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Una volta al mese ‘I dialoghi della vagina‘ si fanno “A due piazze“: scampoli di conversazione fra Riccarda e l’amico Nickname, grafomane e sincero, che le manda via whatsapp pensieri da afferrare, confidenze da custodire, consigli da non pensarci la notte.

N:“Pochi uomini capiscono le donne. Provano ad amarle nel loro modo spesso infantile.”

R: “Ci sono uomini che riescono a capire la donna, purché non sia la propria. So che stai annuendo. Ti è mai successo di capire la tua compagna? Di sicuro, un’amica sì. Se anche sbagli, in amicizia, non succede nulla, se invece metti male un piede in coppia, è facile che venga giù tutto, se non oggi, domani o fra un anno perché lei non se lo dimentica che tu quella volta hai messo un piede in fallo. C’è meno margine di errore in coppia che in amicizia ed è per questo che ci si muove con più circospezione e meno spontaneità pur di mandare avanti la storia. Prendi me e te, beviamo un caffè perché vogliamo, non perché dobbiamo e in quell’ora ce le diciamo tutte. Non c’è paura di compromissione né di fallimento, è uno scambio alla pari, io ti dico le cose come stanno (più a te di quanto farei con lui) e tu anche. Su un punto siamo d’accordo: le strategie vincenti che abbiamo pensato a tavolino, difficilmente riusciamo poi a tradurle di fronte all’altro/a, perché le riadattiamo, prendiamo scorciatoie e un po’ sorridiamo dell’intransigenza perduta. Ma veniamo a quelli che, come dici, provano ad amare le donne. Provano ti è scappato o volevi proprio scrivere così? Fanno tentativi e non ci riescono? Non sanno che stanno già amando qualcuno e quando se ne accorgono si ritirano come farebbe un bambino di fronte a qualcosa di spaventoso o troppo difficile?”

N: “Cosa ho detto? Che l’uomo ama in modo infantile? Il bambino ride e piange, tocca tutto, lecca, bacia, si impiastriccia. Magari un uomo amasse così. Già la biologia lo penalizza: non mette al mondo nessuno, quindi non potrà mai frequentare l’abisso di sangue carne e merda dove la vita e la morte si toccano. L’istinto gli viene ben presto soffocato da un qualche coglione che gli insegna a non piangere, a non mostrarsi fragile, a comportarsi ‘da uomo’. Poi comincia a frequentare i suoi simili di sesso, e iniziano i passatempi. Soldatini, motorini, sport, figa. Playstation, tecnologia, calcio, figa. Più ce l’hanno in bocca più se ne allontanano, in senso letterale ed escatologico. Se si accultura a volte va persino peggio, è come mettere un fiocco sopra un pacco regalo con dentro delle pietre. Non è un male e non è un bene, è così. No, ho letto quello che dici e sì, mi sono sbagliato, l’uomo non ama in modo infantile, ama in modo basico, bidimensionale, come fosse uno dei suoi passatempi. A volte nemmeno il più interessante, di sicuro il più frangipalle. Nonostante tutto sappiamo essere affascinanti, finché è poco impegnativo.”

R: “Infatti dura un attimo.”

N: “Sai perché? Capiamo un’amica fino a che non diventa la nostra compagna, e prima o poi noi vogliamo che lo diventi, o comunque vogliamo portarla a letto. Ma da quell’istante per noi diventa tutto terribilmente complicato.”

R: “Mi sembra che amare faccia meno paura da giovani che da adulti quando questo verbo all’infinito, che detesta il finito, viene accostato a impegno, legame, condivisione. Noi donne ci aspettiamo (ed è qui l’errore: aspettarsi e quindi aspettare) che un uomo adulto, strutturato, solido affronti l’amore con la stessa padronanza con cui affronta il lavoro e la vita di tutti i giorni. E invece riscontriamo un afasico, se va bene un balbuziente che incespica mentre si perde. Un’altra persona, insomma, rispetto al ruolo pubblico che di lui ci aveva attratto. Sperimentiamo così un uomo che si ritira ammettendo di non essere capace e, come un bambino, abbandona il gioco. Arrivati a questo punto, ci sono donne che lo prendono per mano e dicono giochiamo un altro po’ finché il gioco non si rompe del tutto e donne che lasciano andare perché non si sentono un luna park.”

Cari lettori, che ne pensate? Esiste un amore adulto? O è sempre un eterno gioco di ruoli senza età?

Potete mandare le vostre lettere scrivendo a parliamone.rddv@gmail.com

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Riccarda Dalbuoni

È addetto stampa del Comune di Occhiobello, laureata in Lettere classiche e in scienze della comunicazione all’Università di Ferrara, mamma di Elena.

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di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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