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È frequente l’espressione: “ho portato la mia vecchia lavatrice in discarica”. In realtà, la discarica è una cosa, il Centro di Raccolta comunale (o intercomunale, com’è per la maggior parte dei Centri di Clara Spa), un’altra, ben diversa. La discarica è, infatti, un impianto di smaltimento finale, cioè un luogo in cui il rifiuto chiude definitivamente il suo ciclo e dal quale non potrà più essere recuperato. Il Centro di Raccolta (talvolta denominato anche Stazione Ecologica) è, invece, un luogo dedicato alla raccolta differenziata, un’area recintata e controllata, attrezzata con contenitori adatti soprattutto per la raccolta di quei rifiuti che non è possibile gestire attraverso il servizio porta a porta o i contenitori stradali.

Clara ha sul territorio 14 Centri di Raccolta e altri sono in fase di progettazione: nei Centri di Raccolta si possono conferire rifiuti ingombranti (materassi, mobili, sedie, tavoli, ecc), elettrodomestici, apparecchiature elettriche ed elettroniche, tv e monitor, carta e cartone anche in grandi quantità, imballaggi in plastica, vetro, lattine e scatolette, olio minerale e vegetale, lampade a risparmio energetico e tubi al neon, cartucce da stampa elettronica, sfalci e potature, contenitori con residui di vernici e solventi, pile, batterie e accumulatori, farmaci scaduti. In alcuni Centri è possibile consegnare anche pneumatici e inerti di provenienza domestica, in piccole quantità. Sono mediamente oltre venti le tipologie di rifiuti che vengono raccolte nei CdR: materiali che vengono avviati a recupero, per essere trasformati in altri oggetti.

Oltre ai Centri di Raccolta, Clara mette a disposizione da alcuni anni l’Ecomobile, un servizio itinerante, rivolto alle sole utenze domestiche, che fa tappa nelle località sprovviste di Centro. L’Ecomobile è specificamente dedicata a quei ‘piccoli’ rifiuti particolari che, nonostante le dimensioni modiche, non devono assolutamente essere gettati nei sacchi o nei bidoni del porta a porta. Tra questi, i piccoli raee (rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche), il pentolame e i casalinghi in metallo, i casalinghi in ceramica, le cartucce e i rifiuti di stampa, le lampade a basso consumo e al neon, l’olio vegetale, vernici, solventi, inchiostri, batterie ed accumulatori, pile esaurite, olio minerale, filtri olio minerale e filtri gasolio. Il calendario con i punti di stazionamento dell’Ecomobile è consultabile sul sito www.clarambiente.it.

Passando dai piccoli ai grandi rifiuti, per quanto riguarda gli ingombranti e le grosse quantità di sfalci e potature, Clara offre inoltre in tutti i Comuni soci i servizi di ritiro a domicilio, gratuiti fino a determinati limiti. In alcuni Comuni sono attivi anche servizi di ritiro di macerie e inerti da demolizioni domestiche e di pneumatici da auto e moto.
Oltre ai servizi di Clara, è utile ricordare che quando si acquista un elettrodomestico nuovo, c’è la possibilità per legge di lasciare presso il negozio il vecchio elettrodomestico, senza alcuna spesa aggiuntiva. Il negoziante (o il supermercato) ha infatti l’obbligo di ritirare gratuitamente l’usato al momento dell’acquisto secondo quanto previsto dal DM 65/2010, normativa “Uno contro Uno”. Il ritiro gratuito è previsto anche con la consegna a domicilio della nuova apparecchiatura elettronica.

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Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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