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da: ufficio stampa NewsColdiretti Ferrara
Per ogni miliardo speso in prevenzione ne sono stati spesi 2,5 per riparare i danni di varie calamità. Senza contare le vittime di frane ed alluvioni in tutta la penisola. “Anche il nostro territorio è fragile – dice Sergio Gulinelli – e bisogna cambiare l’approccio al problema se non vogliamo farne le spese di fronte ai mutamenti climatici in atto”.

Negli ultimi 20 anni per ogni miliardo stanziato in prevenzione ne sono stati spesi oltre 2,5 per riparare i danni, con il Ministero dell’Ambiente che ha quantificato infatti in circa 8,4 miliardi di euro i finanziamenti statali dati a politiche di prevenzione, mentre nello stesso periodo si sono spesi 22 miliardi di euro per riparare i danni causati da frane ed alluvioni. E’ quanto afferma la Coldiretti che con riferimento all’ultima ondata di maltempo evidenzia che il bilancio è ancora più grave se si considerano le vittime etragedie familiari che frane e alluvioni hanno provocato. Investire nella prevenzione è dunque sempre più urgente di fronte a precipitazioni sempre più violente e frequenti per i cambiamenti climatici in un Paese dove – sottolinea la Coldiretti – sono più di 5 milioni i cittadini italiani che ogni giorno vivono o lavorano in aree considerate ad alto rischio idrogeologico e 6.633 i Comuni che hanno all’interno del territorio aree ad elevato rischio di frana o alluvione. L’aver inserito il Piano irriguo nazionale in una delle quattro linee di intervento delle risorse del Fondo europeo di Sviluppo Rurale riconosce la necessità di intervenire prioritariamente nella stabilità idrogeologica del territorio nazionale, anche perché gli studi evidenziano che le bombe d’acqua causano i danni più gravi nei pressi degli argini, dove purtroppo si continuano ad autorizzare costruzioni. A questa situazione di fragilità territoriale non è estraneo il fatto che l’Italia ha perso negli ultimi venti anni 2,15 milioni di ettari di terra coltivata per effetto della cementificazione e dell’abbandono che ha tagliato del 15 per cento le campagne colpite da un modello di sviluppo sbagliato, che ha costretto a chiudere 1,2 milioni di aziende agricole nello stesso arco di tempo. Ogni giorno viene sottratta terra agricola per un equivalente di circa 400 campi da calcio (288 ettari), anche nelle zone esposte al pericolo di frane e alluvioni, che riguardano ben il 9,8 per cento dell’intero territorio nazionale”. Per proteggere il territorio e i cittadini che vi vivono l’Italia – conclude la Coldiretti – deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile dalla cementificazione nelle città e dall’abbandono nelle aree marginali con un adeguato riconoscimento del ruolo, economico, ambientale e sociale dell’attività agricola
“Anche a Ferrara siamo preoccupati – aggiunge il presidente di Coldiretti Ferrara, Sergio Gulinelli – da quanto andamento stagionale così intensamente piovoso e caldo (oltre 3 i gradi in più rispetto alla media nel mese di gennaio e febbraio si preannuncia parimenti anomalo), con il rischio di squilibri per le piante e difficoltà nella lavorazione dei terreni, compresa la manutenzionedella rete idrica nelle nostre aziende, indispensabile punti di incontro con le opere di bonifica e con i corsi d’acqua naturale nell’allontanare le acque, soprattutto in un territorio come il nostro abbondantemente al di sotto dellivello del mare. Spiace dover rimarcare che sino ad ora i segnali d’allarme lanciate nel corsi degli anni dagli agricoltori e dai consorzi di bonifica sono stati assai poco ascoltati e nel frattempo sono diminuite le risorse per lamanutenzione del territorio a fronte di danni da animali selvatici, da attività estrattive, da cementificazione, da lavori a canali e bacini di bonifica fatti con pregiudizio dell’equilibrio complessivo e dunque pericolosi per tutti quanti, dalle imprese agricole, alle attività economiche, ai cittadini.
Ci auguriamo che le piene di fiumi e canali che attraversano la nostra provincia non abbiano esito drammatico e ci mettiamo sin d’ora a disposizione per intervenire laddove necessario in caso di emergenza con i nostri mezzi, ma soprattutto per incontrare che ha la responsabilità della gestione del territorio (svariate decine di enti, ne siamo consapevoli) per invertire la rotta e ridare serenità alle popolazioni ed alle imprese.

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Pescando un pesce d’oro
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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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