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La fine di una storia: i lettori raccontano come hanno gestito l’emergenza, gli epiloghi e l’amicizia con l’ex.

Un anno per decidere

Cara Riccarda, caro Nickname,
ho vissuto quanto avete raccontato e ci sono voluti anni per accettare che non ci fosse più soluzione. Il tempo passava pensando di trovare una soluzione per un cambiamento che era diventato anacronistico. E a prendere ‘la decisione’ ci è voluto un anno.
P.

Cara P.,
cambiamento anacronistico, credo, significhi che la cosa non la vuoi più, nemmeno cambiare. Ma prima di arrivare a dirselo (a noi, all’altro) il tempo può anche mangiarsi moltissimo, in certi casi una vita.
Riccarda

Cara P.,
Un ‘cambiamento anacronistico’ lo intendo come qualcosa che sarebbe dovuto accadere talmente tanto tempo prima, che poi diventa normale non cambiare più. Anche la situazione nuova non è più nuova. Sì, credo possa accadere di tutto in queste situazioni, compreso dilatare il concetto di tempo che passa fino a farlo assomigliare ad un’era.
Nickname

Questione di chimica

Cara Riccarda, caro Nickname,
le storie finiscono per definizione, sopraggiunge la morte di uno dei due oppure finisce l’amore, le persone poi mutano nel tempo. Solo se la coppia sopravvive al cambiamento e la chimica rimane, si va avanti.
C.

Cara C.,
sei già la seconda che parla della potenza del cambiamento che, per me, è sempre benedetto. Non so perché, invece, ci rassicuri così tanto saperci sempre uguali e, quindi, statici. Stiamo lì a guardarci nella nostra controfigura conosciuta temendo possa incresparsi. Ogni volta che ho promosso o subito un cambiamento, ho scoperto cose, soprattutto ne ho lasciate indietro perché davvero non mi servivano più.
Riccarda

Cara C.,
condivido entrambe le tue osservazioni. Aggiungo che la chimica non è un concetto solo sensoriale, ma anche emotivo.
Nickname

L’amico delle ex

Cara Riccarda, caro Nickname,
io devo avere un dono per riuscire a rimanere in amicizia con le mie ex compagne. Ci ho pensato, e seppur fossero donne diverse tra loro per età e cultura, è sempre rimasto un buon rapporto in alcuni casi vera amicizia. Sia quando ho terminato io (più frequente) sia quando ho subito un’eutanasia. Credo sia il modo di salvare il tempo trascorso e il senso positivo del cammino fatto insieme. Tu che ne pensi?
Paolo

Caro Paolo,
credo che tu sia stato più bravo di me. A parte con il padre di mia figlia, la mia pars destruens ha dettato le modalità di chiusura, lo ammetto.
Riccarda

Caro Paolo,
con un pizzico di malizia ti dico che mi piacerebbe parlarci, con le tue ex compagne, per sapere se la pensano tutte come te in relazione a questa “vera amicizia” che rimane. Mi basterebbe la conferma del rispetto e dell’affetto e saresti il mio idolo.
Nickname

Potete scrivere a parliamone.rddv@gmail.com

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Riccarda Dalbuoni

È addetto stampa del Comune di Occhiobello, laureata in Lettere classiche e in scienze della comunicazione all’Università di Ferrara, mamma di Elena.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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