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Spesso mi trovo a passeggiare davanti alla facciata della palazzina di Marfisa D’Este in Corso della Giovecca.
Lo faccio in compagnia del mio cane Kikko che non manca di bagnarne le pietre in basso con la pipì. Non posso farci nulla, di certo non posso tappargli il pistolino e impedirgli di zampillare. Lo dissi scherzosamente a una passante che, all’ennesima innaffiata di Kikko, mi aveva fulminato con uno sguardo di disapprovazione. La signora non gradì neppure la battuta ed io me ne feci una ragione.
Comunque sia, dicevo della palazzina di Marfisa…
Gran bell’edificio! Basso ma dall’aria imponente. Di fattura manierista, con una serie di ampi finestroni e un robusto portale marmoreo. Nasconde dietro di sé un ampio giardino con un elegante loggiato in origine destinato ai sollazzi estivi dei nobili estensi e dei loro ospiti. Adesso, adiacente a quel giardino, si trova un circolo tennistico, il più esclusivo della città, roba per gente danarosa.
Ma la cosa che mi ha colpito di più di questo luogo è la storia della sua proprietaria: Marfisa appunto. Una donna, come raccontano le cronache dell’epoca, tanto bella e seducente quanto fredda e crudele. Si narra che ebbe parecchi amanti, molti dei quali scomparvero nel nulla. Si dice che la diabolica nobildonna li abbia fatti fuori nei modi più disparati, una vera e propria serial killer. Degna erede di sua nonna Lucrezia Borgia!
Tuttavia, chi ha masticato un po’ di storia estense sa che gran parte di queste dicerie appartengono alla leggenda, a voci prive di fondamento. In realtà, Marfisa pare che fosse donna morigerata, devota alla famiglia e rispettosa del suo ruolo di madre e di moglie.
Ciò non toglie che, di notte, il suo fantasma si aggiri ancora nelle sale affrescate del palazzo e pure tra le siepi del giardino rinascimentale. Basta fermarsi alle tre di notte, come ho fatto io proprio davanti al cancello chiuso affacciato a Corso della Giovecca, e aspettare.
Con un po’ di pazienza si può veder apparire dalle tenebre in fondo al loggiato una dama fiocamente illuminata da un’aura evanescente. La principessa indugia tra le ombre delle piante, passa dietro la fontana col putto di bronzo, poi scompare nel nulla lasciando sgomenti coloro che l’hanno vista.
Attenzione però, non fatevi scorgere dallo spettro. Esiste la concreta possibilità che vi segua fino a casa regalandovi delle notti insonni per parecchio tempo!

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Carlo Tassi

Ferrarese classe 1964, disegna e scrive per dare un senso alla sua vita. Adora i fumetti, la musica prog e gli animali non necessariamente in quest’ordine. S’iscrive ad Architettura però non si laurea, si laurea invece in Lettere e diventa umanista suo malgrado. Non ama la politica perché detesta le bugie. Autore e vignettista freelance su Ferraraitalia, oggi collabora e si diverte come redattore nel quotidiano online Periscopio. Ha scritto il suo primo libro tardi, ma ha intenzione di scriverne altri. https://www.carlotassiautore.altervista.org/

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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