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9 Luglio 2019

Grazie per la compagnia

Tempo di lettura: 3 minuti


Siamo appena entrati in una nuova settimana, una nuova settimana che per me – ma a quanto pare anche per tanti altri – sarà un po’ più vuota rispetto alle ultime.
Questa settimana, infatti: niente partite del mondiale di calcio femminile, è finita e se ne riparlerà fra un bel po’.
Leggo in giro che è stato un successone ma io posso parlare principalmente per me e dunque, parlando per me, devo dire che sono letteralmente impazzito.
Ammetto di aver sempre guardato il calcio in modo abbastanza imbecille, così, andando un po’ a simpatia.
Ammetto anche di non aver mai tifato la nazionale proprio per quel motivo lì: per me, da quando me la ricordo, ha sempre avuto delle gran carenze di simpatia.
Tuttavia, dalla prima partita di questa nazionale, ho sentito il mio radar della simpatia perennemente sul rosso.
Sarà stata questa vaga somiglianza della Bertolini con la mia prof. preferita negli anni dell’università, saranno state le cose che diceva nelle interviste, sarà stato il suo piglio a bordo campo e in spogliatoio ma per tutto giugno e luglio mi sono letteralmente trasformato in Fantozzi.
Ho iniziato a mandare a cagare un sacco di gente in varie occasioni, ho iniziato ad andarmene via durante importanti eventi mondani per tornare a casa e piazzarmi sul divano, carico duro con la mia bella brocca di acqua piazzata sul tavolino, a tifare questa grande nazionale che sembra aver conquistato grandi e piccini.
Sono anche arrivato a litigare con dei baristi perché nei loro bar si rifiutavano di sintonizzare i loro possenti apparecchi televisivi sulle partite.
Non che chiedessi Brasile – Giamaica o Francia – Nigeria ma almeno le partite delle nostre, porca vacca.
A quel punto ho dunque deciso di boicottare i suddetti bar e organizzare minuziosamente tutti i miei impegni – quando possibile – in base alle partite del torneo.
Sono quindi riuscito a guardare tutti gli incontri delle nostre – e tante delle altre – arrivando a imparare a memoria tutta la rosa delle convocate per poi farmi dei gran vaggi sui cambi, sul rendimento ecc., insomma, tutte quelle cose che a Collovati fanno voltare lo stomaco (cit.) se escono dalla bocca di una donna e – immagino – anche da quella di un imbecille come me.
Conscio della mia imbecillità, non arriverò allora a sbandierare le mie valutazioni tattiche, le mie dissertazioni sulle differenze fra calcio maschile/femminile o – peggio ancora – lanciarmi in un estemporaneo pamphlet su questioni di genere.
Mi limiterò a dire che mi sono divertito come non mi divertivo da anni guardando della gente che corre dietro a una palla.
Così, anche dopo che Giacinti, Giuliani, Linari e compagnia sono state mandate a casa dall’Olanda ho proseguito con la mia routine fantozziana.
Ammetto che anch’io il 29 giugno mi sono fatto un piantino ma questo non mi ha impedito di continuare a esaltarmi coi numeri di Blackstenius e Asslani, di continuare a indignarmi per la gratuita sbruffoneria delle giocatrici americane e niente, mentre scrivo queste righe sono ancora incazzato per la sfiga che hanno avuto le giapponesi a uscire in quel modo.
Adesso, forse, inizierà davvero qualcosa di nuovo.
Di sicuro arriveranno più soldi non si sa bene da dove e non si sa bene dove.
L’unica cosa che mi auguro è che quei soldi, finiscano dritti nelle tasche di chi rincorre la palla, magari pareggiando col trattamento economico dei colleghi maschi.
Spero però anche che – come accade spesso coi soldi – non arrivi troppa merda.
Perché, come dice un antico proverbio teutonico: il diavolo caga sempre sul mucchio più grosso.
A questo punto, allora: grazie per la compagnia e via col pezzo della settimana.

The money will roll right in (Fang, 1982)

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Radio Strike


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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