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Da: Ufficio Stampa Gruppo Europa Verde

Gruppo Europa Verde dell’Emilia-Romagna: approvate dall’Assemblea legislativa due risoluzioni su temi di politica estera riguardanti i diritti del popolo palestinese, la vendita di armi ai paesi in guerra e la liberazione di Patrick Zaki.
Silvia Zamboni, consigliera regionale del Gruppo Europa Verde: “Sono soddisfatta e ringrazio la maggioranza per l’approvazione dei due documenti. Non sono più accettabili ulteriori violazioni del diritto internazionale che privano ancora di più i palestinesi dei loro diritti. Così come occorre agire perché il Governo italiano sospenda le autorizzazioni all’esportazione e al transito di armamenti verso i Paesi in stato di conflitto armato e la cui politica contrasti con i principi dell’articolo 11 della nostra Costituzione. Infine va posta fine alla carcerazione preventiva dello studente egiziano Patrick Zaki”.

Bologna, 30/07/2020 – Questa mattina l’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna ha approvato due risoluzioni del Gruppo Europa Verde su importanti temi di politica estera: la prima sui rapporti tra Israele e Palestina e sul cosiddetto “piano di pace” del Presidente Trump e l’annessione ad Israele di territori palestinesi, la seconda sull’esportazione di materiale bellico da parte dell’Italia.
Dopo un acceso dibattito in Aula e una netta contrapposizione tra le forze di maggioranza e quelle di opposizione, è stata accolta la richiesta di Europa Verde che impegna la Giunta regionale a sollecitare il Governo Italiano a manifestare in ogni sede la propria contrarietà ad ogni eventuale annessione di territori palestinesi occupati da parte di Israele e ad intervenire a livello politico e diplomatico per impedire ulteriori violazioni del Diritto Internazionale e dei Diritti Umani da parte di Israele e perché si adottino misure concrete atte a sanzionare tali violazioni. Il Piano dell’Amministrazione americana e l’ipotesi di annessione ad Israele di territori palestinesi destano preoccupazione nella comunità internazionale e sono stati fortemente criticati dall’Alto Rappresentante per la politica estera dell’UE, Josep Borrell, che ha dichiarato: “In linea con il diritto internazionale e le relative risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU, l’Unione Europea non riconosce la sovranità di Israele sui territori occupati dal 1967. Passi verso l’annessione, se eseguiti, non possono passare senza conseguenze”. Lo scorso 10 giugno persino la Corte Suprema di Israele ha annullato come “incostituzionale” la legge del 2017 che avrebbe legalizzato circa 4.000 case costruite dai coloni israeliani in Cisgiordania su terra privata palestinese.
Nell’altra risoluzione di Europa Verde approvata dall’Assemblea regionale vengono evidenziati i dati emersi dalla Relazione governativa annuale sull’export di armamenti presentata al Parlamento. Nel 2019 il Governo italiano ha autorizzato l’esportazione di materiale bellico per un valore di 5,17 miliardi di euro; nel loro complesso, il 62,7% delle autorizzazioni ha avuto come destinazione Paesi fuori dall’Unione europea e dalla Nato. Spesso dunque si tratta di forniture non a supporto della nostra sicurezza e della difesa comune ma indirizzate a regimi autoritari che alimentano conflitti contribuendo all’instabilità di intere regioni.
“Sono molto soddisfatta e ringrazio la maggioranza per l’approvazione dei due documenti – afferma Silvia Zamboni, Consigliera regionale di Europa Verde e Vice Presidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna -. Non sono più accettabili ulteriori violazioni del diritto internazionale che privano ancora di più i palestinesi dei loro diritti. Così come occorre agire per sospendere l’autorizzazione del Governo italiano all’esportazione e al transito di armamenti verso i Paesi in stato di conflitto armato e la cui politica contrasti con i principi dell’articolo 11 della nostra Costituzione. A tal riguardo Europa Verde ritiene grave e offensivo che sia stata autorizzata la vendita di un così ampio arsenale di sistemi militari all’Egitto a fronte delle pesanti violazioni dei diritti umani da parte del governo del Presidente Al Sisi e della tragica uccisione a Il Cairo di Giulio Regeni, nonché della vicenda dello studente dell’Università di Bologna Patrick Zaki che dal 7 febbraio è detenuto a Il Cairo in regime di carcerazione preventiva, che un paio di giorni fa è stata rinnovata per altri 45 giorni”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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