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Cosa ci tiene uniti e cosa, invece, ci fa scivolare via con poco? I lettori raccontano le loro storie fragili o friabili.

Friabili sì… fragili no!

Cara Riccarda,
come non darti ragione? La friabilità è leggera, la fragilità è pesante; la prima si accompagna a una visione un po’ fatalista della vita, la seconda nasconde qualcosa di malato e comunque di pessimistico o quanto meno di pauroso. La friabilità può mettere insieme due sensibilità (il resto lo fa il destino), la fragilità si pasce spesso del conflitto tra chi è sensibile e chi non ha bisogno di chiedere. Mai. La fraibilità ha i suoi attimi di allegria, mentre la fragilità ha quasi sempre del piagnucoloso.
G.M.

Caro G.M.,
quel conflitto tra chi è sensibile e chi non ha bisogno di chiedere mai, è tutto a carico del primo, un supplizio di Tantalo, impossibilitato a togliersi la fame e la sete perchè ogni cosa è irraggiungibile. Chi non chiede e non cerca, devo ancora capire se non è capace di fare un passo verso o se proprio non ha bisogno. In entrambi i casi, il risultato non cambia: l’isolamento. E allora i rapporti scivolano via dimostrando tutta la loro intrinseca fragilità.

Un biscotto tira l’altro

Cara Riccarda,
avendo, come forse un po’ tutti, vissuto entrambi i tipi di esperienze, anche combinate fra loro (da una parte l’illusione di un rapporto friabile da costruire, dall’altra il gelo), mi piace chiedermi quale sia il segreto per la buona riuscita del rapporto, perchè il frollino risulti gustoso e piacevole.
Ritengo che la ricetta universale non esista e che il biscotto che ci piacerebbe preparare non potrà mai essere uguale per ognuno, nè come noi lo immaginiamo in partenza, e credo anche che i biscotti siano necessariamente e per loro natura sempre friabili, che ci sorprendano sbriciolandosi anche inaspettatamente. Ma, in fondo, non è proprio per questo che ci ingolosiscono? Perchè accattivanti, sorprendenti ed imprevedibili?
Un addensante fondamentale puo’ diventare secondo me la consapevolezza ed il rispetto del fatto che le persone crescono e cambiano, e lo fanno con ritmi diversi. Ecco allora che diventa entusiasmante e costruttivo essere lontani, poco importa se fisicamente o soltanto per interessi e passioni, per poi ritrovarsi con la voglia di raccontarsi l’un l’altro, nella consapevolezza che la diversità e l’individualità fanno parte del rapporto, costituito da due persone ben distinte che non possono fondersi in una sola unità, come spesso si è portati erroneamente a credere.
Anna

Cara Anna,
concordo che diversità e individualità siano precondizioni per la salute di un rapporto. È il passaggio successivo che non sempre avviene: uscire dal proprio nucleo per incontrare l’altro e poi fare ritorno. Non ho mai creduto nella simbiosi, però nell’orto comune sì. Lo capisci se c’è interesse, anzi connessione, con l’altro, indipendentemente dalla professione e dalle differenti passioni. A me incuriosce chi fa cose diverse da me, se arriva la sintonizzazione è sempre arricchente e fa da collante alla friabilità.
Riccarda

Ricette al cioccolato…

Cara Riccarda,
proprio così, scaglie o materia friabile? E una nuova ricettina con scaglie incorporate in un collante che renda anche un po’ friabile il tutto? Tipo scaglie di cioccolato in una cheescake con una base friabile?
C.

Cara C.,
perchè no? Non sono molto brava in cucina, ma se tu intanto provi e poi ci fai sapere?
Riccarda

Questione di volontà

Cara Riccarda,
credo che nei rapporti sia necessaria la volontà di farli durare, quando questa non c’è, possiamo definirli fragili, vivono il momento, ma, alle prime serie difficoltà tutta l’impalcatura crolla, lasciando solo macerie a ricordo di un qualcosa che non è stato. Ho avuto anche io esperienze in questo genere di rapporti e devo ammettere che alla fine non è stato così doloroso quando sono finiti, soprattutto perché nessuno dei due aveva messo tutte le sue forze, quindi sono scemati in maniera piuttosto indolore. Se parliamo dei rapporti friabili, l’aspetto emotivo cambia, in particolare perché, pur sapendo che potrebbe essere un rapporto non molto stabile, i soggetti coinvolti cercano di apportare tutti i mezzi che hanno a disposizione per non farlo crollare. Credo che il segreto sia desiderare di farlo durare, provare a venirsi incontro, essere empatici, accantonare l’egoismo, ragionare al plurale, essere un noi, cercare di superare insieme tutte le difficoltà che si incontrano senza arrendersi, provare a non buttare via un qualcosa che potrebbe crescere bene. A tutto questo aggiungerei un ingrediente basilare, il rispetto, senza il quale difficilmente la struttura di un rapporto reggerebbe. Queste sono soltanto mie supposizioni, condivisibili oppure no, ma io ho sempre cercato di adottarle e, nel mio piccolo, mi hanno dato tante soddisfazioni che durano tuttora, certo la strada non è sempre stata in discesa, difficoltà, imprevisti e incomprensioni son sempre sulla via, ma se quello che ci unisce è più forte di ciò che può dividerci, ritengo giusto continuare a provarci. Se non riuscissimo a soddisfare questi requisiti, suppongo sia giusto prendere strade diverse, anche se in questo caso è doloroso perché pur credendo in quello che si faceva, alla fine si è rivelato un fallimento, ma sarebbe peggio stare insieme senza avere più nulla da condividere.
Gigi

Caro Gigi,
il virus da debellare è, appunto, il disimpegno. Dietro una pretesa di leggerezza che fa dire ma sì prendiamola come viene, c’è spesso una mancanza di attenzione. Si può essere leggeri, ma non menefreghisti, autonomi, ma non egoisti. Se una persona ci tiene, lo fa capire, soprattutto lo fa sentire. Non credo più alle interpretazioni di atteggiamenti che forse potrebbero dire qualcosa, no, è solo autoinganno.
Riccarda

Potete scrivere a parliamone.rddv@gmail.com

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Riccarda Dalbuoni

È addetto stampa del Comune di Occhiobello, laureata in Lettere classiche e in scienze della comunicazione all’Università di Ferrara, mamma di Elena.

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di Piermaria Romani

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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