche e soprattutto sulle tasche dei cittadini. Solo più tardi divenne a tutti palese (oggi vanto) la lungimiranza con cui tali imprese furono progettate e realizzate. E che qualificarono Ferrara come la prima città moderna d’Europa: per la sua sobria bellezza, per l’efficacia delle soluzioni urbanistiche adottate, per il potenziale sviluppo socioeconomico che la sua struttura lasciava intuire.

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Riccardo Roversi

È nato a Ferrara, dove si è laureato in Lettere e vive tuttora. È critico letterario e teatrale per varie testate (anche on-line) e direttore responsabile di alcuni periodici. Ha scritto e pubblicato numerosi libri: poesia, teatro, saggistica. La sua bibliografia completa è consultabile nel sito: www.riccardoroversi.onweb.it.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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