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La matrice è progressive rock e metal, un biglietto da visita inequivocabile, così come lo sono le emozioni che corrono veloci sulle note eseguite dal polistrumentista Bljak Randalls, alias Dario Stoppa, in questo suo album dalle vibrazioni convertite in impulsi elettrici da pick-up viscerali. Il prog, in senso classico, rappresenta un insieme di tempi, dimensioni e dinamiche, uno scenario di situazioni futuribili che, nelle intenzioni dell’autore, arrivano sino alla fine dei tempi per mezzo dello scorrere degli eventi, in questo caso dei brani. Il nome Hyris Corp. Ltd. nasce per dare una connotazione “british” al progetto, l’idea di aggiungere il nome del fiore è del bassista John Gordio.

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Figura 1: Il disco omonimo di Hyris Corp Ltd è pubblicato da Seahorse Recordings e promosso da New Model Label di Ferrara

L’album è basato su emozioni e matematica, con riferimenti musicali, filosofici e artistici così spiegati dall’autore: “Il mio legame con la matematica ha a che fare con la matematica “personale” (concetto che potrebbe sembrare assurdo). Come in ogni sistema chiuso che obbedisce alle proprie regole, il mio è costituito da una matematica che ovviamente si deve per forza basare su quella ufficiale, ma che si è sviluppata e ha maturato un insieme di regole del tutto personali, attribuendo ai numeri e alle funzioni, delle valenze quasi esoteriche e spirituali”.
I 14 brani strumentali si sviluppano in un percorso di colori e memoria, come in “American tears”, in cui rivive l’assassinio di John Kennedy, con le immagini girate da Abraham Zapruder, il sarto statunitense divenuto celebre per aver ripreso con una cinepresa 8 mm il corteo presidenziale a Elm Street nel momento dell’omicidio del presidente degli Stati Uniti. Il brano, suonato da archi, rivela da subito un tono drammatico e distorto, un’enfasi d’attesa che sfocia nel dramma. Sulla stessa linea “Tower farther”, in cui la chitarra elettrica prende il sopravvento sulla narrazione visiva, e dove, citando l’autore: “Ogni strumento si trova a una certa frequenza e velocità di scorrimento rispetto a un altro, generando fra essi “livelli” di parallasse. Ogni micro-struttura, veloce, è incorporata da una macro-struttura (suonata da un altro strumento), che, con uno scorrimento più lento, richiama comunque il mood della prima e viceversa”.
Nelle canzoni, molto diverse tra di loro, coesistono tutti i segni zodiacali e le relative personalità, dal segno del Cancro in “Marianne” sino a “One million times”, un pezzo sulla comunicazione, di cui i nati sotto il segno dei gemelli sono maestri. La musica di Bljak riporta alla mente decine di anni di progressive ma le chiavi di lettura sono l’originalità e le sottotracce, così come il luogo in cui sono nati i brani. In “One million times” c’è un legame tra Venezia e un qualsiasi posto della terra, come potrebbe essere Los Angeles, rievocato dagli echi di un Laserium di cui ci fece omaggio Tolo Marton nell’album “Smogmagica” inciso con Le Orme.

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Figura 2: Bljak Randalls, alias Dario Stoppa

“Marianne” è un pensiero triste del passato, come suggeriscono le note struggenti del piano, in ricordo della forza d’animo di un’amica e della sua bimba mai nata, una sorta di rilettura in chiave moderna della “Pavane pour une infante défunte” di Ravel.
La chitarra e la batteria quantizzata in midi, sostengono la ritmica di “Plasters Inc”, un viaggio nel tempo proiettato nel futuro, con sonorità che echeggiano gli anni ’70, un paradosso temporale sostenuto dalla forza del rock.
Ogni brano ha la sua anima musicale, “Ocean/One” e “Cielo blu” evocano un prog di matrice italiana, ma la forza del disco è nel suo insieme. Non ci sono singoli da scoprire, si deve soltanto seguire il sentiero tracciato dall’autore, entrare nel suo mondo e ritrovare parti del proprio. Il punto d’arrivo è “The powers that were”, in cui l’assolo, nel passaggio in cui sfocia nell’arpeggio, stacca il fusibile dal circuito dimensionale dello spaziotempo, per tornare al presente.
Ci sono voluti 10 anni per comporre i 14 brani dell’album, un mosaico composto di altrettante metafore di vita, capace di riunire insieme, idee, emozioni, ritmi, armonie ed epoche diverse differenti.
Matteo Anelli, autore di quasi tutti i drums, accompagna gli Hyris/Bljak in questo percorso, con il “magico” intervento di Paolo Messere e il suo mixer. E’ pleonastico elencare i generi e sottogeneri cui sono legate le canzoni, così come spiegare nei dettagli il piano zodiacale dell’album, il suggerimento è di ascoltarlo e non perdere la traccia fantasma inserita dopo l’ultimo brano!

Il canale YouTube di Hyris Corp Ltd – Le canzoni
https://www.youtube.com/channel/UCwsrDOqbrl8aF_wZNZ72_CA

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William Molducci

È nato a Forlì, da oltre 25 anni si occupa di giornalismo, musica e cinema. Il suo film “Change” ha vinto il Gabbiano d’argento al Film Festival di Bellaria nel 1986. Le sue opere sono state selezionate in oltre 50 festival in tutto il mondo, tra cui il Torino Film Festival e PS 122 Festival New York. Ha fatto parte delle giurie dei premi internazionali di computer graphic: Pixel Art Expò di Roma e Immaginando di Grosseto e delle selezioni dei cortometraggi per il Sedicicorto International Film Festival di Forlì. Scrive sul Blog “Contatto Diretto” e sulla rivista americana “L’italo-Americano”.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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