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Da: Francesco Reggiani, Gruppo Hera

Aumentano i contenitori stradali a disposizione dei cittadini e aumentano le quantità di olio vegetale esausto di provenienza domestica raccolte da Hera. Olio che la multiutility consegna poi a Eni affinché possa passare da rifiuto a materia prima seconda per la produzione di biocarburante. Importanti i vantaggi ambientali dell’iniziativa, sia sul piano delle minori emissioni di CO2 sia per la tutela della risorsa idrica

Si rafforza l’impegno per la promozione e l’applicazione concreta di un modello di economia circolare da parte del Gruppo Hera ed Eni, che nei giorni scorsi hanno rimodulato, e potenziato, l’accordo per trasformare l’olio vegetale esausto in olio vegetale idrotrattato (HVO), un biocomponente per il gasolio.
Grazie a questo accordo, gli oli vegetali esausti di uso domestico – recuperati da Hera attraverso le raccolte stradali e le stazioni ecologiche presenti sul territorio – vengono inviati, previa lavorazione, alla bioraffineria Eni di Venezia, a Porto Marghera, dove vengono convertiti nel biocarburante HVO, uno dei componenti per la produzione di Enidiesel+. Questo carburante premium “torna” poi come risorsa e diventa la fonte di alimentazione di diversi mezzi che Hera utilizza per la raccolta dei rifiuti urbani.
E poiché gli esiti dei primi due anni di partnership si sono dimostrati più soddisfacenti del previsto, a dimostrazione del fatto che l’economia circolare garantisce vantaggi competitivi strutturali, con il rinnovo dell’accordo le due realtà hanno deciso di fare un passo in più, a beneficio della sostenibilità e in nome di un uso sempre più efficiente delle risorse.
Più raccolta, più biocarburante, meno emissioni
934: tante sono le tonnellate di oli vegetali esausti raccolti nel 2019 sul territorio emiliano-romagnolo servito da Hera, contro le circa 800 del 2018 e una proiezione per il 2020 che supera le 1.100 tonnellate (+18% vs 2019).
Un trend in continua crescita, dunque, figlio dell’impegno della multiutility che, negli ultimi due anni, ha reso sempre più capillare la diffusione di contenitori stradali dedicati alla raccolta di questo prezioso rifiuto, portandoli dai 600 di fine 2018 agli 800 attualmente disponibili nell’area emiliano-romagnola per i cittadini.
E, grazie al coinvolgimento nel perimetro del progetto anche delle società del Gruppo AcegasApsAmga e Marche Multiservizi, il target per il 2021 è di incrementare i quantitativi conferiti ad Eni di un ulteriore 40% circa, arrivando ad una raccolta di 1.500 tonnellate.
Il raggiungimento di questo obiettivo produrrà importanti e positive ricadute sul piano ambientale: in primo luogo, grazie alla raccolta dedicata, si evita che l’olio vegetale esausto finisca nelle acque di scarico, con la conseguente riduzione dell’inquinamento idrico e dei costi di depurazione delle acque.
In secondo luogo, attraverso l’accordo con Eni, quelle 1.500 tonnellate di oli vegetali esausti trovano una nuova vita, perché vengono trasformate in materia prima seconda utilizzata come nuova risorsa circolare evitando, almeno in parte, il ricorso al carburante di origine fossile, con una riduzione di emissioni in atmosfera di quasi 4.500 tonnellate di anidride carbonica equivalente (fonte: Conoe).
Tutto ciò ha spinto il Gruppo Hera non solo a puntare a un risultato ancora più sfidante, ma anche ad impegnarsi con Eni per un approvvigionamento di Enidiesel+ crescente. Infatti, nel 2018 il progetto consentiva di rifornire 20 mezzi adibiti alla raccolta dei rifiuti, impiegati nel territorio modenese, ai quali si sono aggiunti nel 2020 altri 18 mezzi, operanti negli altri territori serviti da Hera.
Una raccolta eccellente che ha ancora bisogno di crescere
Secondo i dati prodotti dal Conoe (il consorzio nazionale di raccolta e trattamento degli oli e grassi esausti sia di origine vegetale che di origine animale), ogni anno in Italia si producono circa 260mila tonnellate di oli vegetali esausti, la maggior parte delle quali, 166mila tonnellate, in ambito domestico. Di questi ultimi, solo un quarto viene correttamente conferito. Tutto il resto viene disperso nell’ambiente oppure gettato negli scarichi.
Quella di gettare in modo improprio gli oli vegetali esausti è dunque una pratica comune, ma estremamente dannosa: per le tubature private, che si incrostano e intasano; per i sistemi fognari e depurativi, che a causa dei grassi presenti nei reflui non riescono a operare in modo efficiente e richiedono maggiore manutenzione, con aggravio dei costi a carico degli utenti di quel servizio; dannosa per l’ambiente, perché gli oli esausti sono estremamente nocivi sia per la flora sia per gli ecosistemi acquatici. Dannosa, infine, anche per l’uomo, perché gli oli possono inquinare le falde acquifere che alimentano gli acquedotti cittadini.
Per tutte queste ragioni, il Gruppo Hera da tempo mette in campo soluzioni per rendere più semplice la raccolta di questo particolare rifiuto e organizza campagne informative ad hoc, per incentivarne il conferimento nei contenitori stradali. Utilizzare questi contenitori è, infatti, semplice e comodo: è sufficiente raccogliere gli oli vegetali esausti – non solo quelli derivati dalla cottura o dalla frittura dei cibi, bensì anche quelli del tonno in scatola, o dei sottoli – in una bottiglia in plastica usata e gettare il tutto, ben chiuso, nel contenitore. È importante ricordare di non versare l’olio direttamente nel contenitore, ma di buttarlo con tutta la bottiglia: questa verrà poi svuotata e avviata a recupero direttamente da Hera. È possibile trovare l’elenco completo dei contenitori disponibili sul territorio comunale sul Rifiutologo e sul sito del Gruppo Hera.
La raccolta nel territorio modenese
Nel Comune di Ferrara sono presenti 62 contenitori stradali, che si aggiungono a quelli presenti presso le 3 stazioni ecologiche che servono la città.
Grazie alla diffusione di questi particolari cassonetti, i quantitativi di olio conferiti dai ferraresi sono passati dalle 60 tonnellate del 2019 alle oltre 73 attese per la fine del 2020, con un incremento in un anno di circa il 20%. Sul totale, oltre il 75% dell’olio esausto è stato raccolto proprio tramite i contenitori stradali.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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