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17 Febbraio 2016

Hera sempre più “Top Employers”

Tempo di lettura: 3 minuti


da: ufficio stampa Hera

La multiutility si conferma, ancora una volta, una tra le migliori imprese italiane per l’attenzione rivolta alle condizioni lavorative dei propri dipendenti.

Il Gruppo Hera è stato riconosciuto, per il settimo anno consecutivo, “Top Employers” conquistando, ancora una volta, il prestigioso riconoscimento.
A decretarlo è l’ente certificatore olandese Top Employers Institute che, dal 1991, conduce una ricerca che valuta gli standard qualitativi in termini di condizioni di lavoro offerte ai dipendenti delle principali aziende del mondo.

Top Employers è uno tra i più prestigiosi riconoscimenti a livello internazionale e premia quelle aziende che hanno dimostrato di poter offrire eccellenti condizioni di lavoro ai propri dipendenti.
Il processo di certificazione, divenuto negli anni sempre più rigoroso e selettivo, comporta per tutte le aziende verifica approfondita su retribuzioni, condizioni di lavoro, formazione e sviluppo, opportunità di carriera e cultura aziendale. In questo modo solo le aziende che raggiungono i più alti punteggi, richiesti dalla certificazione, possono essere ammesse nel novero di Top Employers.

Le aziende certificate quest’anno in Italia sono state 66: tra queste l’unica multiutility è il Gruppo Hera, che partecipa al progetto dal 2010 e ha conseguito questo riconoscimento per il settimo anno consecutivo.

In particolare Hera si posiziona ai primi posti tra le aziende che in Italia investono maggiormente sull’aggiornamento e sullo sviluppo personale e professionale dei propri dipendenti offrendo 31,4 ore di formazione pro capite. Negli anni il Gruppo ha cercato di rendere le esperienze formative sempre più incisive e coinvolgenti e grazie a HerAcademy, la Corporate University del Gruppo, ha reso possibile il confronto costante con altre aziende e le principali istituzioni del mondo accademico (università e business school).
Tra gli aspetti più innovativi si annoverano le iniziative relative al welfare, volte a favorire il benessere dei dipendenti e la conciliazione vita – lavoro (come le politiche di gestione dei congedi o assenze dal lavoro e il relativo supporto nel momento di rientro in azienda, asili nido per i figli dei dipendenti nei diversi territori, sostegno alla mobilità), le iniziative di coaching e counseling, la diffusione di attività per sviluppare la leadership, la gestione dei collaboratori, l’intelligenza emotiva e le politiche che prevedono la possibilità di interventi di sviluppo per tutta la popolazione aziendale. Quest’ultimo aspetto posiziona il Gruppo Hera in cima alla classifica in Italia.

“Siamo orgogliosi di aver ottenuto per la settima volta la qualifica Top Employers – ha dichiarato il Presidente di Hera Tomaso Tommasi di Vignano. Questa certificazione è la prova che Hera è entrata, da alcuni anni, in pianta stabile tra le aziende italiane che eccellono nelle condizioni di lavoro offerte ai dipendenti e questo grazie non solo all’ampia gamma di attività formative offerte ma anche alle politiche strutturate di benefit offerte ai nostri dipendenti. Gli investimenti effettuati negli anni nella formazione sono stati sempre più specifici e innovativi, per fornire spunti e strumenti a tutta la popolazione aziendale e al contempo migliorare ulteriormente i servizi che offriamo ai clienti e al territorio in cui operiamo, in coerenza con i nostri valori e la missione aziendale.”

Il profilo completo del Gruppo Hera, con le motivazioni e i criteri della certificazione, sono consultabili sul sito: www.topemployers.it

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HERA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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